di Francesco Barresi

Il medico non può omettere di soccorrere un paziente in codice rosso perché il reparto è momentaneamente chiuso. Lo chiariscono i giudici della sesta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, nella sentenza 24163/2018 del 13 aprile, che ha deliberato su un delicato caso di disservizio ospedaliero che ha provocato il decesso di una donna, trasportata in codice rosso con patologia cardiaca e dispnea severa, in cui il medico aveva omesso «di mettere in atto il protocollo diagnostico-terapeutico previsto per l’approccio ai pazienti in dispnea». Questo perché, secondo il medico, la direzione sanitaria lo aveva sollevato dalla scelta di attuare, o meno, il protocollo di pronto soccorso, optando di dirottare tutti i pazienti in codice rosso presso un altro nosocomio, «poiché il guasto perdurante del servizio di radiologia avrebbe reso impossibile o inadeguato il soccorso ai pazienti più gravi». Ma soprattutto perché gli strumenti per la radiologia erano, al momento della richiesta di soccorso, guasti e quindi inutili per soccorrere la paziente in pena. I giudici di piazza Cavour, esaminando nel dettaglio la vicenda con tutte le carte in mano, hanno respinto il ricorso del medico. «Non vi è traccia, nel provvedimento impugnato, dal quale risulta soltanto una programmata interruzione del reparto di radiologia tra le ore 12,30 e le 15,30 – spiegano i porporati – risultando la paziente pervenuta al Pronto soccorso alle ore 15,20». Ma i giudici supremi, rimuovendo il motivo di doglianza sull’interruzione tecnica del servizio di radiologia, si concentrano su quello morale e deontologico. «Ineccepibile è la considerazione, secondo la quale il rifiuto di prestare soccorso alla paziente, in codice rosso, risultava ingiustificato sia in relazione al previsto rispristino – di lì a poco – del servizio di radiologia – precisano gli ermellini in punto di diritto – come pure alla essenzialità di detto servizio, rispetto ad una serie di accertamenti che potevano prescindere da esso». Da qui il rigetto del ricorso, constatata «l’indiscussa urgenza dell’intervento richiesto dal 118 relativo ad un paziente in «codice rosso», invece, dirottato pretestuosamente ad altro ospedale».

Fonte:
logoitalia oggi7