La cautela delle famiglie spinge la raccolta dei premi Vita, tornata a salire per la prima volta dopo la pandemia. Il focus è sulle multi-ramo per via del doppio mix. Ma attenzione a costi e rendimenti

di Paola Valentini
L’incertezza e il bisogno di protezione legato alle preoccupazioni sull’andamento dell’economia di fronte alle incognite dell’emergenza sanitaria hanno fatto lievitare la liquidità parcheggiata dalle famiglie sui conti correnti. Nel frattempo, anche negli investimenti prevale la ricerca di rendimenti a basso rischio, fattore che spiega la ripresa del mercato delle polizze Vita. In base agli ultimi dati dell’Ania, in giugno in Italia la nuova produzione è tornata a crescere per la prima volta dall’inizio dell’epidemia. Il saldo è ora di 6,58 miliardi, +1,2% rispetto allo stesso mese del 2019 (anche se ancora in calo rispetto a gennaio e febbraio, quando il new business mensile superava gli 8 miliardi). Un risultato trainato dalle polizze Vita multi-ramo che nell’attuale contesto di mercato rappresentano una soluzione che le reti di collocamento propongono come formula per combinare la ricerca di sicurezza con la possibilità di spuntare qualche punto di rendimento in più rispetto ai depositi. In giugno, i nuovi premi relativi a prodotti multi-ramo (esclusi quelli previdenziali) hanno registrato una raccolta pari a 2,6 miliardi, in netto aumento rispetto ai tre mesi precedenti (il confronto con giugno 2019 segna però un -3,8%). Considerando anche i dati degli altri mesi, nel semestre il saldo di tali prodotti è di 14,9 miliardi, il 41% dell’intera nuova produzione Vita.

Un dato che non stupisce considerando che le polizze multi-ramo investono i premi sia nelle gestioni separate (polizze di ramo I) sia nelle unit linked (polizze di ramo III). Rappresentano pertanto un prodotto ibrido che consente di proteggere l’investimento grazie alla garanzia del capitale propria delle ramo I (la garanzia al termine del contratto o in caso di decesso si riferisce al capitale investito al netto dei costi di entrata e di uscita). Per via del calo dei tassi, il rendimento delle gestioni separate oggi risulta più contenuto che in passato perché il portafoglio è investito prevalentemente in titoli di Stato italiani, ma vanta sempre stabilità nel tempo dato che le attività sono valorizzate al costo d’acquisto e non al valore di mercato e quindi non risentono delle fluttuazioni dello spread Btp/Bund: in media, negli ultimi anni la performance offerta è stata del 3% lordo annuo, che diventa circa il 2% netto perché le compagnie prelevano dal rendimento commissioni pari a circa un terzo del risultato, come ha rilevato l’analisi dell’Ivass (si veda tabella in pagina).

Accanto alle gestioni separate, l’altra componente delle multi-ramo, vale a dire quella relativa alla parte costituita dalle unit linked, non prevede garanzia del capitale. Punta invece a cogliere maggiori opportunità di performance perché investe in fondi o in sicav legati all’andamento dei mercati finanziari. In alcuni casi la polizza è preconfezionata e prevede fin da subito quale quota è destinata alla gestione separata e quale alla componente unit linked. In altri casi, soprattutto per i prodotti con un’elevata soglia d’ingresso – come nel private banking – l’investitore può scegliere sia la composizione in termini di percentuali del mix sia su quali comparti investire. Sono previsti poi sistemi di ribilanciamento che consentono all’assicurato di attivare passaggi tra fondi e gestione separata e viceversa. Nelle unit linked, quindi, i rendimenti dipendono dai mercati e possono avere una volatilità più accentuata, ma anche maggiori potenzialità di guadagno rispetto alla componente della gestione separata. Per far capire ai sottoscrittori quanto possono rendere le polizze Vita a contenuto finanziario, la normativa europea ha introdotto a partire da inizio 2018 il Kid (Key Information Document). Si tratta di un documento standard (di tre pagine) che riassume le informazioni chiave. Consegnato prima di acquistare un prodotto d’investimento, questo l’intento dei regolatori, dovrebbe permette una più semplice comparazione tra polizze differenti. I Kid contengono una simulazione dei possibili rendimenti del prodotto, calcolati in base alle performance passate e presentati divisi su quattro scenari: dalla situazione di mercato estrema (ad esempio shock o tensioni politiche), fino all’ipotesi più favorevole, passando alla situazione intermedia (scenario moderato) che rappresenta anche il quadro evolutivo più probabile.

