Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Sfidare Paesi come l’Irlanda e il Lussemburgo sul fronte fiscale è un’impresa impossibile senza l’intervento del legislatore. Ma Ivass è pronta a fare quanto di sua competenza per rendere più competitive le polizze di diritto italiano, tenendo ferme trasparenza e sicurezza per i risparmiatori. Il cantiere per la maxi riforma del prodotti Vita, come annunciato dal presidente dell’Ivass e direttore generale della Banca d’Italia, Daniele Franco, è aperto. Si parte dalle unit linked e il primo obiettivo sarà rivedere i vincoli dei cosiddetti pir assicurativi, penalizzanti rispetto ad altri strumenti. Ma non solo. A questo punto c’ è spazio per una riforma più profonda visto che la normativa che regola questi strumenti risale al 2002 e nel frattempo le unit linked hanno avuto spesso una «deriva» estera. Si tratta di prodotti che come sottostanti hanno fondi comuni, ma non solo. Con il cappello assicurativo (e con i conseguenti benefici di impignorabilità, insequestrabilità ed esclusione dall’asse ereditario) questi strumenti possono funzionare di fatto come una gestione patrimoniale, specie, appunto, se creati fuori dai confini nazionali. Una questione finita anche davanti ai tribunali che, in più di qualche caso, ne hanno eccepito la natura assicurativa.
Mediolanum My Life Wealth è un’assicurazione sulla vita di tipo unit linked a vita intera, appartenente quindi al Ramo III, che si caratterizza come un prodotto interamente personalizzabile grazie all’unione tra la pianificazione finanziaria e la copertura assicurativa. Il contraente può scegliere di destinare il premio in uno o più fondi abbinabili, che rappresentano le opzioni di investimento previste dal prodotto, sulla base della propria propensione al rischio, della durata e delle proprie aspettative di rendimento, ma almeno il 50% dell’importo versato va investito in fondi di società facenti parte del Gruppo Mediolanum e la restante parte in fondi con brand differente. La scelta presa in esame in questo caso prevede che l’investitore adotti come unico sottostante finanziario il fondo interno Easy Fund, nell’opzione a premio unico.
Fideuram Vita Insieme Premium è un contratto di assicurazione sulla vita a premio unico e a vita intera di tipo unit linked. I premi possono essere investiti sia in fondi interni costituiti all’interno della compagnia – Bilanciato, Flessibile, Obbligazionari Altre Specializzazioni- sia in fondi esterni riconducibili a diverse categorie azionarie e obbligazionarie, compresi sottostanti ESG ovvero sostenibili e socialmente responsabili. Fideuram Vita Insieme Premium consente quindi l’accesso ai mercati finanziari con elevata personalizzazione della composizione del portafoglio a seconda delle esigenze e della propensione al rischio del cliente. La polizza prevede inoltre un bonus una tantum pari all’8% del premio, che verrà riconosciuto alla sottoscrizione del contratto sotto forma di maggiorazione del numero delle quote attribuite al contratto.
Giovedì 30 luglio chi si fosse aspettato di veder rimbalzare sull’asfalto i tappi di champagne, come accaduto in via Filodrammatici alla fine dell’opa Telecom, sarà forse rimasto deluso. Non solo perché i tempi sono cambiati da quel maggio del 1999 quando Roberto Colaninno e i capitani coraggiosi piantarono la bandiera della Olivetti sull’ex monopolista, ma anche perché in via Monte di Pietà lo stile della casa è diverso. «Siamo persone sobrie», si è confidato uno dei protagonisti dell’operazione che ha portato Intesa Sanpaolo al 90,21% di Ubi. «C’è stato soltanto un ristretto giro di telefonate in serata; anche perché il lavoro è stato molto duro, a tratti estenuante, e sentiamo tutti la necessità di prendere fiato». Se insomma il finale è stato all’insegna dell’understatement, fino alle ultime ore attorno all’offerta pubblica di acquisto e scambio ha orbitato freneticamente un pool di banker, legali e consulenti come non si vedeva da anni sul mercato italiano. Oltre alle dimensioni del deal e all’attenzione da parte dei regolatori, a complicare il lavoro di Intesa sono stati i numerosi colpi di scena che, da febbraio a giugno, hanno costellato la partita rendendone a tratti incerto il risultato.
