di Roberta Castellarin e Paola Valentini

Da inizio anno la borsa di Milano perde il 30%, lo spread tra Btp e Bund resta da giorni intorno a 380 punti base. I listini di Parigi e Francoforte segnano sempre da gennaio un -22%. Nello stesso periodo hanno corso oro, Bund e altri titoli rifugio, come corone svedesi o i bond di Australia e Nuova Zelanda.

E proprio i gestori che hanno cavalcato questa voglia di sicurezza degli investitori oggi possono vantare performance sopra il 10% in questi primi nove mesi del 2011. Emerge da un’analisi realizzata da Morningstar per MF-Milano Finanza sui migliori fondi per rendimento da inizio anno. Guidano la classifica i prodotti specializzati nei bond tripla A, ma non mancano anche alcuni comparti focalizzati nei Paesi emergenti. Anche perché diversi gestori oggi vedono proprio in questi Stati i nuovi porti sicuri. Come nel caso di Singapore, la Svizzera dell’Asia (vedere a pagina 27). Ma ecco nel dettaglio quali sono i fondi che hanno guadagnato, mentre l’industria veniva travolta dalla crisi dei mercati.

Il primo in classifica con un rendimento di oltre il 12,5% è specializzato sul debito tripla A inglese. È il fondo Russell IC Uk long dated Gilt. Sottolinea il gestore Mark Klein: «Le recenti indicazioni della Banca d’Inghilterra segnalano che un ampliamento della manovra di quantitative easing è solo questione di tempo. Questo aspetto, se combinato con i recenti annunci del Fondo monetario internazionale relativi all’andamento dell’economia a livello globale, è sicuramente positivo per gli investitori in Gilt.

In conclusione, l’outlook di breve periodo per i Gilt rimane favorevole e quello di medio periodo per i titoli con lunghe scadenze è invece stabile». Investe esclusivamente in obbligazioni governative tripla A anche il fondo Raiffeisen dynamic bond che da inizio anno ha un rendimento di oltre il 10%. «Siamo quindi stati lontani dai mercati periferici. Il fondo adotta una strategia trend follower. I mercati obbligazionari si evolvono secondo trend specifici oppure si muovono lateralmente entro un range, entrambe queste opzioni possono perdurare per mesi o addirittura anni. Nel corso del 2011 i trend sono stati molto definiti, così il contesto di mercato è stato decisamente favorevole alla nostra strategia di investimento. Nel primo trimestre abbiamo puntato sulle scadenze brevi, mentre in seguito la preferenza è andata ai governativi di alta qualità denominati in euro e con scadenze molto lunghe», rivela il gestore Gabriel Panzenböck. Mette diversi fondi in classifica l’asset manager belga Kbc am. A partire da Kbc Renta Nzd che da inizio anno rende il 12,14%. Il fondo è investito al 90% in titoli emessi da società o enti pubblici che rispettano criteri di sostenibilità sociale. E lo stesso vale anche per i portafogli dei comparti specializzati su titoli emessi in corona svedese e norvegese. Guarda ai titoli del Nord anche Nordea Swedish bond fund, che ha un portafoglio composto per circa il 65% di titoli governativi, per circa il 29% di covered bond e possiede una componente residuale di corporate bond.

«Il team di gestione affianca la ricerca interna sugli emittenti e sulle singole emissioni alle risultanze di alcuni provider esterni, allo scopo di ottenere riscontri positivi», sottolinea Anders Eriksson, gestore del fondo. Punta sui nuovi porti sicuri Paul Brain, gestore del Bny Mellon global bond fund che da inizio anno ha reso oltre l’8%: «Le paure degli investitori si estendono oltre gli Stati Uniti e l’Europa continentale, comprendendo anche Regno Unito e Giappone. Non bisognerebbe più dare per acquisito che i mercati dei bond governativi comunemente accreditati come a rischio zero, siano, in effetti, meritevoli di questa definizione. Quando si cerca di diversificare rispetto a questi mercati, bisogna cercare la migliore qualità del credito, così che i prezzi abbiano già incorporato i tassi ufficiali più alti, e una moneta che abbia il potenziale per un rally». Dove?

Aggiunge Brain: «Ci sono alcuni mercati sviluppati come Australia, Svezia, Norvegia, Canada, Svizzera, e Danimarca che potrebbero rientrare in questa categoria. Se si allarga la rete fino a includere mercati emergenti, di livello investment-grade, come i Bric (India esclusa, ndr), Corea del Sud, Messico, Polonia, Malesia, Singapore e Repubblica Ceca, il bacino si espande fino a comprendere un universo che fornisce agli investitori maggiori opportunità di diversificare i rischi connessi ai tassi di interesse, al credito e alla valuta. Per un fondo orientato sulla ricerca di porti sicuri, un rating investment-grade stabile e una buona liquidità sono le caratteristiche chiave».

Investe invece sui bond indicizzati all’inflazione il fondo Axa global inflation bond che da gennaio ha messo a segno una performance di oltre il 9%. Dicono Marion Le Morhedec e Jonathan Baltora, entrambi portfolio manager per il reddito fisso di Axainvestment managers: «Ci aspettiamo che l’inflazione primaria raggiunga l’apice nei prossimi mesi negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell’area euro, e progressivamente si riduca a causa degli effetti base derivanti dal prezzo del petrolio. Le aspettative di inflazione (inflation breakeven, ndr) si sono ridotte durante l’estate, in linea con un outlook di mercato più pessimistico. Tuttavia, non ci aspettiamo che i breakeven si riducano come nel 2008/09 perché l’inflazione sta ancora crescendo e la politica monetaria è diretta a generare inflazione. Gli inflation breakeven sono al di sotto dei tassi d’inflazione medi a dieci anni nel Regno Unito, Europa e Stati Uniti. Di conseguenza vediamo tornare del valore nelle strategie inflazionistiche. Il fondo è gestito in euro e coperto dal rischio di cambio. Tuttavia, il nostro fondo è diviso in diverse classi coperte (franco svizzero, sterlina e dollaro, ndr). L’effetto valutario avrà quindi un impatto sulle classi individuali». (riproduzione riservata)