Pagina a cura di Giuseppe Di Vittorio  

Tobin Tax, colpiti gli intermediari finanziari. Saranno proposte aliquote minime differenziate su azioni e bond da una parte e derivati dall’altra. Come anticipato da ItaliaOggi, il Presidente della Commissione Europea il portoghese Manuel Josè Barroso ha annunciato ieri l’istituzione di un’imposta sulle transazioni finanziarie.

 

L’occasione è stata il discorso sullo stato dell’Unione tenuto ogni anno dal presidente dell’esecutivo Ue dinanzi alla plenaria del Parlamento Europeo. L’ipotesi avanzata è stata poi confermata anche dal Commissario agli affari doganali e fiscali Algirdas Semeta il quale ha anche diffuso alla stampa la bozza di direttiva che istituisce il prelievo.

Le aliquote minime saranno pari allo 0,10% sul controvalore di azioni e obbligazioni, compresi i titoli di stato. L’imposta sarà invece dello 0,01% sui contratti derivati. La tariffa in questo caso è più bassa perché nei derivati c’è la leva. Nei derivati si prenderà come riferimento il nozionale del contratto, il valore nominale, che generalmente è in media dieci volte più alto del transato. L’incidenza sul controvalore in questo caso, se dovesse passare in questo modo la norma, sarà altissima. Le tariffe proposte tra l’altro possono essere aumentate a discrezione degli stati membri ma non diminuite.

Soggetti passivi dell’imposta sono gli intermediari finanziari. Sul punto però si è aperto un piccolo giallo, il comunicato stampa della commissione europea a margine del discorso di Barroso contrasta con quanto indicato nella proposta di direttiva comunitaria. L’ipotesi di disposizione parla di un’imposta che andrà pagata dagli intermediari finanziari quando: «a) sono parte della transazione per conto proprio, quindi con soldi della proprietà; b) agiscono in nome di una delle parti coinvolte nella transazione; c) la transazione viene effettuata per conto di terzi». I trader privati e i risparmiatori in questo caso sarebbero colpiti in pieno. Altra cosa invece è scritta nel comunicato della Commissione e poi confermata dall’Ufficio Stampa sentito da ItaliaOggi, secondo cui l’imposta colpisce solo le transazioni effettuate da banche, sim e imprese di investimento. Trader privati e risparmiatori in questo caso sarebbero esclusi.

Secondo l’opinione maggioritaria di alcuni operatori sentiti ieri, colpiti dall’imposta sono gli intermediari finanziari che avranno poi facoltà di girare il prelievo subito su trader o risparmiatori che sono parte della transazione. Va precisato che in base alle attuali disposizioni regolamentari un investitore non può accedere direttamente a un mercato ma deve passare per il tramite di un intermediario. La Commissione nei prossimi giorni dovrà però chiarire il dubbio.

Gli intermediari finanziari, secondo la commissione europea, possono però tranquillamente assorbire gli oneri economici dell’imposta. Secondo l’esecutivo Ue hanno vantaggi fiscali per 18 miliardi di euro visto che i servizi finanziari sono esentati dall’Iva. L’imposta indiretta generalmente incide però sul consumatore finale.

Per la commissione che ieri ha diffuso una nota: «un approccio coordinato a livello unitario contribuirebbe a rafforzare il mercato unico dell’Ue. Ad oggi dieci Stati membri hanno già introdotto, seppur in forme diverse, un’imposta sulle transazioni finanziarie. La proposta prevede l’introduzione di nuove aliquote fiscali minime e l’armonizzazione delle relative disposizioni fiscali in seno all’Ue. L’imposta contribuirà in tal modo», continua la commissione, «a ridurre le distorsioni della concorrenza nel mercato unico, scoraggerà attività di negoziazione ad alto rischio e integrerà gli interventi di regolamentazione volti a prevenire future crisi».