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A Finpriv 6,7 milioni di cedole

Pesenti, Pirelli, Fca, Generali e, più di recente, Unipol. Nomi che nei decenni hanno fatto la storia di Mediobanca quando ancora Piazzetta Cuccia era qualcosa di molto diverso dalla public company pazientemente disegnata da Alberto Nagel. Oggi quei nomi sono ancora riuniti in un salottino che custodisce l’1,6% dell’istituto, per un valore di mercato di 103 milioni di euro. Si tratta di Finpriv, un veicolo la cui nascita risale all’era di Enrico Cuccia, quando veniva utilizzata per bloccare le quote in attesa del passaggio a nuovi soci. Oggi il capitale è spartito tra sei azionisti di peso per cui certamente la partecipazione ha un significato più storico che finanziario: Unipol (28,7%), Fca (14,3%), Pirelli (14,3%), Italmobiliare (14,3%), Tim (14,3%) e Generali (14,3%). Alcuni di questi soci hanno dismesso da tempo la propria partecipazione diretta in Mediobanca, come la famiglia Pesenti uscita nel 2018, mentre altri sono recentemente rientrati come la Unipol di Carlo Cimbri che alla fine dell’anno scorso si è acquattata poco sotto il 2%.

Sui fondi pensione ora si cambia

Scatta il conto alla rovescia per la nuova governance dei fondi pensione. Sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale le direttive con cui la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), lo scorso 29 luglio ha dettato le istruzioni per gli adeguamenti alla nuova normativa europea (direttiva 2341 del 2016). Si tratta dell’ultimo tassello necessario a far entrare nel vivo il nuovo regime, dopo l’emanazione del decreto di recepimento delle regole Ue, nel febbraio 2019 e le consultazioni pubbliche seguite. Le principali modifiche riguardano la governance, con un focus particolare sulla gestione dei rischi, prescrivendo la necessità di un sistema di controllo interno, ma anche dei costi: «Il sistema di governo dei fondi deve risultare proporzionato alla dimensione, natura, portata e complessità delle attività del fondo pensione, affinché la struttura non risulti indebitamente onerosa», si legge nel documento della Commissione presieduta da Mario Padula.

Gestioni separate, attivi 2019 in crescita del 20,6%

Nel periodo 2015-2019 il numero di gestioni separate in euro e in valuta si è ridotto da 319 a 273 e da 25 a 14, anche per effetto della concentrazione delle imprese. Le gestioni con Fondo utili, istituite dall’Ivass, a fine 2019 sono sei. Gli attivi sono cresciuti del 20,6%; a fine 2019 risultano pari a 552,6 miliardi di euro, a fronte di riserve tecniche pari a 541 miliardi. Gli investimenti in titoli di Stato e obbligazioni sono diminuiti dall’86 all’81%. I titoli di stato italiani, l’attivo principale scelto dalle gestioni separate, si sono ridotti dal 52 al 44%. Ridotti di poco gli impieghi in obbligazioni societarie (dal 25 al 24%). Il peso in portafoglio sia dei titoli di Stato che delle obbligazioni societarie con un rating BBB si è ridotto a favore di investimenti con più elevato merito di credito.