Il finanziere paga cara la salita in casa Ligresti Ribadito l’obiettivo del 6% in Piazzetta Cuccia

La puntata su Premafin è costata a Vincent Bolloré quasi 9 milioni di euro in accantonamenti per svalutazione nei primi sei mesi del 2011. Come emerge dalla relazione semestrale della Financiere de l’Odet, una delle holding di testa del gruppo del finanziere e industriale francese, il valore contabile netto del 5,03% detenuto in Premafin era sceso al 30 giugno scorso a 11,67 milioni di euro da 15,29 milioni alla fine del 2010. Al tempo stesso il documento – secondo quanto riportato da Radiocor – segnala un aumento degli accantonamenti finanziari dovuto per 8,7 milioni «relativi al deprezzamento dei titoli Premafin». È una cifra superiore agli 8,4 milioni che Bolloré ha speso nel 2010 – come riferisce il bilancio dello scorso anno – per portare la quota in Premafin, che era dello 0,59% a fine 2009 (quando quotava oltre 1 euro), alle sue dimensioni attuali con acquisti fatti in gran parte nel settembre-ottobre 2010, quando la quotazione del titolo restava a cavallo di 1 euro. Dallo scorso giugno, quando quotava attorno a 0,50 euro, il titolo Premafin è sceso ulteriormente e attualmente naviga a 0,31 euro. A fine giugno andava assai meglio per gli investimenti di Bolloré in Mediobanca (5,06% allora) e Generali (0,13%), con un aumento del valore contabile netto a 304,5 milioni dai 290,3 milioni di fine 2010 per la quota in Piazzetta cuccia e a 29,5 milioni da 28,8 per la partecipazione nella compagnia triestina (di cui Bolloré è vice-presidente). La tormentata estate borsistica ha fatto sentire il suo peso, ma in misura più contenuta. Mediobanca oggi quota 6,41 euro, mentre nel primo semestre del 2011 si era mantenuta prevalentemente sopra i 7 euro arrivando fino a un massimo di 8,01 euro a inizio febbraio. I minimi agostani (5,4 euro il giorno 10) hanno indotto Bollorè a fare shopping e portare la quota al 5,47%, sulla via dunque di quel 6% che è il tetto autorizzato dal patto di sindacato di Mediobanca nel caso di Bolloré. Nei giorni scorsi, il finanziere francese, alla presentazione dei risultati semestrali del suo gruppo, ha sottolineato che «l’ambizione è quella di salire al 6%», ribadendo la fiducia nell’economia italiana e «nella capacità di Mediobanca di superare la crisi finanziaria mondiale». L’aumento della quota rispetto alle dimensioni attuali avrebbe un costo di «30-40 milioni» e i tempi dipenderanno «dalle possibilità del gruppo rispetto al valore di Borsa».