Sia per le casse che devono rimettere a posto i bilanci (si veda altro articolo) che per quelle che i conti ce li hanno in ordine, di sicuro per il futuro sarà più faticoso arrivare a garantire la sostenibilità trentennale voluta dalla Finanziaria del 2007. Congiuntura economica negativa a parte, infatti, il Legislatore con le ultime tre manovre economiche ha inciso pesantemente sulla vita degli enti.

 

Intanto aumentando la tassazione sui rendimenti degli investimenti (con esclusione dei titoli di stato) dal 12,5 al 20%. Un aumento voluto dal ministro dell’economia Giulio Tremonti per tenere i conti pubblici in ordine che, però, non ha guardato in faccia a nessuno. Nemmeno le casse private che, però, si occupano di pensioni e non di distribuire profitti e alle quali la misura costerà circa 50 milioni di euro secondo i calcoli di ItaliaOggi.

Dopo aver perso la battaglia durante l’iter legislativo della Manovra, a riaccendere le speranze dei presidenti delle casse ci ha pensato Francesco Verbaro, già segretario generale del ministero del lavoro e oggi consigliere giuridico del ministro Sacconi, che durante il congresso degli ingegneri a Bari qualche settimana fa ha annunciato che il ministero del lavoro sta lavorando a una circolare interpretativa per escludere le casse dei professionisti dall’aumento della tassazione. Interpellato da ItaliaOggi Sette, lo stesso Verbaro conferma che la circolare è stata trasmessa al ministero dell’economia. Rendite finanziarie a parte, però, l’orizzonte che si apre davanti al comparto della previdenza privatizzata e privata è tutt’altro che sereno. Una serie di interventi sul settore, infatti, hanno praticamente cancellato quell’autonomia gestionale concessa agli enti prima con il dlgs 509/94 e poi confermata con il dlgs 103/96. Dagli investimenti immobiliari a quelli mobiliari passando anche per le spese di gestione degli istituti, in futuro tutto dovrà passare al vaglio del controllore pubblico che potrà intervenire in maniera piuttosto incisiva rispetto al passato sulle scelte degli enti. Non si tratta di un disegno nuovo, tuttavia. L’inversione di rotta, infatti, è cominciata nel 2004 quando le Casse dei professionisti furono inserite nell’elenco Istat delle amministrazione pubbliche. Facendo di conseguenza ricadere su un comparto (privato) tutta una serie di misure (per il pubblico), non sempre attinenti all’attività di organismi che non contribuiscono alla formazione del bilancio dello stato. Negli anni 2010/2011, poi, l’accelerata. Se l’anno scorso (con la legge 122) il governo ha inteso intervenire sugli investimenti immobiliari e sul blocco del rinnovo dei contratti dei dipendenti, quest’anno (con la legge 111) il raggio di azione pubblico sulle gestioni private si è allargato alle spese di gestione, agli appalti e agli investimenti mobiliari.