Per dare un’idea dei costi, la compagnia è tenuta a pubblicare nel Kid anche una stima delle commissioni nel periodo di detenzione raccomandato e il loro impatto sul rendimento annuo. MF Milano Finanza ha analizzato i Kid delle polizze multi-ramo in collocamento sul mercato italiano e nella tabella in pagina sono riportati a confronto i rendimenti e i costi dei prodotti offerti dalle principali compagnie. Per le polizze che offrono solo un’opzione d’investimento, il Kid è unico. Mentre nel caso di polizze che offrono più combinazioni tra gestioni separate e unit linked è previsto un Kid per ogni scelta. Ad esempio Aviva Life offre cinque diversi mix con profilo di rischio crescente della polizza Aviva Selection Plan. Per il portafoglio più esposto ai mercati (Combinazione 5 che ha il 20% di gestione separata), nello scenario moderato il rendimento medio annuo netto atteso a dieci anni (orizzonte consigliato) di un investimento di mille euro l’anno è dell’1,74%, pari a un rimborso di 11.885 euro. I costi cumulati sono di 2.027 euro, il che vuol dire una diminuzione del rendimento annuo del 2,81%. Invece Bnl Money Saving di Cardif Vita (Bnp Paribas) ha una sola combinazione che nello scenario moderato, per un investimento in unica soluzione di 10mila euro, prevede a cinque anni un rendimento dello 0,49% medio annuo netto, ovvero un capitale di 10.246 euro con costi totali nel periodo di 832 euro che si traducono in una riduzione del rendimento annuo dell’1,66%.

Questi dati confermano che nella scelta delle polizze Vita, a fronte di maggiori garanzie assicurative, vanno ponderati non soltanto i rendimenti, ma anche i costi associati al prodotto che, soprattutto in orizzonti brevi possono pesare in maniera rilevante su risultato. Va detto che dalla loro, oltre all’impignorabilità e all’insequestrabilità, i prodotti di ramo I e III beneficiano ancora oggi di alcuni vantaggi fiscali rispetto ad altri strumenti, pur ridotti negli ultimi anni: l’esenzione dell’imposta di successione in quanto sono fuori dall’asse ereditario e il rinvio della tassazione dei capital gain al riscatto o all’evento morte, oltre all’esenzione dell’imposta di bollo per le ramo I.

Taglietti (MetLife): più attenzione contro i rischi rari
La crisi epidemiologica sta inducendo profondi mutamenti anche nei comportamenti individuali e nella percezione della priorità dei bisogni da soddisfare. E l’industria assicurativa si è fin da subito attrezzata per rispondere ai nuovi trend del mercato determinati da Covid-19, come spiega Maurizio Taglietti, general manager Italia di MetLife, gruppo Usa che assicura 100 milioni di clienti nel mondo.

Domanda. Quali sono le esigenze che gli assicurati hanno manifestato?

Risposta. Molte aziende si sono mosse per integrare o rafforzare le tutele offerte ai propri dipendenti tramite le polizze assicurative, soprattutto quelle che garantivano continuità al servizio durante il periodo di lockdown, ma non solo. Da parte di chi era già assicurato, abbiamo rilevato l’esigenza di essere rassicurato sulle coperture, motivo per cui, ad esempio, abbiamo informato gli assicurati con coperture sia Vita sia malattia del fatto che, in caso di Covid-19, erano tutelati.

D. Quali sono i trend?

R. La situazione potrebbe portare il mondo imprenditoriale e dei privati a una maggiore propensione a tutelarsi con prodotti di protezione specifici. Allo stesso modo, di certo l’annoso problema dei bassi tassi costituisce un fattore da tenere in considerazione. Ma uno dei trend più vistosi e virtuosi è stato senz’altro l’accelerazione della digitalizzazione di aziende e consumatori. E, seppur non ai livelli del lockdown, ritengo che l’emergenza sanitaria abbia definitivamente spinto l’Italia ad adottare un approccio digitale.

D. In termini più ampi quali sono dal vostro osservatorio le dinamiche del mercato assicurativo?

R. È evidente che l’emergenza sanitaria va affrontata in un’ottica di risk management. In questo senso credo che abbia portato alla luce quanto sia centrale la tutela nei confronti di tutti quei rischi che si possono classificare come molto rari, ma il cui impatto è esteso. Ci sono tre filoni importanti.

