di Angelo De Mattia
L’ad di Generali , Philippe Donnet, non commenta. Quello di Unicredit , Jean Pierre Mustier, dice che Mediobanca è una partecipazione finanziaria ma che non si vende finché non va in pareggio. Quello di Mediobanca , Alberto Nagel, sostiene che la quota nel Leone di Trieste è cruciale ma che non ci sono dogmi sul suo destino e che Unicredit -Mediobanca -Generali sono tre soggetti diversi. Tuttavia, se dovesse rispondere al vero che si sta progettando l’allentamento o il superamento degli intrecci di interessenze di Unicredit in Mediobanca , della quale è il primo azionista, e di quest’ultima in Generali , che pure è la prima azionista, allora veramente saremmo a una svolta storica, sì, ma che prenderebbe atto del contesto mutato da qualche decennio.

Se ora, mentre il sistema bancario, dopo la grave crisi attraversata, inizia un nuovo percorso, si avviasse un’operazione del genere con lo scopo di trasformare le Generali , innanzitutto, ma anche Mediobanca in vere public company, gli impatti settoriali e generali sarebbero rilevanti; si affermerebbero effettivamente trasparenza e competitività; si aprirebbero i rispettivi capitali a nuovi soggetti con riflessi sulla governance; si eliminerebbe ogni ipotesi di controllo di fatto con una bassa percentuale azionaria. Ma non solo. Generali potrebbe rafforzarsi per diventare protagonista di primo piano in sede internazionale: la vicenda dell’operazione progettata e poi abortita di Intesa Sanpaolo rappresenta più di un monito per il vertice della compagnia, oggi proiettata nell’asset management, ma che avrebbe bisogno di un significativo rafforzamento del capitale. D’altro canto, con una tale rivoluzione silenziosa (almeno agli inizi), si opererebbe una sferzata di mercato su Mediobanca .

Troppo suggestivo, questo piano per ora abbastanza generalgenerico, ma al tempo stesso troppo auspicabile per essere attuato? Lo si potrà sostituire con innovazioni normative – alcune già vigenti come Basilea 3 che indurrà entro il 2019 a una calibrata discesa della partecipazione di Mediobanca nelle Generali – le quali, per esempio, ripristinino le specializzazioni funzionali, distinguendo le banche commerciali da quelle d’investimento, e/o rivedano la regolamentazione dei conglomerati, nonché riconsiderino il concorso di più partecipazioni azionarie anche se non riconducibili a un patto? Soluzioni importanti, ma che si precludono di affrontare il toro per le corna. Per gli attuali manager delle tre aziende lo scioglimento dell’intreccio potrebbe essere una sfida nella quale varrebbe la pena cimentarsi.
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