Ci vuole poco a dire imposta patrimoniale. La più semplice spiegazione di tale tipo di prelievo è la tassazione del possesso di beni immobili. E questo perché il patrimonio immobiliare italiano è l’unico realmente visibile, il cui valore complessivo può consentire di introdurre misure che abbiano effetti realmente consistenti sul gettito alle casse erariali e non si riducano a mere espressioni di principio. Esistono certo anche altre nozioni di patrimonio diverse dalle proprietà immobiliari. Ci sono i conti titoli, i depositi, gli yacht, i gioielli e così via. Si tratta però di patrimoni difficilmente individuabili e poco consistenti per introdurre significative misure anticrisi. Quando dunque si parla di imposta patrimoniale il pensiero corre immediatamente a imposte quali quella comunale sugli immobili (Ici) che colpiscono il valore del bene e non la manifestazione di ricchezza da esso desumibile (canoni di locazione, rendite ecc.)

Per definizione l’imposta patrimoniale è quel tipo di tributo che non grava su un flusso che si verifica in un dato periodo di tempo, bensì su uno stock di ricchezza accumulato anche nell’arco di intere generazioni. L’imposta patrimoniale può essere reale o soggettiva, ordinaria o straordinaria.

Secondo la migliore dottrina tributaria in Italia l’unica «vera» imposta patrimoniale sarebbe costituita dall’imposta di successione. Quest’ultima sarebbe, infatti, l’unica imposta che colpisce un intero patrimonio, quello appunto caduto in successione, indipendentemente dai beni che lo compongono.

Le altre imposte esistenti nel nostro panorama tributario, anch’esse generalmente bollate con l’attributo di vere e proprie patrimoniali, quali per esempio l’imposta comunale sugli immobili, sarebbero in realtà delle imposte reali finalizzate cioè a colpire un singolo bene patrimonio.

Le imposte patrimoniali, dunque, hanno una caratteristica precisa e ben definita: colpiscono un bene o un intero complesso di beni (patrimonio appunto) indipendentemente dalla capacità dello stesso di generare un reddito o dal verificarsi sullo stesso di particolari eventi traslativi quali cessioni, donazioni.

Niente nuova imposta sugli immobili, dunque, nella manovra correttiva bis. L’esecutivo ha scelto forme più velate e raffinate di tassazione reale dei beni. Oggetto di attenzione sono i beni detenuti in società di mero godimento (cosiddetta di comodo), quelli concessi in godimento a prezzi irrisori o addirittura senza corrispettivo ai familiari dell’imprenditore o ai soci dell’impresa.

In precedenza la scelta era invece caduta sui dossier titoli sottoposti a tassazione aggiuntiva in materia di imposta di bollo.

Non una dunque, ma più imposte patrimoniali si nascondo dietro le due manovre correttive dei conti pubblici dell’estate 2011. I fautori di questa tipologia di tassazione potranno dirsi dunque più che soddisfatti.

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