Ammontano a oltre 500 miliardi i risparmi degli italiani custoditi in conti correnti che non rendono niente. Dai conti di deposito ai fondi monetari, 
dai bond alle polizze Vita: ecco le alternative per farli fruttare con pochi rischi
di Francesca Gerosa e Anna Messia

In Italia sono arrivati a oltre 500 miliardi di euro i risparmi custoditi in conti correnti che non rendono niente. Masse che sorprendemente sono lievitate in pieno lockdown, con gli italiani che ancora una volta hanno dimostrato di essere capaci di fare sacrifici e accantonare ricchezza nei momenti di difficoltà. Così lo scorso aprile sono arrivati a detenere sui conti correnti la cifra monstre di 790 miliardi. Una vetta mai raggiunta prima che ha segnato un aumento del 35,7% rispetto al 2015. Ma ben il 68% di questi risparmi, secondo l’analisi di Deposit Solutions, società fintech e piattaforma di open banking per i depositi, è bloccato su conti senza interessi. Tradotto in cifre: si tratta di 537 miliardi. Che non fruttano nulla e, anzi, spesso costano qualcosa. Non foss’altro per le spese di bollo, senza contare che alcuni istituti, specie sui grandi patrimoni, sono arrivati a penalizzare la liquidità nei conti correnti con tassi negativi.

Eppure, continuando a tenere il rischio sotto controllo, sul mercato c’è più di qualche alternativa per incassare un rendimento a breve termine nonostante i tassi d’interesse rasoterra. A partire dai conti deposito, che in cambio di un vincolo dell’investimento più o meno lungo riconoscono guadagni interessanti. Qualche occasione si trova anche nei fondi monetari o nei bond investment grade, come pure nelle polizze Vita a capitale garantito. A patto però di sapersi muovere con accortezza, a partire appunto dalla scelta dei conti deposito che nel resto d’Europa sono decisamente più diffusi rispetto all’Italia. Ad evidenziare il fenomeno è sempre Deposit Solutions: gli italiani sono i principali «amanti della flessibilità» con il 68% del loro denaro in c/c che va in depositi a vista, mentre solo il 6% è in depositi vincolati. Quest’ultima soluzione è invece scelta per il 67% dei risparmi dei francesi e addirittura per l’82% dei risparmi degli olandesi.

Un vincolo che rende. «Il conto di deposito rappresenta per gli istituti che li offrono un volàno per altre attività accessorie o servizi da proporre al risparmiatore, come il risparmio gestito, o per sostenere altre attività di business, come il finanziamento alle imprese», osserva Giuseppe Romano, direttore dell’ufficio studi di Consultique. I rendimenti variano in relazione alla durata dei vincoli, ma sono al di sopra del tasso di inflazione italiano, che lo scorso luglio era pari al -0,4% tendenziale annuo. Sono strumenti garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che assicura una copertura fino a 100 mila euro in caso di insolvenza dell’istituto. Investire oggi 10 mila euro nel conto deposito di Banca Progetto con un vincolo di 12 mesi rende lo 0,90% netto annuo anche grazie a zero spese. Mentre parcheggiare la stessa somma in Banca Privata Leasing rende l’1,3% lordo annuo, ma, a fronte di 20 euro di spese e della tassazione al 26%, il rendimento netto scende allo 0,77%. Stesse spese per illimity che offre un tasso netto annuo dello 0,54%. Quest’ultimo nel caso di Banca Ifis cala allo 0,35%, ma se l’orizzonte temporale diventa 36 mesi e l’investimento non è svincolabile l’istituto scala la classifica con un rendimento netto annuo pari all’1,29% (segue illimity con l’1,09%). «Il deposito vincolato offre un rendimento certo e definito in un contesto di volatilità e incertezza dei mercati. Il rendimento del deposito vincolato è superiore a quello dei titoli di Stato di pari durata», sottolinea Saverio Bonavita, responsabile della direzione centrale Capital Markets di Banca Ifis. «La nostra clientela ha dimostrato di essere fedele e spesso ha cambiato tipologia di deposito per durata del vincolo». Per Francesco Mele, cfo di illimity, rapidità, semplicità e sicurezza sono le caratteristiche che rendono il deposito a termine interessante. «È rapido perché le operazioni di trasferimento dei fondi sono effettuate tra conti di uno stesso intestatario», spiega. «È semplice perché avendo condizioni certe non richiede una conoscenza approfondita. È sicuro non solo perché gode della garanzia del Fondo Interbancario ma anche perché non esistono costi nascosti». Per rispondere a tutte le esigenze di risparmio illimity, ha fatto presente Carlo Panella, head of Direct Banking e chief digital operation officer, adotta un approccio flessibile che consente al cliente di scegliere durata e tipologia del vincolo: «Oltre a offrire tassi tra i più competitivi sul mercato, dà la possibilità di utilizzare gratuitamente conto corrente, carta di debito, progetti di risparmio e molti altri servizi». D’altra parte, evidenzia Luca Ascari, responsabile del Canale Online e Marketing di Banca Privata Leasing, la costanza con la quale gli italiani accumulano risparmio è pari solo alla determinazione con la quale intendono salvaguardarlo. In questo contesto «il mercato dei depositi vincolati si è sviluppato enormemente e con soluzioni variegate che consentono di ottenere rendimenti non pensabili su un comune conto corrente, mantenendosi liquidi».

