Per il finanziere il declassamento di S&P non ha alcun peso: «Il Belpaese? Meglio della Francia»

 

Vincent Bollorè non si lascia intimorire dal downgrade di S&P su Mediobanca. Anzi, dichiara, di voler continuare a comprare azioni. E l’annuncio piace al mercato dove il titolo inverte rotta, chiudendo in pareggio. «Continuo ad acquistare azioni Mediobanca», ha detto ieri il finanziere bretone, capofila del gruppo dei soci esteri di Piazzetta Cuccia, che si è recentemente portato al 5,47% nel capitale dell’istituto guidato da Alberto Nagel ed è autorizzato a salire fino al 6 per cento. «Il declassamento di Standard & Poor’s non ha significato, ha abbassato il rating a tutti», ha commentato. Il riferimento va alla decisione della società di valutazione americana di tagliare il giudizio su sette banche italiane, dopo il declassamento del rating sovrano dell’Italia. «Mediobanca è una banca molto stabile ed è una parte importante del capitalismo italiano», ha aggiunto Bollorè, che ha espresso soddisfazione per i vertici della banca all’indomani dei conti 2010-11. «Nagel e Pagliaro sono una bella combinazione», ha proseguito il finanziere bretone, che non mostra preoccupazioni per l’impatto della crisi e dichiara di preferire l’Italia alla Francia: «Secondo me è uno dei paesi più ricchi d’Europa, uno dei meglio equipaggiati. Tutta la parte Nord del paese ha statistiche migliori della Germania». E poi ha aggiunto che gli investitori esteri «non si rendono conto della forza dell’Italia» e di quanto «sia il momento di investire nella penisola, un paese sicuramente molto più solido della Francia, e di molti altri paesi».
A Piazza Affari, intanto, ieri il titolo è andato sull’ottovolante: dopo aver aperto in calo ed essere arrivato a toccare in mattinata un minimo a 5,31 euro (-3,54%), Mediobanca ha virato al rialzo, raggiungendo un massimo intraday a 5,59 euro (+1,63%) per poi chiudere praticamente in pareggio (-0,09%, a 5,50 euro). Il tutto nel giorno in cui l’indice Ftse/Mib è crollato del 4,52%, così come le altre piazze europee. Intanto, dopo i conti al 30 giugno 2011 (che hanno evidenziato un utile in calo dell’8% a causa di 238 milioni di svalutazioni), Intermonte ed Equita hanno abbassato il target rispettivamente da 6,1 a 5,7 euro e da 8,7 a 6,8 euro. Nomura, invece, ha confermato il buy e il target a 6,9 euro.