L’esercizio si chiude con utili per 369 mln dopo svalutazioni su Telco e bond greci Nagel ora punta su Cina, Russia e Turchia 

di Andrea Di Biase

Nella Mediobanca dei prossimi anni, che punta a consolidare la propria presenza all’estero anche attraverso l’apertura di presidi nel corporate & investment banking in Cina, Russia e Turchia, aumenta il peso dei soci italiani nel patto di sindacato.

Oltre a Diego Della Valle, che in virtù di un’opzione call può salire fino all’1,9% e che per ora ha rinunciato a entrare nel cda di Piazzetta Cuccia, anche alle famiglie Gavio, Angelini, Doris e Minozzi è stata accordata la possibilità di crescere nel sindacato che governa l’istituto. Il gruppo Gavio, attualmente allo 0,08% del capitale, potrà acquistare e vincolare al patto un altro 1%, Angelini (oggi allo 0,22%) potrà salire allo 0,5%, mentre Romano Minozzi potrà arrivare fino allo 0,25%. Anche la H-Invest della famiglia Doris potrà apportare al sindacato lo 0,1% detenuto fuori patto, salendo così allo 0,21% (la quota di Mediolanum è invece stabile al 3,38%). Complessivamente la compagine italiana aderente al gruppo B ha dunque la facoltà di salire del 2,89%, portando la partecipazione complessiva dei soci privati dall’attuale 18,9% al 21,8%.

Scende, invece, il peso dei soci bancari (gruppo A), che passa dal 15,44% al 12,04% in virtù dell’uscita dal patto di Commerzbank (1,7%) e Sal. Oppenheim (1,7%). Stabile invece al 10,12% il raggruppamento dei soci esteri (gruppo C), visto che l’uscita del Santander (1.84%) viene compensata dalla facoltà concessa a Groupama (che complessivamente ha il 4,9% di Mediobanca) di apportare al patto l’1,83% attualmente non vincolato. Il peso del patto sul capitale di Piazzetta Cuccia rimane dunque invariato al 44%, ma i privati italiani conteranno ora per circa la metà.

L’assemblea del patto, riunitasi ieri, ha anche indicato i candidati per il nuovo cda. Tre i nomi nuovi: oltre all’ex manager di Unicredit, Elisabetta Magistretti, candidata come indipendente dal gruppo B, entreranno in consiglio anche Anne Marie Idrac (ex ministro per il Commercio estero francese) e Pierre Lefevre (direttore generale per le attività internazionali di Groupama). Questi ultimi due, designati dal gruppo C, prenderanno il posto rispettivamente di Antoine Bernheim e del ceo di Groupama, Jean Azema. Invariata anche la composizione del direttivo del patto, che continuerà a essere presieduto da Angelo Casò e in cui siederanno Dieter Rampl, Federico Ghizzoni ed Ennio Doris per il gruppo A, Marco Tronchetti Provera, Gianpiero Pesenti e Salvatore Ligresti per il gruppo B, Vincent Bollorè e Tarak Ben Ammar per il gruppo C. La famiglia Ligresti, dunque, continuerà a essere rappresentata anche nell’organo esecutivo del patto oltre che nel cda, dove siederà ancora la presidente di Fondiaria-Sai, Jonella Ligresti.

 

Ieri, intanto, il cda di Mediobanca ha approvato anche i conti dell’esercizio al 30 giugno, chiusi con un utile netto di 368,6 milioni, in flessione dell’8% ma superiore alle attese del mercato. Sul risultato hanno impattato negativamente le rettifiche su partecipazioni (120 milioni solo per Telco) e sui titoli di Stato greci (109 milioni), oltre che la decisione del management di anticipare all’ultimo trimestre del passato esercizio le svalutazioni su Telco e Grecia effettuate dalle Generali (consolidate a patrimonio netto) nella semestrale. Al netto di queste voci l’esercizio ha mostrato dati comunque in miglioramento. I ricavi sono cresciuti del 7% a 2,04 miliardi, grazie alla ripresa del comparto retail & private banking, che ha impattato positivamente sul margine di interesse (+17%). Il costo del rischio è diminuito del 18% a 120 punti base grazie alla migliorata qualità degli attivi. Il risultato lordo di gestione è cresciuto del 28% a 792 milioni e deriva per circa il 60% dal corporate & investment banking, per il 25% dalle partecipazioni stabili e per il 15% dal retail banking. La banca ha mostrato anche buoni risultati in termini di patrimonializzazione e liquidità. Il Core Tier 1 a fine giugno era pari all’11,2%, mentre la raccolta (per il 60% ascrivibile a CheBanca! e alle obbligazioni retail) era stabile a 52 miliardi. All’assemblea del 28 ottobre verrà proposto una cedola di 0,17 euro per azione, in linea con lo scorso anno. (riproduzione riservata)