di Riccardo Belardinelli
La Toscana, il Carso, il parco dell’Aspromonte. Non solo mete di vacanza, ma località italiane predate dai fuochi degli incendi, con le fiamme che nelle ultime settimane hanno messo in pericolo decine di famiglie e provocato danni alla natura e alla società di questi luoghi – per di più in piena stagione turistica. Negli ultimi anni, gli incendi in Italia sono diventati una sorta di tassa estiva che fra esplosioni naturali, colpose e dolose hanno devastato la Penisola. Tanto che i dati sono allarmanti. Già nei primi mesi del 2022, cioè dal primo gennaio al 15 luglio, secondo i dati Effis citati da Legambiente nel report «Italia in fumo», si è registrato un +170% di incendi nel Paese, di cui un 60% di questi di causa dolosa e con 26,2 mila ettari di boschi e colture bruciati, con quasi 40 mila interventi dei vigili del fuoco, in aumento del 15%. Dati – preoccupanti – che succedono a quelli presi in analisi riguardo al periodo compreso tra il 2008 e il 2021, con una superficie usurata dagli incendi di 724 mila ettari, un’area pari all’estensione della regione Umbria e, solo nell’anno 2021, di 159.437 ettari di superficie boschiva e non devastati dalle fiamme (+154,8% sul 2020). Aumentano pure i reati tra incendi dolosi, colposi e generici, 5.385 (+27,2% rispetto al 2020) e le persone denunciate (658, + 19,2%). Le regioni più a rischio e in cui si sono verificati più incendi sono la Sicilia in primo luogo, seguita da Calabria, Campania, Sardegna, Lazio e Puglia.

«Di certo, l’impegno degli enti territoriali per il contrasto degli incendi boschivi, dolosi o colposi, è fortissimo», ha spiegato il presidente di Uncem-Unione nazionale comuni comunità enti montani, Marco Bussone. «Ora con il Ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali e la sua direzione foreste e montagna, e con il Ministero della coesione, lavoriamo per investire bene e in fretta 40 milioni di euro per la prevenzione degli incendi boschivi».

Perché parlare di soldi anche quando a bruciare è la terra? Perché il fuoco non è soltanto un grave danno per la salute e la natura del Paese. Ma ha anche un costo elevato. Secondo Coldiretti, per spegnimento dell’incendio, bonifica dell’area, ricostruzione, cura e gestione del danno forestale e perdite legate al turismo verde, la stima del costo di un incendio è di 10 mila euro per ogni ettaro delle aree devastate – in un arco di tempo lungo 15 anni. A ciò si aggiunge la spesa a parte dei mezzi. Su tutti, i Canadair, velivoli che possono portare più di 6 mila litri d’acqua da riversare sulle aree interessate dall’incidente. La protezione civile italiana ha una flotta di 15 Canadair modello CL45, prodotti dall’azienda canadese Viking air, il cui costo totale di un‘ora di volo è di circa quindicimila euro. Un po’ meno è la spesa che occorre per far volare gli otto elicotteri Erickson S64F, che in situazione di incendio hanno un costo di circa diecimila euro l’ora (dati aggiornati al 2021).

Come si legge sul sito del governo, le operazioni di previsione, prevenzione e lotta agli incendi sono di competenza delle singole regioni, mentre spetta «allo Stato attribuire il concorso alle attività di spegnimento con i mezzi della flotta aerea antincendio statali». A livello normativo, a regolare l’intervento per gli incendi in Italia è la legge n. 353 del 2000, poi modificata con un nuovo decreto nel 2021, per cui la possibilità di intervenire con ulteriori accorgimenti sulla situazione c’è. La scorsa settimana Legambiente ha lanciato dieci proposte di gestione e pianificazione con lo scopo di rafforzare la riforma della legge 353. Come spiega l’ente nel report Italia in fumo: «Legambiente torna a ribadire l’importanza della prevenzione e del rafforzamento delle attività investigative lanciando 10 proposte per contrastare gli incendi con lo scopo di rafforzare la riforma della legge 353 del 2000». E aggiunge: «Obiettivo solo parzialmente raggiunto con la legge 155/2021». (riproduzione riservata)
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