Si è tenuta ieri a Milano presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo la 10° edizione dell’Insurance Day organizzato da MF/Milano Finanza (Class Editori) in collaborazione con Accenture.

I ceo delle principali compagnie assicurative italiane e le voci più importanti del settore italiano hanno discusso delle potenzialità sinora inespresse del mercato italiano e sulle opportunità da cogliere.
Al convegno hanno partecipato: Giancarlo Giannini Presidente e Direttore Generale ISVAP, Giuseppe Mussari Presidente ABI, Giovanni Perissinotto Amministratore Delegato Gruppo Generali, Carlo Cimbri Amministratore Delegato Unipol Gruppo Finanziario, Emanuele Erbetta Amministratore Delegato e Direttore Generale Fondiaria-Sai, Maria Bianca Farina Amministratore Delegato Poste Vita, Andrea Rossi Amministratore Delegato e Direttore Generale AXA Assicurazioni, Alessandro Scarfò Amministratore Delegato e Direttore Generale Intesa Sanpaolo Assicura, Fabio Cerchiai, Presidente ANIA.

C’è una emergenza assicurativa nell’emergenza economica che investe oggi l’Italia: un gap di protezione di famiglie e imprese, sempre più in difficoltà di fronte ad ogni spesa imprevista, e dello Stato, che cerca rapidamente una gestione sostenibile del welfare. Uno scenario che però può tradursi in un potenziale mercato di premi assicurativi stimabile in 90 miliardi di euro all’anno.
L’attivazione di tale potenziale non costituirebbe una maggiore spesa da parte degli assicurati, ma andrebbe a sostituire e compensare le spese impreviste per famiglia (circa 1500 € la spesa annua media) e per le imprese oltreché una più efficiente gestione del welfare (pensioni, sanità, sicurezza, etc).

Lo ha affermato Accenture nel corso dell’incontro.

Secondo l’analisi di Accenture emerge oggi, in tutti i segmenti della clientela, una necessità di protezione che è favorita dall’attuale contesto macroeconomico. Un bisogno che tutto il sistema assicurativo può  efficacemente intercettare a partire da:

·         la previdenza integrativa non ancora sufficientemente sviluppata (le adesioni sono ferme al 23% dei lavoratori rispetto ad una media europea del 40%);

·         le spese sanitarie sostenute di tasca propria dai cittadini che sono oltre l’80% della spesa sanitaria privata  (meno del 70% in mercati similari in Europa);

·         il basso livello di protezione di un bene di rifugio come la casa (in Italia sono meno de 30% le famiglie assicurate rispetto ad oltre 70% della media  europea);

·          la protezione della persona e del suo reddito, utilizzata dal 14% delle famiglie (oltre il 40% la media europea);

·         la protezione delle imprese, in particolare le PMI, coperte mediamente per solo un terzo dei rischi effettivamente sostenuti (rapporto premi corporate/ PIL Italia pari a 0,9% rispetto a 1,5% in altri mercati).

“Le condizioni sono tutte presenti perché le assicurazioni svolgano anche in Italia un ruolo centrale a difesa di cittadini, imprese e Stato – afferma Andrea Poggi, Executive Partner e Responsabile consulenza strategica di Accenture – esiste da parte delle famiglie e delle imprese un forte bisogno di protezione dai rischi e di riduzione degli esborsi imprevisti che le assicurazioni possono soddisfare. Anche a livello pubblico – conclude Poggiè presente una maggiore urgenza per ottimizzare il sistema di welfare garantendo sicurezza sociale e sostegno allo sviluppo”.
Secondo Accenture il sistema assicurativo italiano dovrebbe contribuire a soddisfare diversamente il bisogno di protezione urgente riducendo sprechi e rischi. Un obiettivo indirizzabile attraverso azioni industriali sulle tradizionali leve del business assicurativo, in particolare: l’evoluzione del modello distributivo, l’offerta di soluzioni facili da comprendere, modulari e standardizzate, per i più ampi segmenti di clientela e il  miglioramento del servizio al cliente.

In particolare la relazione tra clienti e assicurazioni risulta essere un’area di intervento prioritaria, come confermato dall’ultima analisi di Accenture sulla Customer Experience. Una relazione percepita dai clienti assicurativi come “fredda” (solo il 15,7% sente “vicina” la propria Compagnia assicurativa), poco frequente (il 74% dei Clienti non è stato contattato nel corso dell’ultimo anno per nuove proposte commerciali) e che rimane basata sull’intermediazione fisica.