La pandemia ha accelerato i trend già in atto e premiato le società tecnologicamente più efficienti. Così l’amministratore delegato Alessandro Foti motiva i numeri di crescita realizzati da Banca Fineco nel primo semestre di quest’anno, in piena emergenza Covid-19. L’utile netto è salito del 30% a 181 milioni e i ricavi totali sono cresciuti del 25,8% a 407 milioni. «In questo periodo i clienti hanno cercato sempre di più una gestione efficiente dei propri risparmi e questo, aggiunto all’aumento dei tassi di risparmio degli italiani registrato in questo periodo, spiega la nostra performance», dice il manager che annuncia nuovi piani di sviluppo di Fineco all’estero, in Germania e Francia, dopo il Regno Unito, e riguardo a eventuali pretendenti per la banca dice serafico che «sarà il mercato a decidere».
Le commissioni di performance dei fondi comuni restano ancora un’area poco trasparente e difficile da decifrare perché le società di gestione procedono in ordine sparso sulle modalità di applicazione anche per via di una normativa europea che, malgrado gli sforzi fatti negli ultimi anni, lascia ancora margini di manovra. Si tratta di costi prelevati in base ai risultati conseguiti dal fondo, si aggiungono alle commissioni di gestione annue (che sono invece fisse e vanno per la maggior parte a remunerare la rete di consulenza) e alle eventuali commissioni di ingresso (che si possono negoziare e che vanno anche esse ai collocatori). La percentuale trattenuta dalla performance può basarsi sull’incremento del valore della quota rispetto al valore precedente, oppure rispetto ad un parametro di riferimento (benchmark). L’ultima authority, in ordine di tempo, intervenuta è l’Esma, l’autorità di sorveglianza dei mercati finanziari europei, che lo scorso 3 aprile ha emanato, dopo una consultazione durata circa nove mesi con le varie autorità e associazioni dell’industria del risparmio gestito, le Linee guida sulle commissioni di performance nei fondi comuni. Sono norme elaborate tenendo in considerazione anche le disposizioni elaborate sul tema nel 2016 da Iosco (l’Organizzazione internazionale delle commissioni di vigilanza sui mercati finanziari).
Advisor di Atlantia nella complessa partita Autostrade; a fianco di Carlo Messina nell’opas di Intesa Sanpaolo su Ubi; consulente del governo per l’uscita da Mps; presente nella fusione Fca-Psa (attraverso la controllata Messier Maris) e nella riorganizzazione strategica di Esselunga. Sono solo alcune delle operazioni di investment banking che vedono Mediobanca nel ruolo di regista grazie al tandem fra Alberto Nagel, l’amministratore delegato, e Francesco Canzonieri, a capo del Cib (corporate investment banking). Piazzetta Cuccia è tornata a ruggire come un tempo? Al centro delle operazioni di sistema in Italia? Qualche voce critica ricorda che talvolta, nel settore dell’investment banking, si fanno grandi operazioni a forte sconto, anche a puro costo, pur di conquistare clienti e farsi pubblicità. Ma i conti presentati giovedì 29 raccontano che le commissioni registrate dal Cib sono state pari a 226 milioni nell’ultimo anno. E di queste circa un terzo sono state messe a segno grazie alle attività di advisory. Giovedì 30 luglio il gruppo ha pubblicato i conti e in quell’occasione, l’ad Nagel ha detto che «Mediobanca avrà un ruolo di primo piano nel consolidamento bancario, che nei fatti è già partito e ci coinvolgerà anche in altre realtà in qualità di advisor. L’attività di m&a è avvenuta in un modo che non mi sarei aspettato ma in una maniera molto efficace»». Il top manager ha citato non solo il caso Intesa-Ubi ma anche quello di Generali su Cattolica, che di fatto hanno dato il via al m&a finanziario in Italia.
  • Poste incassa 546 milioni
L’effetto Covid si fa sentire anche su Poste Italiane, che ha chiuso il primo semestre 2020 registrando un calo dell’utile del 28,5% a 546 milioni di euro. Nel periodo la società guidata da Matteo Del Fante ha conseguito ricavi per 5,1 miliardi, in contrazione tendenziale del 7,9%, con un ebit in flessione del 29,2% a 766 milioni, complice una riduzione dei costi di 2 miliardi per un totale di 4,3 miliardi. Le attività finanziarie a fine giugno hanno raggiunto 548 miliardi dai12,2 miliardi di dicembre 2019 soprattutto in scia a una maggiore raccolta netta totale pari a 9 miliardi. «La politica del dividendo resta inalterata per il 2020», ha detto Del Fante.