D. Ovvero?

R. Il primo è la tutela della business continuity che, fino a ieri, era una preoccupazione solo delle grandi organizzazioni, ma oggi vediamo come abbia un effetto ancora più forte anche sulle pmi e addirittura sull’imprenditore individuale. La seconda è la responsabilità del datore di lavoro, tema molto discusso durante la fase di emergenza, che può generare bisogni di tutela legale, ma anche della salute e del tenore di vita del dipendente. L’ultimo trend, vista l’impennata del digitale, riguarda un’adeguata analisi e tutela dei rischi informatici.

B. Generali protegge i patrimoni tra Francia, Svizzera e Lussemburgo
Il Lussemburgo è un mercato ampio per le polizze Vita perché conta su oltre 20 miliardi di euro di premi lordi l’anno di cui 40% da clienti italiani. Un’industria quella del Granducato che, grazie alle sue caratteristiche, si rivolge al segmento del private banking, in gergo assicurativo il private insurance. Il mercato vede operatori attivi da anni, ma anche new entry come Banca Generali che con Generali Luxembourg, controllata del Leone di Trieste, ha da poco creato Lux Protection Life, polizza di diritto lussemburghese multi-ramo che si differenzia dal resto del settore per l’innovazione. Grazie alla presenza internazionale del gruppo triestino, la gestione separata (ramo I) è sviluppata in Francia mentre la componente in fondi (ramo III) è depositata in Lussemburgo attraverso Generali Luxembourg. «Lux Protection Life è pensata per la clientela italiana che punta ad aumentare il livello di diversificazione e protezione senza tralasciare le dinamiche del passaggio generazionale», spiega Andrea Ragaini, vice direttore generale di Banca Generali.

In pratica, la classica ripartizione delle multi-ramo nella componente di ramo 1 che si espone ai titoli di Stato (gestioni separate a capitale garantito) e di ramo III (fondi o sicav) è rispettata, ma in Lux Protection Life la ramo I (che arriva al 40% del totale) è di diritto francese, anziché italiano come per quelle oggi proposte in Italia. Ciò «permette al cliente di avere una diversificazione del rischio Paese perché la gestione separata contiene prevalentemente obbligazioni associate al mercato francese. Una scelta pensata per aumentare il livello di protezione contando sulla stabilità di un Paese come la Francia con rating AA. Il tutto con la possibilità per il cliente di raccogliere i rendimenti in Italia, sfruttando un quadro giuridico favorevole per gli investitori italiani», aggiunge Ragaini. La componente di ramo III viene allocata spaziando all’interno di oltre 300 fondi selezionati da Generali Luxembourg, «con una maggiore diversificazione rispetto a quanto è possibile fare con le polizze di diritto italiano», ha sottolineato il manager, «perché a differenza di queste ultime che consentono di investire soltanto in fondi con quotazione giornaliera, quelle lussemburghesi possono avere al loro interno fondi illiquidi come gli alternativi, che in un contesto come l’attuale sono a nostro parere strumenti interessanti». Accanto ai fondi, Banca Generali ha previsto l’inserimento di gestioni patrimoniali: cinque linee seguite dal team della banca guidata dall’ad Gian Maria Mossa. «Poi abbiamo cinque linee in Svizzera depositate in Ubs Lugano gestite da Bg Valuer, la nostra fiduciaria elvetica e questo dà un ulteriore profilo di diversificazione», commenta Ragaini. In più, il gruppo sta inserendo nuove protezioni facendo leva sulle competenze attuariali del gruppo Generali. «Oltre alla classica temporanea caso morte, abbiamo previsto la possibilità di fissare il livello massimo raggiunto dalla polizza nel corso della vita. Una clausola che costa soltanto 10 punti base l’anno perché possiamo contare sulla logica mutualistica delle assicurazioni», dice Ragaini. Il taglio minimo è di 2,5 milioni. «Le polizze italiane non hanno portabilità, mentre questa polizza lussemburghese può circolare: si basa su un conto italiano di Banca Generali ma se il cliente decide di cambiare il conto andando in Ubs Lugano lo può fare. Quando si ha un grande patrimonio, diventa importante delocalizzare e diversificare gli asset e la polizza è l’unico strumento al di fuori del trust che permette di fare pianificazione intergenerazionale», conclude Ragaini.
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