Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Il balzo di cinquanta punti base dei tassi di interesse imposto dalla Banca centrale europea lo scorso mese sta cambiando sensibilmente il rapporto degli italiani con i finanziamenti. Secondo un’analisi di Facile.it e Mutui.it, a luglio 2022 un terzo dei richiedenti ha scelto un mutuo variabile con cap. Una percentuale considerevole se confrontata con i numeri di qualche mese fa, quando 9 aspiranti mutuatari su 10 preferivano la versione a tasso fisso. Il cambio di rotta non è spiegato solamente dalle nuove preferenze degli italiani, ma anche dalla minor disponibilità di alcuni tipi di finanziamento rispetto al passato. Alcuni istituti bancari, infatti, hanno reagito all’ultima decisione della Bce sospendendo l’erogazione di mutui 100% a tasso fisso rivolti a un pubblico giovanile.

Le banche non possono tirarsi indietro dalle garanzie a favore di chi compra una casa da costruire. Si tratta di fidejussioni senza possibilità di recesso per il garante. Lo precisa il decreto del ministero della giustizia n. 125 del 6/6/2022, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 197 del 24/8/2022, che si applica ai contratti di garanzia firmati a partire dal 23/9/2022.  Il decreto in commento è il regolamento attuativo del decreto legislativo e, in attuazione dell’articolo 3 comma 7-bis, ha approvato il modello standard della garanzia fideiussoria.
Banche e assicurazioni dovranno uniformarsi alle clausole tipo.
Pagano l’ammenda i singoli condomini dopo il distacco dell’intonaco dai balconi dell’edificio perché non hanno provveduto a metterli in sicurezza. E ciò benché non si sia formata in assemblea la maggioranza necessaria a stanziare i fondi necessari a realizzare lavori, che possono interessare le parti comuni del fabbricato oltre che quelle di proprietà esclusiva: inutile in tal caso tentare di addebitare il reato all’amministratore del condominio, che non ha il potere d’intervenire.

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  • Mps, la partita sull’aumento
Di fatto, chi non sottoscriverà l’aumento Mps vedrà azzerato il valore delle sue azioni. Perché l’idea di Lovaglio è di convincere i vecchi azionisti, e soprattutto attrarre quelli nuovi, per intraprendere il nuovo viaggio con un piano che promette un utile pre-tasse di 700 milioni nel 2024. E la cui meta è l’uscita del Tesoro — al quale l’Ue ha appena accordato più tempo — e la collocazione di Mps in un eventuale terzo polo domestico. Per l’ex banchiere di Unicredit che ha già rilanciato Banca Pekao e il Creval, la scommessa per il Monte è paragonabile a quella di una Ipo. Si ricomincia tutto da capo con un piano che questa volta deve essere eseguito, ha promesso Lovaglio. L’aumento sarà scindibile ed è stato siglato l’accordo di pre-underwriting con un consorzio di garanzia con i coordinatori Bofa, Citi, Credit Suisse e Mediobanca, ora ampliato a Santander, Barclays, SocGen e Stifel. Un segnale positivo all’aumento è arrivato già dai partner assicurativi, Anima sgr e da Axa.
  • Calo demografico. Blangiardo: nel 2070 avremo 560 miliardi di Pil in meno
Il presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo in una tavola rotonda al Meeting di Rimini, illustrando i numeri del calo demografico. «Dal punto di vista demografico al primo giugno di quest’anno i residenti in Italia sono 58,87 milioni, fra dieci anni avremo 57,628 milioni, cioè avremo perso 1,2 milioni di persone — ha aggiunto —. Dal 2014 a oggi ne abbiamo già persi 1,3 milioni» Una perdita crescente che se si lancia lo sguardo al 2052 arriva a 5 milioni. «Se andiamo al 2070 perdiamo 11 milioni abbondanti di persone». Le nascite vengono superate dai decessi «ma non solo per la pandemia. Nei primi 5 mesi del 2008 nascevano in Italia 232 mila bambini, nei primi cinque mesi del 2022 sono nati in Italia 149 mila bambini. La variazione è del 36%». Le modifiche demografiche, ha spiegato Blangiardo, generano ripercussioni anche sull’economia considerato che ad oggi le persone in età lavorativa tra i 20 e i 66 anni sono 36 milioni e che fra 30 anni saranno 27 milioni. «Il Pil di oggi vale 1.800 miliardi di euro — ha poi aggiunto — nel 2070 avremo 560 miliardi di Pil in meno, un -32% solo per il cambiamento della demografia».

  • Nuovo record negativo di nascite, stima Istat a 385mila per il 2022 Blangiardo: a rischio il Pil futuro
Un fiume di numeri l’intervento di Giancarlo Blangiardo al Meeting di Rimini. Numeri che delineano senza rischi di fraintendimento la crisi demografica del Paese, che viaggia verso un altro record negativo a fine 2022 con sole 385mila nascite. Un calo che prospetta impatti pesanti sul Pil, a partire dagli effetti dirompenti sulla domanda. Blangiardo ricorda che al primo giugno di quest’anno i residenti in Italia sono 58 milioni e 870mila, tra 10 anni caleranno a 57 milioni e 628mila, dopo che dal 2014 erano già diminuiti di 1,3 milioni. Tra 30 anni l’Italia perderà 5 milioni di abitanti rispetto ad oggi. «Ma un grande Paese – dice il presidente dell’Istat – deve avere anche una popolazione numerosa. Oggi siamo al 24esimo posto nella graduatoria mondiale e tra 30 anni saremo scesi al 38esimo». Questa dinamica significa in economia un calo di produttori, un calo di consumatori, un calo di prodotto lordo.