Lunghe lista d’attesa del S.S.N.  e crescita del fenomeno delle prestazioni in “intramoenia”

di Francesco Sottile

Nei giorni scorsi abbiamo evidenziato come circa 2,5 milioni di italiani (pari a circa il 3,8% della popolazione) hanno dovuto rinunciare prestazioni sanitarie a causa delle lunghe lista d’attesa del S.S.N., con conseguente aumento della spesa out of pocket che ha raggiunto quota 40 miliardi l’anno.

Il dato che però sorprende è che se per una visita per cui occorre aspettare mesi se non addirittura un anno, il tempo di attesa si riduce sensibilmente se si decide di effettuare la stessa prestazione con lo stesso medico, nello stesso ospedale, ma pagando privatamente. È il fenomeno delle prestazioni in “intramoenia”, ossia delle prestazioni sanitarie che il paziente sceglie di pagare privatamente – quindi senza ricorrere al S.S.N- effettuate da medici dipendenti di una struttura sanitaria pubblica fuori dall’orario di lavoro.

Tale pratica – seppur legittima – deve essere comunque accessoria rispetto all’attività lavorativa principale del medico, e non deve quindi superare numericamente le prestazioni garantite dal S.S.N. Così purtroppo non è ad esempio in Campania, dove sono stati riscontati numerosi casi in cui le prestazioni sanitarie erogate nel pubblico sono state nettamente inferiori a quelle effettuate in intramoenia. Si è così osservato che a fronte di:

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