“Lo sviluppo dell’assetto distributivo – afferma Andrea Poggi è un elemento centrale da cui deve passare l’azione del settore assicurativo. Un’evoluzione basata su una comunione di intenti tra gli attori di riferimento del settore finanziario, gli agenti e la bancassurance, nel rispetto dei reciproci ambiti di azione, volta a sviluppare una rete distributiva formata, motivata, proattiva e capace di “muovere verso” cittadini/imprese per “sbloccare” i bisogni inespressi. Una rete assicurativa in cui gli Agenti rimangono centrali superando le difficoltà operative e commerciali attuali sottoscrivendo un patto con le compagnie, un manifesto programmatico e condiviso di azioni di emergenza e di piani di sviluppo, e in cui il mondo bancario e postale può giocare un ruolo da co-protagonista, valorizzando la frequenza di contatto e il rapporto di fiducia  con cittadini e imprese. Una sinergia della quale potrebbero beneficiare non solo i due attori in campo ma anche il sistema Paese nel suo complesso”.

La ricetta di Accenture nasce dall’analisi approfondita del contesto e in una chiave di lettura che vede nelle assicurazioni un partner naturale di famiglie, aziende e imprese.

Il mercato assicurativo italiano proviene da un biennio 2008-2010 di sensibile crescita sotto il profilo dei volumi intermediati (con un tasso di crescita annuo composto pari a circa il 17%). Ciò si deve alla spinta propulsiva dei ramo vita (+28,5%) capace, nel periodo di “incertezza” e con il forte contributo del canale bancario, di intercettare i flussi finanziari delle famiglie. Più problematica, invece, è stata la situazione sotto il profilo della redditività che, per due anni, è stata negativa (risultato di esercizio del settore negativo per quasi 2 mld € nel 2008 e di 726 milioni nel 2010) per via sia di problemi sotto il profilo tecnico (CoR Danni stabilmente sopra quota 100 nel biennio 2009-10, boom dei riscatti vita nel 2008) che per l’impatto della gestione finanziaria durante la crisi.

Per quanto riguarda l’anno in corso, i dati del primo semestre mostrano un’ inversione di tendenza rispetto al biennio 2008 – 2010. Il tradizionale motore di crescita del mercato assicurativo, il business Vita, sembra essersi arrestato (-31,1% nella nuova produzione vita nei primi sette mesi del 2011 rispetto all’omologo periodo dello scorso anno); il business Danni conferma l’impossibilità di trainare le dinamiche del mercato, seppur in moderata crescita grazie alla spinta degli adeguamenti tariffari sull’auto e con una gestione tecnica in miglioramento (-3,3 p.p. nel combined ratio rispetto al primo semestre 2010 con il ritorno sotto “quota 100”, considerando un panel di primari operatori del settore).

“Nella situazione di “stabile incertezza” a livello macroeconomico che viviamo, è sempre più difficile prevedere  gli andamenti di mercato – afferma Poggi – e stimare gli effetti di questo contesto sul mercato assicurativo. E’ presumibile aspettarsi che questa ulteriore crisi potrà avere per il 2011 un impatto aggravante a livello di redditività, per esempio a causa di svalutazioni sui titoli di Stato di Paesi a rischio in portafoglio e dei possibili riscatti massivi dei clienti Vita. Sono invece da capire gli sviluppi in termini di volumi intermediati. La situazione è difficile ma lo sarà ancor di più se nulla sarà fatto. Ma in questo scenario di discontinuità e di emergenza si possono cogliere notevoli opportunità sia per il sistema assicurativo italiano che per l’intero sistema Paese”.

 

“I provvedimenti anti crisi vanno avanti da tre anni; abbiamo protetto parte delle azioni e dei bond. Stiamo cercando di trovare il modo per aumentare questa tutela in una situazione così eccezionale. In tempi brevissimi, credo già per la prossima settimana vareremo il regolamento”.
Lo ha spiegato il presidente e d.g. dell’Isvap, Giancarlo Giannini  riferendosi al regolamento che l’Isvap è pronta ad approntare in merito alla contabilizzazione a bilancio dei titoli di Stato. Considerando il periodo di estrema volatilità, le compagnie assicurative chiedono infatti provvedimenti che consentano, temporaneamente, di “sterilizzare” le potenziali minusvalenze.
Dobbiamo fare il possibile perché prevalgano le esigenze di tutela del merito nel medio periodo rispetto a esigenze meramente contabili in quello che io ritengo essere un periodo transitorio di svalutazione dei titoli di Stato”, ha proseguito ancora il numero uno dell’Isvap, sottolineando che “le modalità con le quali realizzeremo questo intervento le decideremo nei prossimi giorni, tenendo conto di due esigenze fondamentali: stabilità delle imprese e tutela dei consumatori”.

