di Paola Valentini

Paolo Molesini

Primo miglior semestre di sempre per Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking. L’utile netto consolidato della private bank guidata da Paolo Molesini si è infatti attestato a 454 milioni di euro, in crescita del 2% rispetto al primo semestre 2017. «La nostra è una crescita continua, sostenibile e resiliente a fattori esogeni e condizioni di mercato», ha sottolineato l’ad. «L’equilibrio tra la crescita delle commissioni ricorrenti e una gestione oculata di costi e investimenti ha permesso una generazione di valore a livelli record». In aumento anche le masse amministrate arrivate a fine giugno a 217,9 miliardi, cioè dell’1% rispetto al 31 dicembre 2017 e del 4% rispetto a un anno fa, e di questi il risparmio gestito (152,9 miliardi), rappresenta oltre il 70%. Da notare l’aumento delle masse amministrate in regime di consulenza a pagamento, pari a 38,9 miliardi, il 18% del totale.
L’evoluzione del patrimonio rispetto alla fine del 2017 è riconducibile alla raccolta netta (5,5 miliardi) che ha più che compensato l’effetto mercato, che nei primi sei mesi dell’anno ha inciso in misura sfavorevole sul valore degli asset (-4,2 miliardi). I flussi netti dello stesso periodo 2017 erano stati superiori (7,5 miliardi), ma l’attività commerciale in questa prima parte del 2018 ha dovuto fare i conti con un contesto di mercato meno favorevole. L’analisi per aggregati mostra che la raccolta netta di risparmio gestito si è attestata a 2,9 miliardi (6,7 miliardi nel primo semestre del 2017) mentre quella di risparmio amministrato ha superato i 2,5 miliardi (800 milioni nei primi sei mesi del 2017), riflettendo un orientamento più conservativo dei flussi di risparmio, legato alla congiuntura di mercato.
Al 30 giugno il numero complessivo dei private banker delle reti ha raggiunto quota 6.050 (in crescita di 60 unità rispetto al 31 dicembre 2017), con un portafoglio medio pro-capite intorno ai 36 milioni.
Per quanto riguarda le altre voci di bilancio, le commissioni nette si sono attestate a 860 milioni, in aumento del 3% rispetto a metà 2017, con un peso predominante (94%) delle commissioni nette ricorrenti (810 milioni, +5%). L’andamento riflette principalmente la crescita delle masse medie di risparmio gestito, passate da 142,7 miliardi nel primo semestre 2017 ai 153,1 miliardi attuali (+7%). Le commissioni ricorrenti, ovvero di gestione, sono prelevate direttamente dalle masse e quindi crescono al crescere di queste ultime, a differenza di quelle di performance legate all’andamento dei mercati, quindi meno prevedibili.
Il contributo di Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking al risultato corrente lordo del gruppo Intesa Sanpaolo è intorno al 15%, mentre l’intera divisione wealth management & protection ne rappresenta la metà. «Malgrado un mercato non facile, abbiamo archiviato un semestre record e questo si deve a una struttura di ricavi solida, basata su entrate ricorrenti che quindi risentono meno del contesto generale», ha spiegato Molesini. «Inoltre il nostro modello di business è meno volatile di altri, perché si basa sulla consulenza, ossia sulla capacità di costruire un portafoglio di qualità e di mantenerlo nel tempo: molto alto il tasso di affezione dei clienti che, in media, restano con noi per oltre 30 anni».

Peraltro nel primo semestre 2018 il bilancio non ha ricevuto alcun apporto dalle commissioni di performance (marginali, solo un milione di euro, anche nei primi sei mesi 2017) non solo per via dell’andamento dei mercati ma soprattutto perché queste sono applicate secondo una metodologia di calcolo più vicina alle esigenze dei clienti, a differenza di quanto accade in altri casi sul mercato. Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking esclude infatti il prelievo trimestrale e quello senza high water mark (una clausola che prevede che la commissione di performance sia calcolata sulla base dei rendimenti positivi, ma anche delle eventuali perdite pregresse).
Le spese di funzionamento, pari a 282 milioni, sono rimaste sostanzialmente in linea. Il cost/income ratio è risultato pari a 29%, in diminuzione di un punto percentuale rispetto ai primi sei mesi del 2017.
I coefficienti patrimoniali consolidati si confermano ampiamente al di sopra dei livelli minimi richiesti dalla normativa. In particolare, al 30 giugno 2018 il Common Equity Tier 1 ratio è pari al 16,2%. «Il nostro modello di servizio mostra la sua forza in ogni contesto di mercato, proprio perché riesce a creare valore per i clienti nei momenti più incerti e complessi. È per questo che intendiamo continuare a rafforzare questo modello in Italia, ed a promuoverlo sempre di più anche all’estero», aggiunge Molesini. In particolare sul fronte internazionale «stiamo investendo per creare futuri motori di crescita anche all’estero. Il nostro hub sarà in la svizzera Intesa Sanpaolo Private Bank Suisse, che è stata rinforzata con l’acquisizione di Morval, concretizzatasi nel primo semestre. Ora c’è un piano per unire le due banche a partire dal prossimo anno, con lo sviluppo di nuove attività, soprattutto in America Latina», prosegue Molesini che in autunno si appresta a festeggiare il cinquantesimo compleanno di Fideuram, una ricorrenza che coincide anche con i 50 anni di vita della professione del consulente finanziario in Italia. (riproduzione riservata)

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