SU 139,2 MILIARDI INVESTITI NEI TITOLI LOW CARBON 112,4 ARRIVANO DAL VECCHIO CONTINENTE
di Elena Dal Maso
L’Europa fa la parte del leone negli investimenti low carbon, le società che producono energia rinnovabile o investono nella transizione energetica. Secondo i dati di Morningstar, nel secondo trimestre del 2021 gli afflussi netti dei fondi sono aumentati del 12%, pari a 139,2 miliardi di dollari, di cui 112,4 miliardi, ovvero l’81%, provenienti dal Vecchio Continente. E solo 17,6 miliardi, ovvero il 13%, raccolti negli Usa. Nello stesso arco temporale il mercato generico dei fondi comuni ha registrato entrate per 756,9 miliardi. Alla fine di giugno il mondo green valeva 2.243 miliardi di dollari, l’82% dei quali in mano all’Europa.

Secondo gli analisti di Ubs si tratta ancora di una cifra contenuta, in realtà bisognerà investire almeno 300 miliardi in più di dollari l’anno, soprattutto dopo la pubblicazione del sesto e drammatico report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), una task force indipendente composta da 2000 scienziati dei maggiori centri di ricerca internazionali di 195 Paesi istituita dalle Nazioni Unite nel 1988 per valutare l’evolversi del clima a livello globale. Secondo la ricerca siamo troppo vicini al punto di non ritorno a causa dell’inquinamento ambientale. Il riscaldamento ha infatti già raggiunto 1,1 gradi Celsius (rispetto all’obiettivo di rimanere al di sotto di 1,5 gradi) e tutti i percorsi ragionevoli ora probabilmente ci porteranno oltre 1,5 gradi nei prossimi 20 anni. Il prossimo report, che si concentrerà sugli impatti del riscaldamento, sarà pubblicato a febbraio 2022.

Ubs ritiene che l’analisi dell’IPCC, assieme al fatto che a novembre si terrà a Glasgow il Cop26, la 26a conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, darà una notevole accelerata agli investimenti nel mondo low carbon. L’Agenzia internazionale dell’energia, nelle sue stime per il 2021 sugli investimenti energetici globali, indica un dato complessivo (capex globale) di 1.600 miliardi di dollari, di cui poco più della metà legati ancora alle fonti fossili e il resto a quelle pulite. Gli analisti di Ubs, stimano in realtà che vi sia a questo punto spazio per altri 300 miliardi di dollari di investimenti annuali che devono passare dall’energia fossile a quella pulita per arrivare al mix energetico coerente con l’obiettivo Ue di arrivare alla neutralità (Net Zero) entro il 2050. E l’energia pulita allora supererebbe petrolio e carbone.

Hector McNeil, co-ceo di HANetf, piattaforma inglese di investimento, ritiene che «il contenuto del report redatto dall’IPCC proponga uno scenario molto preoccupante. Il mondo è in fiamme e tutti dobbiamo fare di più per fare fronte ad un cambiamento climatico che si manifesta creando impatti devastanti». L’industria dei servizi di investimento «deve e può fare molto di più», spiega McNeil. (riproduzione riservata)

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