Gli introiti finanzieranno in parte il bilancio dell’Ue. Barroso presenta il testo che sarà portato al G20 Tajani: possibili aperture da Usa e Regno Unito. Intanto arriva l’ok dell’Europarlamento al nuovo Patto 

di Francesco Ninfole

La Tobin Tax avrà un’aliquota dello 0,1% su ogni transazione finanziaria (0,01% per quelle sui derivati) e raccoglierà ogni anno 57 miliardi di euro. È quanto definito nella proposta di direttiva della Commissione europea, presentata ieri dal presidente Josè Manuel Barroso.

Si tratta del primo testo ufficiale sulla tassazione delle transazioni finanziarie e l’Europa sosterrà la proposta al G20 di Cannes a inizio novembre. La condivisione del provvedimento a livello globale è decisiva per evitare asimmetrie tra Paesi: è questo il principale timore degli operatori (si veda articolo in basso) e l’ostacolo maggiore al provvedimento, che il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha definito «sabbia negli ingranaggi» della finanza. Resta da superare l’opposizione di Usa, Cina e Brasile, ma soprattutto quella del Regno Unito, il cui voto è decisivo perché la direttiva entri in vigore nell’Ue dal 2014. La posizione di Londra si sarebbe ammorbidita rispetto al secco rifiuto dei mesi scorsi, ma resta ancora lontano un via libera sulle norme (c’è chi ipotizza un’eventuale astensione).La maggiore incognita era quella legata all’aliquota base da versare, fissata allo 0,1%. La Commissione ha riconosciuto lo sforzo per gli operatori, ma ha ricordato anche i sacrifici fatti dai governi per il settore finanziario durante la crisi (4.600 miliardi complessivi, includendo le garanzie) e il vantaggio fiscale per l’esenzione iva dei servizi finanziari (circa 18 miliardi all’anno). Per ridurre i rischi di delocalizzazione e gli effetti sui mercati, la Commissione ha scelto di applicare un’aliquota minima comune (che può essere incrementata dai singoli Stati) su un’ampia base imponibile, che esclude però le operazioni di famiglie e imprese. Parte dell’imposta sarebbe impiegata come risorsa propria dell’Ue, riducendo così i contributi nazionali. Tuttavia l’impatto complessivo del provvedimento (57 miliardi sarebbero quasi la metà dell’intero bilancio Ue) ieri ha sorpreso molti operatori. «Non c’è accanimento contro le banche», ha spiegato a MF/Milano Finanza Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione. «Il mercato deve valutare il pacchetto complessivo che sta portando avanti la Commissione, che include anche il lavoro sugli Eurobond e lo sforzo per alleviare il peso di Basilea 3 sui prestiti alle pmi». Secondo l’analisi di impatto della Commissione, la tassa potrebbe avere un effetto negativo di lungo termine compreso tra lo 0,5% e l’1,8% del pil europeo. Sulla possibilità di un accordo a livello internazionale, Tajani ha osservato: «L’importante era rompere il ghiaccio, in modo da presentare una proposta concreta al G20. Con gli Usa e il Regno Unito si può lavorare su qualche forma di apertura».

 

 

I commissari Ue non hanno per ora discusso l’ipotesi di cooperazione rafforzata tra alcuni Paesi, in caso di prolungata opposizione di Londra: «Ci sarebbero probabilmente gli strumenti per andare avanti con la procedura, ma la priorità è senza dubbio una soluzione politica tra tutti i Paesi membri dell’Ue. In generale, però, occorre superare il principio dell’unanimità delle decisioni», ha detto Tajani. Messaggio ribadito ieri anche da Barroso. Nella proposta di Tobin Tax varata dall’Ue, è stato confermato il principio di residenza: una transazione è soggetta a tassazione se è coinvolto un soggetto stabilito all’interno dell’Ue, anche se la transazione è avvenuta al di fuori dell’area. La tassa non riguarda però i prestiti ipotecari e bancari, i contratti di assicurazione e altre attività finanziarie tipicamente svolte da persone fisiche o da piccole imprese. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Barroso ha affermato che «è tempo di adottare la nostra proposta per la tassazione del risparmio all’interno dell’Ue. Non possiamo permetterci di chiudere gli occhi davanti all’evasione fiscale». Il presidente della Commissione ha rivolto un appello agli Stati membri per dare a Bruxelles il mandato per negoziare accordi fiscali con Paesi terzi, in primo luogo la Svizzera. Barroso ha inoltre sottolineato l’esigenza di approvare le proposte di Bruxelles su derivati, cds e remunerazioni dei manager delle banche. Entro fine anno arriveranno altre misure, come quelle sulle agenzie di rating. Un primo via libera è arrivato ieri dall’Europarlamento, con l’ok al pacchetto di sei norme per la nuova governance Ue, che prevede sanzioni per i Paesi non in linea con i conti pubblici. I debiti pubblici dovranno essere ridotti fino al 60% del pil al massimo in 20 anni: una regola che riguarda da vicino l’Italia, che però potrà beneficiare del basso debito privato. Per il via libera definitivo al nuovo Patto manca solo l’ultimo ok dell’Ecofin, in programma per il 4 ottobre a Lussemburgo. (riproduzione riservata)