Via libera dei soci di Cattolica assicurazioni, con il 71% dei sì, alla trasformazione della compagnia in società per azioni. Sono state approvate anche le modifiche statutarie e il direttore generale Carlo Ferraresi è stato nominato consigliere di amministrazione. Ora, ha spiegato la società, «si potrà dare luogo a quanto previsto dall’accordo quadro con le Assicurazioni Generali». «La votazione dell’assemblea segna un nuovo capitolo della storia della nostra società», si legge in una lettera inviata dal presidente Paolo Bedoni e dal d.g. Ferraresi ai dipendenti. «A larga maggioranza, infatti, è stata votata la proposta del consiglio di amministrazione di trasformare la compagnia in spa. Una scelta che conferma il percorso di riforme intrapreso 20 anni fa con l’obiettivo di rendere il nostro gruppo sempre più competitivo sul mercato e al passo con le best practice del settore assicurativo. Una strada che abbiamo percorso insieme, unendo in questi anni sacrifici, impegno e soddisfazioni. Ed è proprio grazie al vostro supporto, mai venuto meno, che siamo stati e continueremo a essere una compagnia solida e proiettata al futuro».
Conti superiori alle attese del mercato per Poste italiane, che nel primo semestre ha realizzato un utile netto di 546 milioni di euro (-28,5% su base annua) nonostante l’emergenza sanitaria. I profitti del secondo trimestre sono ammontati a 239 milioni (-26,2%). I ricavi sono diminuiti del 7,9% a 5,1 miliardi e la strategia del dividendo è confermata, in vista dell’aggiornamento del piano strategico previsto nel quarto trimestre. Intanto la società si tira fuori dalle aggregazioni bancarie, ma non del tutto dall’operazione con la quale il governo intende riportare Autostrade sotto l’ala pubblica. «Il consolidamento bancario non è nella nostra road map strategica», ha detto l’a.d. Matteo Del Fante. «La nostra strategia è stare più vicini ai nostri clienti e creare valore per gli azionisti». L’obiettivo è rafforzare il business nei prodotti finanziari, nella scia degli accordi già attivi con Intesa Sanpaolo e Unicredit.

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  • Il Pil crolla del 12,4% ma l’Italia non è più pecora nera d’Europa
Il Covid regala all’economia tricolore il peggior trimestre dal ’95 (anno in cui inizia la serie storica di dati) ma l’Italia – per una volta – non è il fanalino di coda per crescita nella Ue. Il Pil tra aprile e giugno è sceso del 12,4% rispetto al primo trimestre 2020 e del 17,3% su base annua. In tre mesi abbiamo bruciato 50 miliardi e 289 milioni, 552 milioni di entrate al giorno. La novità statistica però è che in Europa c’è chi sta peggio di noi: il – 18,5% della Spagna ha cancellato gli ultimi sei anni di boom iberico. Il Portogallo è a – 14,1%. Persino la Francia, -13,8%, è alle nostre spalle. «Forse ci siamo fasciati la testa troppo presto – conferma Francesco Daveri, professore di macroeconomia alla Sda Bocconi – . Certo la Germania, – 10,1%, ha fatto meglio di noi. Ma visto che l’Italia è stato il primo paese a finire in lockdown e tra marzo e aprile è andata peggio degli altri, il risultato è significativo e fotografa una ripartenza abbastanza rapida ». «Questi dati, pur negativi a causa della pandemia, indicano una flessione meno grave di quanto atteso – ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – e testimoniano la possibilità per l’Italia di proseguire nel percorso di ripresa grazie anche al decreto in via di finalizzazione».
