Dal 2012 le rendite finanziarie saranno tassate al 20%. Si salvano titoli di Stato, buoni postali e piani di risparmio a lungo termine, che mantengono l’aliquota vecchia Per fondi, polizze e gestioni è previsto uno sconto se investono in Btp o altri governativi 

di Roberta Castellarin e Paola Valentini

La manovra in via di approvazione rivoluziona la tassazione degli investimenti finanziari. E di conseguenza spingerà i risparmiatori a rivedere le proprie scelte d’investimento. Dal 2012 saranno più convenienti i conti di deposito, ma si pagherà di più in caso di capital gain in borsa.

Il fisco premia, invece, chi investe direttamente o attraverso, fondi, gestioni e polizze in titoli di Stato. Dall’anno prossimo infatti l’aliquota che si dovrà pagare sulle rendite finanziarie è del 20% per tutte le tipologie di investimento, con l’esclusione dei titoli di Stato e altri titoli emessi dai Paesi che consentono un adeguato scambio di informazioni con l’amministrazione finanziaria italiana, compresi i titoli emessi da istituzioni sovranazionali come la Bei. Per questi ultimi l’aliquota resta al 12,5% sia per le cedole sia per eventuali capital gain. Stesso canale privilegiato per i buoni postali. Confermata anche l’agevolazione per i fondi pensione i cui proventi saranno ancora tassati al 11%. Restano, invece, penalizzati gli istituti previdenziali dei professionisti, cioè le casse che sostituiscono l’Inps. Mentre nascerà una nuova categoria di investimenti, ancora tutta da definire, quella dei piani a lungo termine, che saranno tassati al 12,5%. Nel valutare il nuovo mix c’è un altro ingrediente che va ricordato. Dall’anno prossimo aumenta e di molto anche l’imposta sul dossier titoli (vedere tabella in pagina e articolo a pagina 15).

Ma ecco nel dettaglio a quali investimenti il fisco dà una marcia in più.

Per i Bot people non cambia niente anche se hanno diversificato su titoli governativi di altri Stati. Con i tassi d’interesse ai minimi la nuova impostazione della tassazione può modificare di molto la convenienza dei diversi tipi di parcheggio. Per i conti correnti e i conti di deposito l’imposta cala dal 27% al 20%. Questo vuol dire che i prodotti bancari destinati al cash da gennaio avranno una marcia in più (vedere articolo a pagina 13). Anche se dovranno comunque combattere con un Bot tassato al 12,5%. Mentre potrebbero perdere molto interesse per la clientela i Pronti contro termine, la cui aliquota sale dal 12,5 al 20%. Al contrario le banche potrebbero riscoprire i certificati di deposito, la cui pressione fiscale scende dal 27 al 20% e che sono coperti dalla garanzia del fondo interbancario. Per esempio oggi Ubi Bancacolloca un certificato a nove mesi che rende il 3% lordo, che con la tassazione al 27% equivale al 2,19% netto ma con un’aliquota al 20% salirebbe al 2,4%. Per fondi di liquidità ed Etf che investono in strumenti monetari l’aliquota è del 20%, ma con un meccanismo di compensazione. «I fondi comuni di investimento italiani ed esteri come gli Etf se armonizzati oppure situati in Stati Ue sono tassati al 20%. Ma è esclusa dalla base imponibile una quota, che sarà determinata con apposito decreto ministeriale, dei redditi riferibili ai titoli per i quali continua a trovare applicazione la minore aliquota del 12,5%», sottolinea Stefano Tellarini dello studio Maisto.

Questo perché «sono state inserite disposizioni volte a evitare una penalizzazione per le forme di investimento indiretto rispetto a quelle dirette», spiegano dallo studio Vitali, Romagnoli, Picardi e associati. Questo stesso principio riguarda anche polizze e gestioni patrimoniali. Quindi le gestioni separate, il cui patrimonio è per la maggior parte investito in titoli di Stato, potranno godere di una compensazione fiscale. Lo stesso vale per i fondi obbligazionari a medio lungo termine che hanno in portafoglio sia titoli governativi sia corporate. Ma proprio per i fondi è importante ricordare che da poco è cambiata la loro tassazione anche in materia di switch, ossia di passaggio tra comparti della stessa casa o della stessa sicav. Alla luce di una nuova interpretazione da parte dell’Agenzia delle entrate, le operazioni di conversione (switch) tra azioni di diversi comparti della medesima sicav sono assimilate, a fini fiscali, alle operazioni di rimborso. Di conseguenza oggi tutte le operazioni di conversione tra diversi comparti della stessa Sicav sono assoggettate alla ritenuta del 12.5%. E dall’inizio del 2012 saranno assoggettate alla nuova tassazione del 20%.

 

Tra gli investimenti a medio-lungo termine risultano di fatto penalizzate soprattutto obbligazioni societarie (bancarie e non) e azioni. Per quanto riguarda i corporate bond dovranno offrire rendimenti più allettanti per battere i Btp. E questo vale soprattutto per i bond bancari che hanno l’obbligo di inserire nel prospetto un confronto tra rendimento netto offerto e rendimento di un titolo di Stato di pari scadenza. D’altra parte anche le cedole staccate e i capital gain di borsa da gennaio dell’anno prossimo saranno soggetti a un’aliquota del 20%. Per chi oggi ha bond e azioni in portafoglio cosa accadrà dal 1° gennaio? Sulle plusvalenze realizzate fino a fine anno l’aliquota applicata sarà quella del 12,5%, da questa data in poi diventa del 20%. Lo stesso naturalmente vale anche per quanto riguarda le minusvalenze e non sono cambiate le regole che riguardano la compensazione tra guadagni e perdite. «Plusvalenze e minusvalenze sono tra loro compensabili sulla base delle regole e alle condizioni vigenti», sottolinea Tellarini. Per i piani di risparmio a lungo termine appositamente istituiti che godranno della tassazione del 12,5%, gli operatori sono in attesa del decreto ministeriale che ne chiarisca le caratteristiche.

 

 

Casse penalizzate. Per quanto riguarda poi la previdenza, questa manovra acuisce una disparità di trattamento tra i fondi pensione e gli istituti previdenziali dei professionisti. Per i fondi pensione, che sono gli strumenti destinati alla previdenza complementare volontaria, la tassazione sui rendimenti finanziari resta agevolata all’11%. Mentre le Casse dei professionisti saranno assoggettate al nuovo regime quindi pagheranno su cedole e capital gain un’aliquota del 20%, fatta eccezione per la parte investita in titoli di Stato. «Le Casse già penalizzate dalla doppia imposizione, visto che paghiamo sia in fase di accumulo sia durante l’erogazione della rendita, con questa nuova impostazione sono ingiustamente colpite dall’aumento dell’aliquota della tassazione sui rendimenti finanziari», sottolinea Andrea Camporese, presidente dell’Associazione degli Enti previdenziali privati (Adepp). Trattamento che peraltro stupisce in quanto i piani di risparmio a lungo termine saranno tassati al 12,5%. Difficile immaginare un piano più a lungo termine di quello portato avanti da una Cassa previdenziale. (riproduzione riservata)