La risposta dei fondi. Una valida alternativa può arrivare anche dai fondi che investono nelle brevi scadenze. In questa macro-classe di fondi l’attenzione dell’ investitore si dovrebbe concentrare su quella porzione della curva dei tassi che, per livello e forma, assume un profilo rischio-rendimento più interessante: il tratto di curva compreso tra 2 e 3 anni, consiglia Marco D’Orazio, direttore investimenti di BG Fund Management Luxemburg. «Il comparto BG Selection Sicav-Short Term Debt Fund cerca di catturare al meglio tali opportunità di investimento, rappresentando un’opportunità per fornire un rendimento positivo attraverso un portafoglio liquido e diversificato. La maggior parte del portafoglio è concentrata su titoli di Stato europei con scadenza tra 2 e 3 anni e, solo in via residuale, su titoli obbligazionari di grandi società finanziarie e industriali ad alto standing creditizio». La composizione segue un approccio di tipo top-down. La selezione dei titoli avviene secondo criteri fondamentali e rigorosi per sfruttare appieno, a livello strategico, il merito creditizio dell’emittente, ma anche, a livello tattico, il posizionamento del titolo sulla curva dei rendimenti dell’emittente. «La logica del prodotto sposa le necessità di investimento a breve dell’investitore che nell’arco dello scorso anno ha potuto godere di un apprezzamento del capitale dell’1,48% e anche quest’anno, nel contesto di mercati dominati dall’incertezza, riesce a guadagnare, ad oggi, lo 0,98%», segnala D’Orazio.

Anche il segmento ultra-breve termine (meno di 18 mesi) del credito, territorio elettivo del fondo Lemanik Active Short Credit, ha mostrato per due decenni un attraente mix di generazione di reddito, bassa volatilità e preservazione del capitale. «Dal 2007 ho ideato fondi mirati a gestire la liquidità con un orizzonte minimo di un anno e per oltre 12 anni hanno assolto molto bene al compito, anche in fasi critiche come il 2008 grazie a: vita media residuale del portafoglio inferiore all’anno, elevata liquidabilità (scadenze mensili medie 5%), assetto multi-valutario a cambio coperto, minimizzazione del rischio tasso e parcellizzazione del rischio di credito», spiega il gestore del fondo di Lemanik, Fabrizio Biondo. «E le prospettive di ritorno restano attraenti».

Bond prudenti con sprint. Per chi invece volesse adottare una duration lunga James Briggs e Tim Winston, credit portfolio manager di Janus Henderson Investors, consigliano di investire in credito investment grade. «I fallimenti di compagnie investment grade», notano Briggs e Winston, «sono abbastanza rari». Solo lo 0,49% delle obbligazioni con rating A ha vissuto situazioni di default negli ultimi 5 anni (nel segmento degli investimenti speculativi questo valore sale al 14,55%). «Questo non vuol dire che dobbiamo autocompiacerci sui bond corporate investment grade», avvertono i due esperti, «perché il tasso di default ha raggiunto un valore del 2,39% su bond che erano investment grade nel 1998». Senza contare che alcune obbligazioni rischiano di essere declassate al di sotto dell’investment grade nel momento in cui si deteriora la qualità del credito. «C’è una migrazione in atto verso il giudizio BBB», indicano Briggs e Winstone, «che attualmente rappresenta il 50% dei bond corporate sia statunitensi che europei». Sarà quindi opportuno capire quali società potranno sopportare l’aumento di livello del debito.

Polizze Vita a basso rischio. Trovare il titolo giusto può non essere semplice per risparmiatori meno avvezzi ai mercati. I quali potrebbero optare per una polizza Vita ramo I, «con la quale gli attivi vengono investiti in una gestione separata obbligazionaria, tipicamente un mix tra titoli di Stato e debito societario», torna a spiegare Romano (Consultique). Negli anni le possibilità di investimento in questi prodotti si sono ridotte per l’abbassamento dei rendimenti dei titoli e per la necessità delle compagnie di ottenere una marginalità superiore con altre tipologie di polizze (miste e unit linked). «Ma, per fare un esempio, sul mercato ci sono prodotti come Sicuramente Protetto di Genertel, che nel 2019 ha reso l’1,85% al netto del costo di gestione dell’1,20% al lordo dell’imposizione fiscale», conclude l’esperto di Comsultique. «Oppure Penso a Te di Intesa Sanpaolo, che nel 2019 ha reso il 2,05% al netto del costo di gestione dell’1,3% e al lordo delle tasse». (riproduzione riservata)

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