Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


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Sicurezza sul lavoro, Covid-19 e contenzioso. Non si ferma il dibattito sulle novità normative in materia di sicurezza sul lavoro introdotte in seguito all’emergenza sanitaria Covid-19, tenendo anche conto di una possibile recrudescenza della pandemia nelle città e sui luoghi di lavoro. Quali le responsabilità per i datori di lavori per la gestione delle misure di prevenzioni della diffusione del virus? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei maggiori giuslavoristi italiani, che in questi mesi hanno dovuto affiancare le aziende nelle decisioni relative alla gestione dell’emergenza Coronavirus.
«Gran parte della normativa emergenziale emanata per contenere e contrastare la pandemia da Covid-19 ha imposto misure obbligatorie di salvaguardia della salute pubblica che hanno costretto la collettività tutta a confrontarsi con dispositivi di protezione personali (mascherine e guanti) e procedure di sicurezza (igienizzazione frequente delle mani, misurazione della temperatura corporea, distanziamento fisico) di chiaro stampo preventivo-protettivo tipicamente lavoristico», spiega Francesco Bacchini, professore di diritto del lavoro all’Università di Milano-Bicocca e responsabile de dipartimento sicurezza dello studio legale Lexellent. «Poiché mai come in questi mesi la tanto invocata (ma spesso carente) cultura della sicurezza sul lavoro è stata anche patrimonio di conoscenze diffuse e generalizzate che hanno, giocoforza, riguardato tutta la popolazione e non solo i lavoratori, è legittimo nutrire la speranza che il doveroso rispetto delle regole di tutela dell’integrità fisica, sia propria che degli altri consociati, possa diventare un tratto saliente del vivere civile, ossia possa assurgere a dovere sociale al quale tutti, siccome cittadini, si sentono tenuti, soprattutto, ma non solo, sul posto di lavoro».
No a polizze per la responsabilità civile dei professionisti come «fonte di rendita parassitaria» per le assicurazioni. Le clausole che escludono la copertura, infatti, devono comunque essere interpretate in modo che non venga meno la funzione propria del contratto: difendere il cliente dagli errori tecnici compiuti in danno dei clienti. È dunque escluso che la riduzione del rischio in favore della compagnia possa nei fatti privare la polizza di ogni utilità pratica per l’assicurato, rendendo così ingiustificato lo spostamento patrimoniale a carico di quest’ultimo. È quanto emerge dall’ordinanza 14595/20, pubblicata dalla terza sezione civile della Cassazione.
Equilibrio da garantire. Accolto uno dei motivi del ricorso proposto dal geometra. Il professionista non risulta coperto dalla polizza Rc per l’errore compiuto nell’indagine urbanistica: i venditori dell’appartamento, suoi clienti, sono condannati a tenere indenne il compratore perché si scopre che c’è un abuso edilizio nell’immobile condominiale e il tecnico non se n’è accorto. Ma a essere sanzionato è soltanto l’avente causa dei suoi clienti e quindi l’assicurazione non paga. La Corte d’appello, tuttavia, si ferma al dato letterale nell’interpretare il contratto della polizza. Mentre bisogna verificare che la distribuzione dei rischi garantisca l’equilibrio nella posizione delle parti. E la Suprema corte, osserva il collegio, è sempre più attenta a smascherare le clausole delle polizze che neutralizzano il rischio o addirittura lo trasferiscono a carico dell’assicurato, a tutto vantaggio della compagnia.
Ai fini dell’assolvimento dell’imposta di registro ben può essere chiamato a rispondere del debito tributario, salvo rivalsa interna nei confronti dei contraenti, anche il notaio stesso rogante un atto di compravendita, nella sua veste di responsabile d’imposta. È quanto ha osservato con la sentenza n. 469/03/2019 la Ctp di Pavia, depositata lo scorso 8 novembre. Un contribuente esercente la professione di notaio impugnava un avviso di liquidazione notificatogli telematicamente dall’ufficio territoriale di Pavia e relativo al contestato versamento, avvenuto soltanto parzialmente, dell’imposta di bollo, di registro ed ipotecaria, relativamente a un contratto di compravendita da lui redatto e registrato.

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  • Correnti estive mai viste e nell’Italia tropicale i temporali sono cicloni
Con le correnti che cambiano, il mare che si surriscalda e senza più protezione dell’anticiclone delle Azzorre, l’Italia si trasforma in un pungiball preso a pugni dagli effetti della crisi climatica. È una condizione a cui dovremo abituarci – dicono gli esperti – anche in autunno, con eventi meteorologici sempre più intensi e devastanti. Un tempo, dopo ferragosto, quando l’anticiclone che da sempre ci regala stabilità se ne andava, arrivavano i temporali. Avviene anche ora, solo che accade prima e in maniera più violenta. Queste correnti – nonostante il 2020 abbia registrato finora un 30 per cento di pioggia in meno rispetto alla norma climatologica – veicolano nella seconda metà dell’anno fenomeni meteo estremi come temporali, bombe d’acqua, trombe d’aria e i venti che hanno devastato il nord Italia nel weekend dalla Lombardia alla Toscana, dal Brennero fino al cuore del Veneto. «Il cambio di circolazione, non più da est a ovest ma da sud a nord, sta portando a fenomeni intensi che si possono verificare ben prima dell’inizio dell’autunno. È un effetto diretto del cambiamento climatico». L’Italia regina per dissesto idrogeologico, con un clima che tende a una tropicalizzazione e un territorio fragile già devastato da sfruttamento del suolo, abusivismo e infrastrutture inadeguate, viene dunque sconvolta. «La temperatura del mare impatterà sull’autunno, probabilmente più caldo e piovoso. E i fenomeni meteo saranno violenti e distruttivi». Sappiamo che avverranno e dunque, per ammortizzare l’impatto, l’unico modo è prevenire.

