L’INTERVENTO DI MAURIZIO BUFI, presidente dell’Anasf
L’attuale situazione di crisi ha caratteristiche inusitate in quanto a intensità e durata, ponendo l’industria finanziaria al centro di una riflessione per garantire al risparmiatore un servizio consulenziale di qualità. Mi preme innanzitutto sottolineare come l’Anasf abbia più volte sollecitato l’industria tutta, in primis le società mandanti, a investire sulla professione, richiamando l’attenzione sulla valorizzazione del ruolo dei promotori finanziari, soprattutto in momenti in cui l’assistenza al risparmiatore può fare davvero la differenza. Se una constatazione oggettiva dell’attuale fase di mercato ci porta a contare i danni di questa importante crisi, va anche ribadito che è importante che l’industria sfrutti questo momento trasformandolo in un’opportunità. Per esempio, accelerando su consulenza e architettura aperta, trasparenza e conflitto di interessi, mandati al passo con i tempi e innalzamento delle tutele, formazione e ricambio generazionale, incentivi al risparmio e fiscalità, efficientamento dei prodotti e servizi, educazione finanziaria e welfare individuale, solo per citare i temi più rilevanti. Temi che impattano anche la politica, e che Anasf ha da tempo proposto all’attenzione degli interlocutori, riconfermati in occasione del recente Congresso dell’Associazione. Il mondo politico è chiamato oggi a un arduo compito di ristrutturazione della finanza pubblica e il nostro timore è quello che le azioni poste in atto dal governo, come la nuova tassazione del conto titoli e l’aumento dell’aliquota fiscale sui prodotti di risparmio gestito, possano disincentivare il risparmio delle famiglie in una fase congiunturale troppo delicata per sacrificare le risorse degli italiani. Più volte abbiamo indicato la pianificazione finanziaria come strumento utile e necessario a stabilizzare il patrimonio e programmare adeguatamente il futuro, soprattutto delle nuove generazioni. Le azioni poste in essere vanno in questa direzione? Lo auspichiamo. I promotori finanziari stanno facendo la loro parte, non immuni certo dalle difficoltà derivanti dalla congiuntura economica, e i numeri ci confermano operatori di fiducia e apprezzati dai nostri clienti. Ora è il momento che anche gli altri attori in campo, a cominciare dal sistema bancario, diano il loro contributo, garantendo al risparmiatore la necessaria ed efficace qualità del servizio. È importante fare sistema e che ciascuno di noi sia responsabile dei propri comportamenti. Anasf continuerà a essere di stimolo e propositiva in tale direzione, contemperando sia gli interessi dei propri associati sia le esigenze e le tutele dei risparmiatori.

L’INTERVENTO DI I.T., promotore
Gentilissima redazione di Borsa&Finanza, mi permetto di scrivervi perché l’articolo apparso sabato 10 settembre è veramente sconsolante per chi quel tipo di professione lo sta premiando per la sua diversità. Sono iscritto all’Albo dei promotori dal 2001, non amo definirmi tale e neanche un operatore del private banking, semplicemente sono una persona che gestisce la ricchezza di 40 clienti personali di elevato standing e ha un regolare mandato di agenzia con un’importante banca. La mia attività part-time è il trading dove sono veramente riconosciuto come un professionista. Questo sistema purtroppo non funziona. Il mondo della finanza e di come vengono gestite le richezze degli italiani è completamente da riformare e non solo per colpa di chi ci lavora (bancari, promotori, consulenti indipendenti, banche, Sgr, assicurazioni); il vero male sono i clienti che meritano quello che hanno. Mi spiego meglio. Il cliente medio italiano affida i propri soldi da gestire in base all’amicizia, alla relazione decennale, alla convenienza e non riesce a capire chi è un professionista. Chi lo capisce pretende di pagarti poco perché normalmente è ricchissimo e tende a non valutare il servizio (guarda solo il pricing finale che deve essere sempre tirato all’osso). I risultati poi si vedono alla fine: i clienti non guadagnano e il servizio è di bassa qualità. Per quanto mi riguarda, quest’anno ho risultati ottimi e non ho ricevuto una telefonata di allarme da nessuno, a dire la verità solo una in cui un cliente che guadagna il 5,2% da inizio anno mi faceva uno scarno complimento. Perché mi trovo in questa situazione idilliaca? Solo per un motivo. Dopo Lehman, dove ho avuto qualche problema su tre clienti, mi son detto che era ora di voltare pagina, devo capire cosa veramente succede nel mondo della finanza ogni giorno se no nel lungo periodo la mia professione è destinata a finire. Ho iniziato a farmi delle domande, ho capito che i vari gestori non sono all’altezza della situazione per tanti motivi e che l’asset allocation tradizionale è fallimentare. Bisogna passare a un’asset gestita tatticamente in un’ottica opportunistica di brevissimo periodo e disposti a modificarla in un secondo momento se ci sono particolari eventi che possono destabilizzare la situazione a livello mondiale. Questo nuovo modo di operare mi è diventato congeniale da quando svolgo anche l’attività di trading personale, cioè tutti i giorni sei sul book e capisci le dinamiche dei mercati. Purtroppo il 99% di chi svolge questo lavoro non ha mai osservato un book, anzi ha solo venduto chiacchiere ai clienti riportando pedestremente le parole dei vari gestori che sono sempre bullish quando il mercato è al massimo e bearish quando il mercato è sui minimi. Che dire, non bisognava mai dormire a maggio quando i mercati sembravano solo salire nonostante i Piigs. Qualcuno si sarà posto la domanda di dove andiamo a finire. Se uno capiva e ragionava a mente fredda aveva solo una soluzione: salvare il cliente da un bagno di sangue. Chi non è in grado di capire non può fare questo lavoro e invece di pensare ai budget inizi a guardare il mercato. Le risposte il mercato le aveva date in anticipo: compro Bund, tengo i corporate di qualità specie se tedeschi e un po’ di debito emergente, tutto il resto lo vendo. Alcuni dei miei clienti erano restii a vendere, ma noi siamo pagati per decidere per loro in base al loro profilo di rischio, quindi ho deciso io di farli vendere con la loro approvazione finale. Questo invece è il diario di una persona che gestisce gli investimenti di 40 clienti, che è soddisfatto dei loro risultati positivi, un po’ meno del suo reddito vista l’attività svolta e i molti clienti che vogliono solo sempre pagare poco nonostante i guadagni o le mancate perdite.