di Angelo De Mattia
Dopo le rivelazioni di MF-Milano Finanza, non è chiaro quale potrà essere la stesura finale della norma che sarebbe contenuta nel decreto Agosto con la quale si stabilirebbe, in nome del golden power, l’obbligo di notifica preventiva al Governo non solo delle acquisizioni di partecipazioni che comportino il controllo delle società soggette alla normativa in questione, ma anche di quelle che consentano l’acquisizione di un notevole controllo, benché conseguito da persone giuridiche o fisiche europee. L’intento sarebbe quello di potere intervenire, da parte dell’Esecutivo, sull’assunzione di partecipazioni in Mediobanca e, in particolare, sul progetto della Delfin di Del Vecchio di salire da circa il 10 al 20% nell’istituto di piazzetta Cuccia. Lo scopo ultimo della misura che sarebbe stata progettata riguarderebbe la salvaguardia dell’autonomia delle Generali, di cui Mediobanca è il principale azionista con circa il 13%. Di qui l’efficace titolazione del Backstage, pubblicato ieri su questo quotidiano, che evoca un autunno caldo per quest’ultimo istituto.

Nella sostanza, alla notifica seguirebbe un esame da parte del Governo che potrebbe approdare a conclusioni diverse, anche, quindi, all’esercizio impeditivo del golden power. Si potrebbe definire una norma della specie, se tale resterà e non sarà radicalmente rivista come sarebbe necessario, una previsione contra personam? O si dispone di informazioni talmente dettagliate e sicuramente affidabili dalle quali sia possibile dedurre, non chiacchiere o mere evocazioni del lupo da parte di chi vi abbia interesse per mantenere le proprie posizioni di potere, una sorta di periculum in mora per le Generali? Un pericolo, per di più, per prevenire il quale gli azionisti privati del Leone di Trieste nulla starebbero predisponendo e, magari, ricorrerebbe comodamente alla mano pubblica, in nome del solito andazzo per il quale i vantaggi sono privati, ma i rischi e le contromisure devono essere di pertinenza pubblica?

Insomma, è il momento della serietà e della trasparenza. C’è un azionista privato – Leonardo Del Vecchio – che intende accrescere la sua partecipazione in Mediobanca. Ha una solidità finanziaria che ha pochi pari. Ha presentato, da tempo, l’istanza, con la sua Delfin, alla Vigilanza unica della Bce per essere autorizzato a incrementare l’interessenza. Non dovrebbe tardare, a questo punto, la decisione di questa Autorità, la quale avrà condotto un’analisi della richiesta dai più svariati punti di vista, muovendo dalla valutazione della coerenza con le norme, primarie e secondarie, vigenti. Fa parte di una tale disamina anche il ruolo delle partecipazioni detenute dall’istituto nel quale si intende far crescere l’interessenza. Le decisioni della Vigilanza potranno essere favorevoli oppure no e tradursi, in quest’ultimo caso, nel diniego dell’autorizzazione che andrà, però, rigorosamente motivato. Non c’è che da attendere, Pas trop de zèle.

Sarebbe più che doveroso, dunque, attendere questo responso piuttosto che ipotizzare nuove misure in funzione di una eventualità che per il momento, a meno che non sopravvenga una ben motivata e trasparente smentita, appare frutto di fantasia. D’altro canto, è vero che nella situazione ancora di crisi i vincoli europei possono subire un’attenuazione, ma una normativa quale quella che sarebbe stata progettata, pur tra dissensi all’interno della compagine governativa, o comunque la sua applicazione al caso Mediobanca configgerebbero con le norme sulla concorrenza e sul libero mercato estendendo enormemente l’area di intervento dei poteri pubblici, lasciando intendere, verosimilmente, che l’aumento del ruolo in Mediobanca sia una sorta di cavallo di Troia per altri ingressi nella partecipata triestina. Ciò accadrebbe proprio quando si stanno predisponendo i progetti del Recovery fund. Vi sono ampie ragioni per riflettere bene prima di passare al varo della normativa in questione, innanzitutto per prevenire il rischio di un boomerang. (riproduzione riservata)

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