DAL REPORT DI FABULA: LE AZIENDE CHE PASSANO DI PADRE IN FIGLIO HANNO RESISTITO ALLA PANDEMIA

Meno problemi di liquidità, soluzioni di smartworking rapide ed efficienti, maggiore coinvolgimento delle nuove generazioni, aumento del fatturato sul fronte estero. Le imprese a conduzione familiare italiane hanno manifestato maggiore resilienza e reattività rispetto alle imprese non familiari durante l’emergenza sanitaria più acuta causata dalla pandemia.

Sono alcuni dei tratti che caratterizzano lo scenario delineato nello studio realizzato da Fabula, il Family Business Lab della Liuc – Università Cattaneo, in collaborazione con KPMG, Credit Suisse e Mandarin Capital, presentato in occasione del lancio dell’undicesima edizione del premio «Di padre in figlio – Il gusto di fare impresa», che si rivolge agli imprenditori che abbiano avuto la capacità, l’attenzione e la dedizione nel proseguire e valorizzare il lavoro dei propri genitori subentrando alla guida operativa e strategica dell’impresa, garantendone il successo e la continuità. Alla competizione possono partecipare imprenditori di società, almeno alla seconda generazione, con sede legale in Italia e che abbiano un fatturato maggiore a 10 milioni di euro.

«Ci aspettiamo di rilevare spunti di ripresa in molte delle imprese che andremo a intervistare nell’ambito della nuova edizione del premio», commentano Salvatore Sciascia e Valentina Lazzarotti, co-direttori di Fabula che hanno curato la survey, «quando la sopravvivenza è a rischio, infatti, le famiglie imprenditoriali si mobilitano per preservare l’impresa, il cui valore non è soltanto economico, ma anche sociale e affettivo. Mediamente più efficienti e parsimoniose, nonché più solide, le imprese familiari sono potenzialmente più capaci di fronteggiare situazioni di crisi. In Italia, inoltre, stanno facendo progressi in termini di dimensioni, professionalizzazione e apertura della governance. Ciò ci fa essere moderatamente ottimisti in merito alla loro capacità di affrontare questa tempesta meglio delle crisi precedenti».

In famiglia è meglio. Dalla lettura dei risultati della ricerca emerge che le aziende familiari hanno lamentato problemi di liquidità inferiori con il 35% delle aziende rispondenti rispetto al 56% delle non familiari nel corso del 2020. In prospettiva, tali percentuali si attestano sul 25% e sul 60%, rispettivamente per imprese familiari e per quelle non familiari, nelle previsioni per il 2021. Secondo le analisi degli esperti, inoltre, le imprese a carattere familiare meno frequentemente hanno messo in atto azioni di modifica della clientela, in particolare nel 45% dei casi al cospetto della quota del 65% delle imprese non familiari nell’anno 2020. Nelle previsioni del 2021, le imprese familiari prevedono azioni di modifica nel 49% dei casi, quelle non familiari nel 76% del campione coinvolto. Sul fronte del prodotto, il 46% delle aziende familiari ha messo in atto azioni di modifica contro il 56% di quelle non familiari nel 2020, nel 2021 tali percentuali si attestano, rispettivamente, sul 50% e sul 76%. Inoltre, nel corso del 2020, le imprese a conduzione familiare hanno reagito prontamente agli effetti negativi della pandemia mettendo in atto pratiche di smartworking per oltre il 70% dei casi, anche se la percentuale è prevista in riduzione nel 2021 (circa il 57%). E ancora, le imprese di famiglia hanno coinvolto maggiormente le nuove generazioni, per oltre il 50% dei rispondenti, e contano di farlo in misura ancora maggiore nel 2021 (59% circa). E hanno dato anche maggiore spazio a manager non familiari in circa il 30% dei casi, ma la percentuale prevista sale al 35% per l’anno in corso.

Le prospettive. La ricerca ha puntato i riflettori anche sulle prospettive nell’immediato futuro. In tal senso, le imprese a carattere familiare prevedono nel 2021 un aumento del fatturato estero per oltre il 60% dei rispondenti, in misura maggiore rispetto alle aziende non familiari che si fermano, invece, al 53%. In generale, per oltre l’80% dei casi si attende una ripresa del fatturato e per quasi il 70% una ripresa del reddito ante imposte, tali percentuali sono analoghe sia per le imprese familiari sia per quelle non familiari. Diversa è la visione della crisi e delle sue opportunità. Infatti, oltre il 75% delle imprese familiari non ritiene che la crisi attuale rappresenti una minaccia per la sopravvivenza, rispetto al 60% delle non familiari, e una percentuale ancora maggiore pari al 77% considera la crisi come un’opportunità di miglioramento.

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