Imprese e famiglie si proteggono poco rispetto all’Europa 
C’è una emergenza assicurativa nell’emergenza economica che investe l’Italia: un gap di protezione di famiglie e imprese, sempre più in difficoltà di fronte a ogni spesa imprevista, e dello stato, che cerca rapidamente una gestione sostenibile del welfare. Uno scenario che però può tradursi in un potenziale mercato di premi assicurativi stimabile in 90 miliardi di euro all’anno.

L’attivazione di tale potenziale non costituirebbe una maggiore spesa per gli assicurati, ma sostituirebbe e compenserebbe le spese impreviste per famiglia (circa 1.500 euro medi l’anno) e per le imprese, oltreché una più efficiente gestione del welfare. Lo ha sottolineato Accenture, in occasione della decima edizione dell’Insurance day, svoltosi ieri a Milano.

Secondo l’analisi di Accenture, emerge, in tutti i segmenti della clientela, una necessità di protezione, favorita dall’attuale contesto macroeconomico. Un bisogno che tutto il sistema assicurativo può efficacemente intercettare a partire da: la previdenza integrativa non ancora sufficientemente sviluppata (adesioni ferme al 23% dei lavoratori rispetto a una media europea del 40%); le spese sanitarie sostenute di tasca propria dai cittadini che sono oltre l’80% della spesa sanitaria privata (meno del 70% in mercati similari in Europa); il basso livello di protezione di un bene di rifugio come la casa (in Italia sono meno del 30% le famiglie assicurate rispetto a oltre il 70% della media europea); la protezione della persona e del suo reddito, utilizzata dal 14% delle famiglie (oltre il 40% la media europea); la protezione delle imprese, in particolare le pmi, coperte mediamente per solo un terzo dei rischi effettivamente sostenuti (rapporto premi corporate/ pil Italia pari a 0,9% rispetto a 1,5% in altri mercati).

Secondo Accenture, il sistema assicurativo italiano dovrebbe contribuire a soddisfare diversamente il bisogno di protezione urgente riducendo sprechi e rischi, puntando sull’evoluzione del modello distributivo, sull’offerta di soluzioni facili da comprendere, modulari e standardizzate, per i più ampi segmenti di clientela e sul miglioramento del servizio al cliente. Il mercato assicurativo italiano proviene da un biennio 2008-2010 di sensibile crescita sotto il profilo dei volumi intermediati (con un tasso di crescita annuo composto del 17%). Ciò si deve alla spinta propulsiva dei ramo vita (+28,5%). Più problematica, invece, è stata la situazione sotto il profilo della redditività che, per due anni, è stata negativa (-2 mld nel 2008 e -726 mln nel 2010). Per il 2011, i dati del primo semestre hanno mostrato un’inversione di tendenza. Il tradizionale motore di crescita del mercato assicurativo, il business Vita, sembra essersi arrestato (-31,1% nella nuova produzione vita nei primi sette mesi del 2011); il business Danni ha confermato l’impossibilità di trainare le dinamiche del mercato, seppure in moderata crescita, grazie alla spinta degli adeguamenti tariffari sull’auto e con una gestione tecnica in miglioramento.

Cimbri: la stato ci permetta di investire ancora in bond

«Abbiamo tutti l’intenzione di investire in titoli di stato, ma ci devono mettere nella condizione di farlo». Lo ha spiegato l’a.d. dell’Unipol, Carlo Cimbri, a margine dell’Insurance day. «Sui titoli di stato, il paese si trova in una situazione di tensione e credo debba adottare misure adeguate, come peraltro fanno tutti gli altri paesi europei», ha proseguito Cimbri, ricordando che «le assicurazioni sono i principali investitori di lungo periodo nei titoli di stato italiani». La palla passa ora al governo, a cui spetterà il compito di «adottate misure adeguate per consentire investimenti di lungo periodo che non guardino al breve e alle oscillazioni dei mercati, a volte non razionali, che non devono penalizzare chi ha il dovere di tutelare il risparmio degli italiani». «Bisogna recuperare la fiducia degli italiani, parlare loro in maniera chiara. Dire a chiare lettere qual è la situazione e che cosa si vuole fare» Per l’a.d. di Unipol, occorre fare tre cose necessarie: adottare interventi patrimoniali che portino il debito pubblico a livello di quello di altri paesi; attuare interventi per la crescita, perché non è con le imposte sul lavoro come l’Irap che si favorisce la capacità delle imprese di assumere e investire. Infine, tagliare i costi. Queste cose vanno fatte tutte e tre», ha concluso Cimbri, che ha definito l’ultima manovra «assolutamente deludente».

Titoli di stato contabilizzati A breve regolamento Isvap

L’Isvap emanerà «in tempi brevissimi, a giorni, credo la prossima settimana», il regolamento sulla contabilizzazione dei titoli di stato che compaiono nei bilanci delle compagnie assicurative come investimenti a lungo termine. Lo ha detto Massimo Giannini, presidente dell’Authority di vigilanza sulle assicurazioni, a margine dell’Insurance day, specificando che si parla di circa 200 miliardi. «I provvedimenti anticrisi», ha ricordato, «vanno avanti da tre anni. Abbiamo protetto parte delle azioni e dei bond. Stiamo cercando di trovare il modo per aumentare questa tutela in una situazione così eccezionale. Se siamo convinti che il nostro paese non è nelle condizioni in cui sembra essere in base agli attacchi che vengono portati ai titoli di stato, dobbiamo fare il possibile perché prevalgano le esigenze di tutela del merito nel medio periodo rispetto a quelle meramente contabili, in quello che io ritengo essere un periodo transitorio. I valori in campo non sono riflessi da quella che è la situazione che ci appare e questa è la logica che sta ispirando un po’ tutti i paesi. Le modalità con le quali realizzeremo questo intervento verranno decise nei prossimi giorni, tenendo conto di due esigenze fondamentali: la stabilità delle imprese e la tutela dei consumatori».