  • Generali va a segno Cattolica diventa spa per un pugno di voti
Forse le truppe cammellate dei tempi d’oro ce l’avrebbero fatta a bloccare la trasformazione in spa di Cattolica Assicurazioni. Quelle truppe di soci calate dai pullman per socializzare al buffet e poi votare, ognuno la sua azione. Ma le truppe cammellate, all’assemblea della vita ieri a Verona, non erano arruolabili per due ragioni. La prima, che la partecipazione in remoto causa Covid ha tenuto più bassa di altre volte l’affluenza, solo il 14,7% del capitale, circa 2.700 soci. L’altra, che il vertice guidato dal 2006 da Paolo Bedoni, quello che un tempo avrebbe armato la resistenza al cambiamento, un mese fa si è affidato a nuovi santi. Santi di Trieste, che non metterebbero neanche uno dei 300 milioni promessi in una mutua. Così, dopo un luglio non senza polemiche nella città scaligera, dove sono tornati in voga campanilismi tipo “padroni nella mutua di casa nostra”, il voto decisivo è passato con il 70,7% dei presenti, una manciata di consensi più del 66,67% richiesto (la maggioranza qualificata). Hanno deciso 1.910 soci, poco più del 10% del totale. Tra essi, probabilmente, pure l’emissario di Warren Buffett, il guru degli investimenti Usa che entrò al 9% portato dall’ex ad Minali. E ora fa buon viso al gioco del futuro primo azionista Generali, che a settembre lo scalzerà, e lo diluirà, entrando in Cattolica con il 25% .

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  • Del Fante: «Politica dei dividendi invariata»
L’effetto lockdown per Poste Italiane si traduce nel secondo trimestre in un calo del 13,1% dei ricavi (2,3 miliardi), rispetto al medesimo trimestre del 2019, e dell’utile netto che diminuisce del 26,2%, attestandosi a 239 milioni. Un andamento che sui conti dei primi sei mesi del 2020 porta i ricavi a 5,1 miliardi (-7,9%) e l’utile a 546 milioni (-28,5%). Il gruppo, guidato da Matteo Del Fante, ha adottato intanto una riduzione dei costi (-9,6% a quota 2 miliardi). Sul fronte delle aree di business il calo della corrispondenza è mitigato dai ricavi nel settore pacchi, a tenere sono i servizi finanziari e i servizi di pagamento, più penalizzati i servizi assicurativi. Del Fante conferma:«La politica di dividendi resta invariata fino all’aggiornamento del piano nel quarto trimestre».
  • Cattolica, storico sì alla società per azioni (e al socio Generali)
Cattolica Assicurazioni diventa spa e apre le porte alle Generali che si preparano a entrare nella gestione e nel capitale (24,4%) sottoscrivendo 350 milioni dell’aumento da 500. Una svolta storica per l’unica cooperativa quotata che in Borsa ha poi segnato un rialzo dello 0,59% a 5,14 euro avvicinandosi al prezzo di sottoscrizione di Generali (5,55). È questo l’esito dell’assemblea di ieri, celebrata a distanza e tutt’altro che una passeggiata visti i numeri: a favore della spa ha votato il 70,7% dei 2.700 soci contro il 29% dei contrari. Per questa delibera era previsto un quorum dei due terzi. Quindi solo 150 voti hanno fatto la differenza. La trasformazione in spa avrà efficacia dal primo aprile 2021 ed è un altro passaggio chiave nel percorso verso la partnership industriale con Trieste. Il coordinamento di Casa Cattolica, la rete di associazioni di Cattolica contrarie all’accordo con le Generali, ha fatto sapere che si ritroverà nei «prossimi giorni» per «valutare l’impugnazione» dell’assemblea di ieri in aggiunta a quella del 27 giugno scorso.

  • Cattolica diventerà una spa I soci dicono addio alla Coop
Con il 71% dei voti a favore il vertice di Cattolica vince il primo round contro i soci dissidenti. L’assemblea tenuta ieri, da remoto come da disposizioni per la pandemia da Covid-19, ha votato a favore della trasformazione in spa. Ora la strada per il cambiamento radicale della compagnia assicurativa che prima vedrà l’ingresso di Generali nel capitale e poi il definitivo abbandono della forma cooperativa entro la prossima primavera, appare tutta in discesa. Permane, sul piano concreto, un solo ostacolo al momento, ossia l’udienza al Tribunale di Venezia del prossimo 17 agosto. In quella sede i giudici dovranno valutare se la richiesta di impugnativa dell’assise del 27 giugno promossa dai soci dissidenti contro il sì all’aumento di capitale, passaggio propedeutico alla spa, abbia fondamento o meno. Di certo il Tribunale pare non aver colto motivi d’urgenza considerato la data in cui è stata fissata l’udienza, ossia a valle dello snodo cruciale della spa. Tuttavia si vedrà cosa stabilirà il giudice e in proposito, ieri i soci dissenzienti hanno fatto sapere che si riservano di impugnare anche questa seconda delibera.
  • Generali ora è «soddisfatta»: partnership tra i gruppi al via

  • Il bilancio a due facce dei gestori