Giannini ha infine ricordato che attualmente “il sistema assicurativo italiano detiene titoli di Stato per un controvalore di circa 200 miliardi di euro”.

“Niente sindrome greca, nella maniera più assoluta. Noi non abbiamo di questi problemi”. È quanto sostiene il presidente dell’Abi e di B.Mps, Giuseppe Mussari, rispondendo ai cronisti che gli domandavano se fosse corretto ipotizzare per il Governo italiano soltanto 3-4 settimane di tempo per varare nuove misure correttive per favorire la crescita nel Paese.
In merito al declassamento del debito italiano inflitto ieri notte da S&P, Mussari ha detto che
“l’Italia merita di meglio se fa di meglio”.
Il numero uno dell’Abi non si è messo in scia al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che ieri ha dato un aut-aut al Governo (“o avvia le riforme o se ne va a casa”). Mussari ha affermato che quella del Presidente di Confindustria “
è un’opinione che rispetto profondamente, ma personalmente non sto in questa logica. Noi facciamo quello che dobbiamo fare, altri facciano quello che devono fare, poi si trarranno le conseguenze”.
“L’ammontare dell’evasione fiscale in Italia è di 120 miliardi di euro. Non è una somma ragionevole. A fronte di una congiuntura economica relativamente brillante – per usare un eufemismo – assume una dimensione astronomica”.
“Se non si affronta il cuore del problema“, ha detto ancora il numero uno di Rocca Salimbeni riferendosi sempre all’evasione fiscale, “è difficile immaginare una traiettoria stabile di crescita in grado di ridurre il rapporto deficit/pil. Siamo di fronte a un lavoro complesso che deve segnare profili di discontinuità rispetto al passato”.

Abbiamo tutti l’intenzione di investire in titoli di Stato, ma ci devono mettere nella condizione di farlo”.
Lo ha detto l’a.d. dell’Unipol, Carlo Cimbri.
“Sui titoli di Stato, il Paese si trova in una situazione di tensione e credo debba adottare misure adeguate, come peraltro fanno tutti gli altri Paesi europei“, ha proseguito Cimbri, ricordando che “le assicurazioni sono i principali investitori di lungo periodo nei titoli di Stato italiani”. La palla passa ora al Governo, a cui spetterà il compito di “adottate misure adeguate per consentire investimenti di lungo periodo che non guardino al breve e alle oscillazioni dei mercati – a volte non razionali – che non devono penalizzare chi ha il dovere di tutelare il risparmio degli italiani”.
“L’andamento dei titoli di Stato“, secondo Cimbri, non deve in alcun caso “penalizzare il risparmio di centinaia di migliaia di persone. Bisogna recuperare la fiducia degli italiani, parlare loro in maniera chiara. Dire a chiare lettere qual e’ la situazione e che cosa si vuole fare. L’Italia ha un tessuto produttivo forte che ci può portare fuori (dalla crisi, ndr), ma occorre fare tre cose necessarie: adottare interventi patrimoniali che portino il debito pubblico a livello di quello di altri Paesi; attuare interventi per la crescita, perché non è con le imposte sul lavoro come l’Irap che si favorisce la capacità delle imprese di assumere e investire. Infine, tagliare i costi. Queste cose vanno fatte tutte e tre”.
Cimbri ha anche espresso il proprio parere sull’ultima versione della Manovra Finanziaria da poco varata, definendola “assolutamente deludente. Prima di decidere, purtroppo, bisogna spesso arrivare sul ciglio del burrone. Ci troviamo in una situazione straordinaria che richiede interventi non ordinari. Abbiamo l’assoluta necessità di adottare provvedimenti che attenuino gli eventi speculativi e consentano agli investitori di continuare a investire”.

Secondo Enrico Cucchiani, presidente di Allianz Spa, lo Stato dovrebbe guardare al settore assicurativo come al proprio partner ideale. Lo ha spiegato durante un video intervento registrato.
“In futuro, non possiamo infatti che immaginare un progressivo disimpegno da parte dello Stato dal settore della previdenza, per via dei sempre più stringenti vincoli economici imposti“, ha detto ancora Cucchiani. “Il gap che sarà lasciato dallo Stato verrà colmato proprio dal settore assicurativo”.
Durante l’intervento, Cucchiani ha anche parlato dell’abbassamento di rating che S&P ha annunciato sul debito italiano. “Dal 2008 è ormai chiaro che la credibilità delle agenzie di rating è diventata modesta. Dovevano essere una spia, un allarme per il sistema. In realtà si sono rivelate essere parte del problema” ha concluso Cucchiani.