Il colosso assicurativo contro i rendimenti negativi dei titoli tedeschi
Il ceo Bäte critica la politica della Bce sui tassi: non serve all’economia, ma al risanamento di bilanci pubblici. Critiche all’Eurotower anche da 875 banche cooperative di Germania
di Francesco Bertolino

Si moltiplicano in Germania i segnali di insofferenza nei confronti della politica ultra-accomodante della Banca Centrale Europea. L’ultimo assume un significato particolare perché arriva dal gruppo assicurativo più grande del mondo e per tradizione incline a un’estrema riservatezza: Allianz . In un incontro con la stampa il ceo del colosso bavarese Oliver Bäte ha annunciato: «Non compriamo più titoli di Stato tedeschi» per via dei loro rendimenti fortemente negativi (-0,7% ieri il decennale). Considerato il ruolo e il peso di Allianz nel panorama finanziario tedesco e globale, la sua rinuncia al Bund è destinata a far rumore in Germania e all’estero. Ma più che a Berlino, il messaggio di Bäte sembra diretto a Francoforte, all’Eurotower. Bäte ha infatti rinnovato le critiche alla politica monetaria della Bce di Mario Draghi, già espresse in precedenti occasioni. Per il numero uno del gigante assicurativo i tassi negativi non sono serviti all’economia, ma si sono rivelati utili solo allo scopo politico di risanare i bilanci pubblici dei Paesi più indebitati del Sud Europa. Nonostante i tassi negativi e l’acquisto di obbligazioni per 2.600 miliardi di euro, ha aggiunto Bäte, la Bce non ha raggiunto l’obiettivo di inflazione al 2%. Anzi, il bassissimo costo del denaro ha causato un’inefficiente allocazione di risorse e investimenti in Europa. La speranza di Allianz , insomma, è che a settembre Draghi non sfoderi di nuovo il bazooka e che il prossimo presidente della Bce, Christine Lagarde, possa dare una svolta alla politica monetaria dell’eurozona. Un auspicio condiviso dall’associazione delle banche cooperative tedesche (Bvr) che riunisce 875 istituti tedeschi con oltre 30 milioni di clienti. «Sebbene le prospettive economiche nell’area dell’euro si siano deteriorate negli ultimi mesi, soprattutto a causa dei conflitti commerciali internazionali in corso, l’orientamento della politica monetaria è già estremamente espansivo», ha scritto Andreas Martin, ceo di Bvr. «Un ulteriore allentamento della Bce non porterebbe nuovo slancio all’economia, ma finirebbe per aumentare gli effetti collaterali dannosi». Secondo l’associazione, «le principali vittime dei tassi di interesse estremamente bassi sono i risparmiatori della zona euro. Ma anche il settore bancario tradizionale è messo in difficoltà dalla politica ultra-accomodante della Bce».
In Germania politica ed economia vanno coalizzandosi contro i tassi negativi. Settimana scorsa il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz ha aperto al divieto di interessi di mora sui depositi bancari fino a 100 mila euro. La proposta, criticata dalle banche tedesche, è stata interpretata da molti osservatori come un messaggio indiretto del governo Merkel alla Bce: è ora di alzare i tassi. «All’inizio del mandato del nuovo presidente della Bce», aveva infatti rivendicato Markus Söder, leader della Csu e autore della proposta, «il governo federale deve chiarire che i tassi negativi non sono più una soluzione praticabile: danno un segnale completamente sbagliato e portano a un’erosione dei risparmi» Inoltre segnali inequivocabili dell’impazienza degli investitori nei confronti di rendimenti sempre più negativi sono arrivati anche dal mercato nel corso delle ultime aste per i titoli di Stato tedeschi. La settimana scorsa la Germania è riuscita sì a collocare il bund trentennale al 2050 a un tasso sottozero (-0,11%) per la prima volta nella storia, ma ha pagato il rendimento negativo con una domanda quanto mai scarsa. L’asta è stata infatti tecnicamente scoperta: a fronte dei 2 miliardi di euro offerti le richieste degli investitori si sono fermate a 869 milioni, meno della metà. I rendimenti negativi stanno progressivamente riducendo l’attrattività dei titoli di Stato tedeschi «erodendone gradualmente la base di investitori», avevano avvertito gli analisti di Commerzbank dopo l’asta. La fuga di Allianz dai bund sembra dar loro ragione.
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