Adesioni all’opas oltre il 96%. Il prezzo dell’operazione è 300 milioni. Da chiarire il ruolo di Munich Re
di Anna Messia

A 30 anni dalla quotazione Vittoria Assicurazioni è pronta a lasciare Piazza Affari. Alla chiusura dell’operazione di offerta pubblica di acquisto e scambio, posticipata dal 24 al 31 agosto, manca in verità ancora qualche giorno ma già ieri la compagnia assicurativa controllata dalla famiglia Acutis aveva registrato adesioni per il 96,26% del capitale superando la soglia minima del 95% che era stata fissata per il successo dell’opas. Ed è stata oltrepassata anche l’asticella del 95,75% che consentirà lo squeeze out, ovvero il ritiro della azioni residue. Tutto è pronto quindi per il riassetto voluto dalla famiglia Acutis che punta a ritirare dal listino la compagnia assicurativa, che ha un flottante del 40,76%, e a semplificare la catena di controllo. Nei piani, anche se ancora non c’è nulla di definitivo, c’è la fusione inversa con Vittoria Capital, la società che controllava già il 51,15% di Vittoria Assicurazioni e che ha lanciato l’opas. Quel che è certo è che il prezzo dell’opas sarà di circa 300 milioni, più basso rispetto ai 385 milioni massimi che erano stati stanziati con la linea di credito concessa a giugno scorso da Banco Bpm a Vittoria Capital. In alternativa al pagamento dei 14 euro per azione, che rappresentano un premio pari al 16% rispetto al prezzo di borsa degli ultimi sei mesi e del 20% sulla vigilia dell’opas, gli azionisti di Vittoria Assicurazioni potevano infatti optare per un corrispettivo in azioni di Vittoria Capital. E secondo quanto risulta a MF-MilanoFinanza solo circa il 27% degli azionisti avrebbe scelto il contante, mentre un altro 10% avrebbe preferito il concambio delle azioni, consentendo a Vittoria Capital di risparmiare di conseguenza più di 80 milioni. Si tratta di soci di lunga data della compagnia e della famiglia Acutis, come Francesco Baggi Sisini, editore della «Settimana Enigmistica», che ha deciso di concambiare le sue azioni in titoli Vittoria Capital, società non quotata controllata all’82% da Yafa Holding (anch’essa interamente posseduta dagli Acutis e che a sua volta controlla l’8,09% di Vittoria, con la famiglia che nel complesso deteneva quindi già il 59,24% dell’assicurazione).

A questo punto resta da capire quali saranno le prossime mosse della compagnia presieduta da presidente emerito Carlo Acutis. Nei giorni scorsi Adriana Acutis, amministratore delegato di Yafa, ha fermamente smentito le voci che mettono Vittoria Assicurazioni al centro di prossime operazioni di consolidamento del mercato assicurativo italiano. L’intenzione dell’azionista è di mantenere il controllo sulla compagnia, ha puntualizzato Acutis, ma è indubbio che Vittoria, che si era quotata a Piazza Affari nel 1988 per entrare sul segmento Star nel 2001, con un roe 2017 di oltre il 10%, fa gola a molti competitor, dai colossi stranieri come Axa o Allianz , sempre pronti a crescere in Italia, ai fondi di private equity come Cinven, che già in passato si erano proposti. Intanto c’è da capire se effettivamente si procederà con la fusione inversa o se invece il gruppo preferirà mantenere il debito in capito a Vittoria Capital, tenendolo quindi separato dalla compagnia. E su questo punto un ruolo importante potrebbe averlo anche Munich Re , storico partner degli Acutis e azionista con il 12% di Vittoria Capital. Tra i due soci è stato firmato un patto parasociale che concede al riassicuratore tedesco il diritto di prelazione in caso di vendita della quota di maggioranza in Vittoria Capital e a cascata su Vittoria Assicurazioni . Ma non mancano le voci che danno il colosso riasscurativo tedesco intenzionato ad alleggerire la sua presa sull’Italia. (riproduzione riservata)

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