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  • Acutis senza Cattolica si consola con i profitti di Vittoria e abbandona Cambin Industrial
Dopo il delisting del gruppo assicurativo di famiglia e la rinuncia del piano per conquistare la rivale Cattolica il patrimonio netto della holding Yafaè salito a 815 milioni. Con tante novità tra le partecipazioni.

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  • Maltempo: vittime e caos nelle strade
L’Adige che esonda bloccando l’Autobrennero. Decine di case nella vicina Egna evacuate in vista della piena. Un disperso nel Varesotto, forse travolto dalle acque di un torrente straripato. Un uomo grave, centrato da un fulmine nella Bergamasca. E poi trombe d’aria accompagnate da temporali e grandinate violentissime che hanno scoperchiato tetti, spezzato alberi e devastato centinaia di ettari di coltivazioni. Sono le conseguenze del maltempo che da sabato sta sferzando il Nord e il Centro che vanno ad aggiungersi alla tragedia più grave, quella di Massa, dove due sorelline di tre e 14 anni sono morte travolte da un pioppo caduto sulla tenda al campeggio presso cui erano in vacanza con i genitori. Intensi nubifragi hanno sferzato il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Friuli-Venezia Giulia. Ma la situazione peggiore è in Veneto. Ad Ancona una grandinata, con chicchi del diametro anche di dieci centimetri. In serata, per l’esondazione dell’Adige, era ancora chiusa l’autostrada A22 del Brennero. A Cles uno smottamento ha investito i binari, sfiorando un treno, e per questo è stato fermato anche il collegamento ferroviario. Allerta per le condizioni dell’Isarco e del Sarca, sul punto di straripare per le forti piogge. A parlare di «danni incalcolabili» è Coldiretti, non solo per il maltempo, ma anche per gli incendi che invece tormentano il Sud, in particolare la Sicilia, dove ad Altofonte, nel Palermitano, sono state evacuate 400 persone per un rogo doloso.

Da adesso non si potrà prescindere da Leonardo Del Vecchio per ogni scelta strategica di Mediobanca e della sua principale partecipazione al 13%, Generali. Con un investimento finora di circa 700 milioni per il 9,9% di Piazzetta Cuccia destinato a crescere, ora che ha ottenuto dalla Bce l’ok ad arrivare fino al 20%, Del Vecchio, a 85 anni e forte di 20 miliardi di patrimonio personale, si pone come il perno di quello che resta della Galassia del Nord. Ma non ci si attendono rivoluzioni. Almeno non a breve. La prima cosa che succederà è che comprerà azioni Mediobanca. Poi, da qui a fine ottobre — alla tradizionale assemblea di Mediobanca del 28 ottobre — si capiranno meglio le sue strategie, finora mai esplicitate. Certamente, dopo aver discusso per mesi con le autorità di vigilanza e poi, dalla richiesta ufficiale di fine maggio, atteso quasi tre mesi per l’ok ottenuto il 26 agosto, il patron di Luxottica userà il via libera Bce per andare oltre il 9,9% che con la holding lussemburghese Delfin possiede da novembre 2019.
L’emergenza Covid ha provocato cali vertiginosi dei fatturati e incertezza sul prossimo futuro delle Pmi. La precarietà è sempre stato uno dei peggiori nemici della programmazione industriale. Eppure, oggi più che mai, servono lungimiranza e capacità patrimoniale per affrontare una fase che rimane davvero complessa. L’imprenditore ha bisogno di continua liquidità per fronteggiare pro-blemi quotidiani attuali e prepararsi ad un futuro incerto e nebuloso. Nasce così l’idea di Nsa di creare un prodotto specifico per incentivare le imprese: «Scontato proteggere» è la proposta per ridurre il casto aziendale assicurativo (31% la media del risparmio delle 212 operazioni del 2019). «Si tratta—spiega Stio—di garantire alle imprese liquidità sotto forma di finanziamento a tasso zero (Taeg e Thn zero) della spesa assicurativa triennale dell’azienda, che porta a una rateizzazione mensile della stessa e inoltre libera la provvista normalmente dedicata, che rimane nelle disponibilità dell’azienda Il tutto con un risparmio di circa il 30%. Non vogliamo che, per mancanza di soldi, i nostri clienti rinuncino alle adeguate coperture assicurative e mettano a rischio, l’azienda, i loro collaboratori e la fatica fatta in tanti anni di lavoro».