I data center, responsabili delle emissioni di gas serra, sono esposti a eventi climatici estremi, che sono in costante aumento a seguito del cambiamento climatico. Un rapporto pubblicato lo scorso mese da XDI, società specializzata in rischi climatici fisici, analizza le conseguenze di tale esposizione per 9.000 data center attualmente in funzione o in fase di progettazione.
Il rapporto studia i cento principali “hub” di data center nel mondo, in base alla loro esposizione a otto tipi di rischi climatici – inondazioni causate da esondazioni fluviali o costiere, o in superficie, cicloni tropicali, incendi boschivi, venti estremi, gelo/disgelo e movimenti del terreno – e in base a diversi scenari di evoluzione del clima. Le minacce più gravi – inondazioni, incendi boschivi e cicloni tropicali – possono danneggiare le infrastrutture elettroniche o compromettere i sistemi di raffreddamento.
Dal report emerge che il 22% di questi data center è già oggi esposto a rischi climatici moderati o elevati. Senza interventi significativi per frenare il cambiamento climatico, nel 2050 la percentuale salirà al 27%. I 20 hub di data center più esposti nel 2050 si trovano in particolare nel New Jersey, ad Amburgo, Shanghai, Tokyo, Mosca o Bangkok. Tra questi centri, dal 20 al 64% sarà ad alto rischio di danni fisici tra 25 anni. La regione Asia-Pacifico è particolarmente interessata.
Secondo XDI, senza investimenti urgenti nella riduzione delle emissioni di gas serra e nell’adeguamento fisico di queste infrastrutture, gli operatori dei data center potrebbero trovarsi ad affrontare un aumento delle interruzioni dell’attività, perdite per miliardi di euro… e un aumento vertiginoso dei premi assicurativi.
I costi assicurativi di questi centri nel mondo potrebbero triplicare o addirittura quadruplicare entro il 2050 a causa degli eventi climatici estremi, calcola XDI. “Gli assicuratori stanno riesaminando i modelli di rischio, il che porta a premi più elevati e condizioni di copertura più rigide per i data center, in particolare quelli situati in zone a rischio”, precisa il rapporto. I centri soggetti a rischi elevati (7,13%) vedranno i loro premi raggiungere livelli di prezzo molto elevati, che potrebbero persino diventare proibitivi.
Il rapporto descrive e quantifica infine in che modo misure di adattamento strutturale mirate, come modifiche fisiche alla progettazione e alla costruzione dei data center, potrebbero rafforzare notevolmente la loro resilienza, ridurre i rischi e frenare «l’escalation dei costi assicurativi». Per essere efficaci, queste misure dovranno essere accompagnate da investimenti ambiziosi e sostenuti nella riduzione delle emissioni di gas serra.
La situazione in Europa
In Europa sono stati analizzati 2.555 data center. La Germania è uno dei principali hub mondiali per i data center con 365 data center analizzati. Il 7,95% di questi è previsto essere ad alto rischio entro il 2050, con Amburgo che rappresenta uno dei centri più a rischio (dal punto di vista climatico) al mondo, al terzo posto nella analisi globale, davanti a Shanghai, Guangdong, Tokyo e Bangkok. Si prevede che oltre la metà (58,33%) dei data center analizzati ad Amburgo saranno ad alto rischio entro il 2050, con un aumento del rischio di danni causati dai pericoli legati al cambiamento climatico pari a 7 volte (607%) entro la fine del secolo (2025-2100). L’inondazione costiera è il principale fattore di questo rischio.
In Italia sono 21 i data center analizzati, di cui il 9,52% ad alto rischio entro il 2050. Il nostro paese si posiziona così al 31° posto nella classifica globale.