di Carlo Giuro
Il settore assicurativo europeo è stato profondamente modificato dal nuovo regime introdotto dalla direttiva Solvency II, entrata in vigore il 1° gennaio 2016. La norma introduce un sistema definito come risk-based poiché mette al centro dell’attenzione la qualità e la quantità di rischio che ogni impresa si assume con i suoi impegni verso gli assicurati e con i suoi investimenti delle disponibilità finanziarie. La nuova regolamentazione prudenziale è stata costruita con l’obiettivo di coprire tutti i rischi che incombono sull’attività di un assicuratore compresi entro in intervallo di probabilità del 99,5% l’anno. Quali sono i principali punti di attenzione? Attingendo alla specifica guida esplicativa dell’Ivass, la casa di Solvency II, è stata costruita su tre pilastri. Il primo fissa i requisiti quantitativi del nuovo sistema di vigilanza. Non si guarda solo al capitale, ma anche alla corretta valutazione di tutti gli obblighi verso gli assicurati, alla diversificazione degli investimenti, alla loro coerenza con le passività, alla profittabilità e sostenibilità nel tempo dei prodotti offerti, alla capacità di mitigare i rischi tecnici e finanziari. La solvibilità di un’impresa assicurativa è tuttavia concetto ancora più ampio, prosegue l’autorità di vigilanza delle assicurazioni presieduta da Salvatore Rossi. E si ottiene ottemperando anche a requisiti di ordine qualitativo, il secondo pilastro di Solvency II, che riguardano il governo societario e la funzionalità dei cda. Il terzo pilastro è rappresentato dai requisiti informativi e di confronto con il pubblico. Quanto più una compagnia è trasparente e disponibile a fornire informazioni sulla propria realtà, è la convinzione, tanto più i suoi clienti, i suoi investitori, i suoi creditori saranno disposti a dargli fiducia e a seguirla nella sua strada. Solvency II delinea un fitto reticolo informativo che deve collegare costantemente la compagnia alle autorità di vigilanza e, non meno importante, al mercato. (riproduzione riservata)
Fonte: