I NUMERI NEL REPORT DI CASSA FORENSE. OLTRE 13 MILA GLI ISCRITTI IN PENSIONE MA ANCORA IN ATTIVITÀ
di Michele Damiani
Un avvocato in pensione di età compresa tra i 65 e i 69 anni ha un reddito medio superiore agli 80.000 euro all’anno in Italia. Un under 40 in attività, invece, non arriva a 25.000 euro. La disparità emerge dall’analisi del report di Cassa forense sui numeri dell’avvocatura del 2020. L’ente di previdenza degli avvocati raccoglie ogni anno i dati sugli iscritti, con una serie storica che parte dagli anni ’80.

Sono 13.735 gli avvocati pensionati ancora in attività, secondo quanto si legge nello studio della Cassa. E tra questi rientra la porzione di categoria che matura il reddito medio più alto, ovvero i legali pensionati di età compresa tra i 65 e i 69 anni, con un reddito medio di 83.615 euro. Una notevole differenza con tutte le altre fasce, dovuta dalla somma di pensione e guadagni dell’attività che il professionista continua a svolgere. Si tratta di quasi 30.000 euro in più di quanto guadagna un avvocato in attività tra i 65 e i 69 anni, che si ferma a 56.695 euro. La differenza diventa notevole, come detto, se si mettono a confronto questi numeri con quelli degli avvocati più giovani; un legale in attività con meno di 40 anni percepisce infatti 23.226 euro all’anno di media in Italia.

Escludendo dal conteggio gli avvocati in pensione ma ancora contribuenti, la fascia di età che percepisce il reddito maggiore è quella compresa tra i 60 e i 64 anni, con 65.515 euro. A seguire la fascia 55-59, con 60.498 euro. L’ultimo posto in classifica lo prendono gli under 30, con 12.844 euro di reddito medio. Ma la situazione non migliora almeno fino ai 40 anni; tra 30 e 34 i guadagni sono di 16.448 euro, tra i 35 e i 39 di 23.226, come detto. Dopo i 40 si inizia a migliorare, con 30.245 euro di reddito annuo.

La differenza diventa ancora più netta se si inserisce la variante di genere nel paragone; a livello assoluto, le donne percepiscono un reddito medio di 24.889 euro, meno della metà di quello maschile che è di 53.849 euro. Leggermente meno sbilanciata la situazione prendendo a riferimento gli avvocati pensionati ancora in attività, con il reddito medio delle donne che è di 36.280 euro contro i 60.671 di quello degli uomini.

Anche a livello geografico si registrano notevoli differenze in merito ai redditi medi dei legali. Al nord, ad esempio, si percepiscono 57.600 euro, al sud e nelle isole 24.124 (al centro 44.245). La regione con i redditi più bassi è la Calabria (12.574), che è anche quella con il numero più alto di avvocati ogni mille abitanti (7/1000, si veda ItaliaOggi del 21 agosto 2021). I redditi maggiori, invece, sono in Lombardia (115.736 euro).

La Cassa riporta poi il numero di pensioni erogate; si tratta di 30.468 assegni, che si suddividono in 14.488 pensioni di vecchiaia, 1.492 di anzianità, 415 cumulate, 1.683 di invalidità e inabilità, 1.741 con il metodo contributivo, 2.829 indirette e 7.820 di reversibilità.

«Ritengo che, in questo periodo di assestamento della nostra categoria, sia necessario riflettere attentamente sugli equilibri interni all’avvocatura, anche in ordine al rapporto tra iscritti e pensionati attivi. Coloro che continuano comunque ad esercitare la professione rappresentano, infatti, il 6% del totale (sono 13.735 in numero assoluto): non è un ordine di grandezza irrilevante per le dinamiche che innesca. Mi riferisco, in particolare, all’opportunità di ragionare in termini di vero e proprio patto generazionale per trovare una soluzione condivisa, che possa aprire ulteriormente il mercato», il commento del presidente di Movimento Forense Antonino La Lumia.

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