Via libera dalla Commissione europea alla Tobin tax, ma il mercato se la ride. In primis per l’esigua entità, senza contare che la nuova misura non arriverà prima di due anni. Insomma, sulla Borsa non avrà alcun impatto. È questo il segnale raccolto tra la maggior parte degli operatori e dei protagonisti del mercato, interpellati sul tema da F&M. Tanto che qualcuno ha ammesso candidamente di non essersi nemmeno posto il problema. La Tobin tax, come annunciato ieri dal presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, fissa un’aliquota d’imposta minima sulle transazioni finanziarie pari allo 0,1% su azioni e bond e 0,01% sui derivati, che i singoli Stati membri potranno decidere di innalzare. Si tratta di un mini-balzello che però servirà a fare cassa. Bruxelles ha spiegato che dalla tassa, che dovrebbe entrare in vigore a gennaio 2014 con l’intento di ridurre la speculazione sui mercati, dovrebbero derivare entrate per 57 miliardi di euro l’anno. Ma veniamo agli operatori. Il finanziere Jody Vender la ritiene una manovra soprattutto politica, di facciata, che nel medio-lungo termine non avrà alcun impatto. «La misura – dice – piace alla gente perché si tassano i ricchi, ma non credo avrà riflessi importanti sui mercati. Nel breve, può darsi che la misura possa non essere gradita, ma non è un importo molto alto: se parliamo di investitori veri, gli orizzonti temporali sono abbastanza lunghi, se i trader hanno in mente qualcosa non si fermano certo per una tassa». Opinione condivisa da Pierangelo Dacrema, ordinario di Intermediari finanziari all’Università della Calabria: «Non credo ci sarà impatto, qualunque provvedimento in questo senso tende a essere un piccolo ostacolo, ma di fronte agli interessi in gioco oggi l’ostacolo è patagonabile a un sassolino per un’automobile». La tassa fa addirittura sorridere Marco Tagliani, market advisor a Montecarlo, perché ritiene che la preoccupazione degli investitori oggi non è una tassa dall’importo risibile, ma la crisi del debito pubblico e il problema Grecia: «Nelle sale trading non se ne parla, i clienti sono preoccupati per i bond bancari e corporate che da 100 sono passati a 60, non da uno 0,1% di tassa». «Credo che la Tobin Tax non cambierà nulla», commenta Raimondo Marcialis, dg di Mc Gestion Sgr, convinto che la misura non avrà effetti sulla speculazione («c’è un malinteso di fondo sul concetto, spesso si definisce speculazione il cambio di strategia di alcuni investitori cui poi si accodano gli altri») né sulla riduzione delle cosiddette attività di scalping («gli scalper bravi continueranno a fare transazioni, quelli non bravi verrebbero comunque fatti fuori dal mercato»). Secondo Marcialis, insomma, non sarà questo a cambiare le modalità di funzionamento dei mercati, che rischia invece di scontare pesantemente gli effetti della crisi con una «possibile riduzione della propensione al rischio nell’ordine del 10 per cento». Quanto a scoraggiare le transazioni o avere effetto sui volumi, sono in molti a nutrire dubbi sull’efficacia della tassa. «Non credo che la misura avrà alcun impatto significativo su Piazza Affari – osserva Pio De Gregorio, responsabile business intelligence di Centrobanca – anche perché lo spirito della misura, più che voler incidere sull’operatività, pare quello di fare cassa». Sembra, insomma, che lo spirito con cui sarà introdotta la tassa non sia tanto quello che aveva mosso il suo ideatore, il Nobel per l’economia James Tobin, che la propose nel 1972 ispirandosi all’imposta sul profitto teorizzata da John Maynard Keynes proprio per arginare la speculazione. Anni dopo, Tobin dichiarò di essersi sentito frainteso perché la misura divenne popolare tra i sostenitori del movimento anti-globalizzazione in chiave solidaristica, cioè non tanto per scoraggiare i comportamenti non virtuosi, ma per utilizzarne i proventi per scopi virtuosi.