Noyer prova a rassicurare sulla solidità del sistema, ma il ministro dell’Industria non esclude in modo netto una nazionalizzazione La débâcle della borsa di Parigi trascina al ribasso Piazza Affari 

di Andrea Di Biase

Le rassicurazioni fornite dal governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, sulla solidità delle banche transalpine, non sono bastate ad arginare le forti vendite che ieri si sono abbattute sui titoli dei principali istituti francesi, affossate dai timori per un possibile declassamento del rating da parte di Moody’s per via della forte esposizione al debito sovrano della Grecia. «Quale che sia lo scenario greco e quali che siano le conseguenze da superare, le banche francesi dispongono dei mezzi per fronteggiarli», ha affermato il commissario Ue al Mercato interno, Michel Barnier, in una nota diffusa a mercati aperti.

Dichiarazioni che però, anche alla luce dell’ormai possibile default di Atene, non hanno sortito alcun effetto sui titoli degli istituti sotto osservazione, i cui crolli hanno trascinato al ribasso tutti i listini del Vecchio continente. Le azioni Bnp Paribas hanno perso così il 12,3% a 26,1 euro, quelle del Crédit Agricole il 10,5% a 4,93 euro, mentre quelle di Société Générale, i cui vertici in mattinata avevano annunciato un’accelerazione del piano strategico per tenere conto del «contesto attuale di incertezza e delle forti tensioni sui mercati», hanno lasciato sul campo il 10,7% a 15,6 euro.

Un tracollo che ha trascinato al ribasso non solo il Cac 40 (-4,03%), ma anche i titoli delle altre principali banche della zona euro, come le italiane Unicredit (-10,91% a 0,68 euro) eIntesa Sanpaolo (-9,54% a 0,86 euro), ma anche le tedescheDeutsche Bank (-7,30% a 21,40 euro) e Commerzbank (-8,32% a 1,53 euro), e di conseguenza anche i listini di Milano (-3,89% il Ftse-Mib) e Francoforte (-2,27% il Dax 30).

Oltre ai timori che Moody’s, che a giugno aveva messo sotto osservazione i rating dei tre istituti transalpini in vista di un possibile downgrade, possa decidere di tagliarli già nel corso di questa settimana, a mettere in allarme gli investitori avrebbe contribuito anche un’incauta dichiarazione del ministro dell’Industria di Parigi, Eric Besson. Interpellato dal canale radiofonico Rmc, Besson, pur ribadendo che le banche francesi sono «estremamente solide», ha tuttavia descritto come «un’ipotesi estrema e troppo prematura» una loro eventuale nazionalizzazione, non escludendo in modo netto la possibilità che tale drammatico scenario possa un giorno realmente presentarsi. Su questo tema si è soffermato anche il ceo di SocGen, Frederic Oudea, in qualità di presidente della Federazione bancaria francese, escludendo categoricamente l’esistenza di colloqui con il governo per un eventuale sostegno finanziario.

I timori degli investitori sulla tenuta delle banche francesi non si è manifestato solo sul mercato azionario.

Forti vendite hanno subito anche i titoli di debito dei tre istituti nell’occhio del ciclone, come dimostra l’andamento dei credit default swap. Il cds sul titolo di riferimento (il quinquennale) diBnp Paribas si è attestato a 300 punti base, ovvero il 14% in più rispetto alla chiusura di venerdì 9 settembre e oltre il 40% rispetto a una settimana fa. Male anche le analoghe assicurazioni per le emissioni di Crédit Agricole (326,7 punti base, rispettivamente +15,7 e +42,1%) e, soprattutto, per quelle di Société Générale (432,50 punti base, +15,6% e +42,3%). Ma la pressione ha interessato anche il mercato italiano: il cds sul quinquennale di Intesa Sanpaolo è salito del 13,5% a 436 (+35,34% nell’ultima settimana), mentre quello sulle emissioni di Unicredit si è attestato a 472,7 (+12,3 e +33,3%). Ma il pessimismo che è di scena sulle borse europee non ha risparmiato nemmeno la piazza tedesca. Rispetto a venerdì, i cds sul debito di Deutsche Bank si sono infatti apprezzati dell’11,6% a 218,33 (+26,3% nell’ultima settimana).

 

Per rispondere alle preoccupazioni dei mercati, ieri intanto i vertici di Société Générale hanno cercato di riassicurare gli investitori annunciando un’accelerazione del programma di dismissioni con l’obiettivo di liberare 4 miliardi di capitale entro il 2013 e raggiungere un Core tier 1 ampiamente superiore al 9% senza effettuare aumenti di capitale. In programma anche nuove iniziative per tagliare del 5% i costi operativi della divisione corporate & investment banking e per ridurre l’esposizione al debito greco, attualmente pari a 900 milioni e comunque considerata pienamente gestibile, mentre il peso dei titoli di Stato portoghesi e irlandesi in suo portafoglio «non è significativo». In ogni caso, ha sottolineato Oudea, l’eventuale declassamento da parte di Moody’s «non cambierà le prospettive della banca». (riproduzione riservata)