di Elena Dal Maso
Warren Buffett, il super gestore a capo del colosso Berkshire Hathaway, ha votato a favore della trasformazione di Cattolica in spa il 31 luglio e a favore della nomina in cda di Carlo Ferraresi, direttore generale. E’ quanto emerge dal rendiconto delle votazioni in assemblea. Buffett aveva rilevato il 9% di Cattolica (e così si legge sul sito della società, aggiornato allo scorso gennaio), ma all’assemblea del 27 giugno si era presentato con poco più del 5% del capitale. Ieri sera il cda della compagnia ha deliberato all’unanimità la nomina dello stesso Ferraresi quale amministratore delegato, mantenendo la carica di dg. Al manager è stata conferita la funzione di sovrintendere al sistema dei controlli interni del gruppo. Il consiglio ha inoltre esercitato la delega conferita dall’assise per l’aumento del capitale per l’importo di 500 milioni di euro, così come richiesto dall’Ivass a fine maggio per ripristinare i livelli di solvibilità del gruppo veronese. L’operazione è prevista in due tranche di cui la prima, per 300 milioni, riservata alle Generali, che come da accordi già comunicati al mercato dovrebbe salire al 24,4% dell’azionariato. L’aumento riservato dovrebbe aver luogo verso fine settembre. Mentre quello aperto a tutti gli azionisti, per 200 milioni, circa un mese più tardi. In quel caso Generali dovrebbe intervenire con la quota parte, quindi attorno a 50 milioni, e il mercato dovrebbe contribuire con i restanti 150 milioni. L’esecuzione dell’aumento è soggetta al via libera dell’Ivass perché il Leone possa andare oltre la soglia di rilevanza del 10% (infatti l’obiettivo è al 24,4%) dopo che quest’ultimo ne avrà fatto richiesta.

Secondo quanto ha potuto ricostruire MF-Milano Finanza da fonti finanziarie, Generali dovrebbe presentare istanza di salire in Cattolica entro la fine della settimana prossima. Poi l’Ivass avrà 60 giorni di borsa aperta per dare una risposta. Intanto salgono a 11 le persone indagate dalla procura di Verona (fra cui il presidente Paolo Bedoni, l’ad Carlo Ferraresi, il segretario del cda Alessandro Lai, per illecita influenza sull’assemblea) e il cerchio potrebbe allargarsi, secondo quanto ha riferito il procuratore Angela Barbaglio al Corriere del Veneto, dopo che la Gdf ha sequestrato i verbali delle ultime tre assemblee su richiesta della Consob. Alle spalle la segnalazione dell’ex ad di Cattolica, Alberto Minali. (riproduzione riservata)

Invag valuta le azioni del Leone almeno 17,5 euro
di Andrea Giacobino
Il titolo delle Assicurazioni Generali vale almeno 17,5 euro, ben al di sopra delle attuali quotazioni (circa 13). Questa spiega perché i soci di Invag, salotto buono voluto da Mediobanca che detiene lo 0,77% del gruppo assicurativo, approvando il bilancio 2019 hanno deciso di iscrivere la quota di 12 milioni di titoli del Leone di Trieste a 210,3 milioni, anche perché il valore di borsa di fine dello scorso anno era pari a 221 milioni. L’intera quota (che ha consentito a Invag di incassare poche settimane fa un dividendo di 6 milioni a valere sull’esercizio 2019 della compagnia assicurativa) è in pegno all’istituto di Piazzetta Cuccia, che a Invag ha erogato un finanziamento di 115,7 milioni, rinnovato fino ad aprile 2021. Il bilancio si è chiuso con un utile di 18,3 milioni (15,4 milioni l’anno prima) che riportato a nuovo ha fissato il patrimonio netto a 94 milioni. Al capitale di Invag partecipano -oltre a Mediobanca- i gruppi Gavio, Lavazza, Zannoni, Minozzi, Brunori e due quote sono intestate fiduciariamente. A metà dello scorso anno la società ha ridotto la quota nel Leone di Trieste da 21 a 12 milioni di titoli e a fronte del recesso di alcuni soci portatori del 30% del capitale sono stati venduti sul mercato 6,2 milioni di titoli a 17,8 euro, incassando 113 milioni. Al contempo la società ha trasferito 2,6 milioni di azioni Generali a soci uscenti (portatori del 12,4% del capitale) fra i quali March Limited riconducibile alla famiglia Broggini, l’imprenditore romagnolo Luigi Valentini, Arvedi Steel Engineering e la lussemburghese Globo. Le due operazioni (recesso e scissione) hanno determinato una riduzione del capitale di Invag anno su anno da 119,6 a 68,4 milioni. (riproduzione riservata)

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