di Luisa Leone
Potrebbero arrivare già in autunno le prime norme pro-fintech. La settimana scorsa il ministero dell’Economia ha avviato un tavolo con gli operatori e nello stesso tempo la commissione Finanza della Camera ha dato l’ok a un’indagine conoscitiva sul settore. Si tratta dei primi passi del mondo istituzionale ma le intenzioni sembrano volgere al concreto: «Le prime norme per regolare il settore e rendere l’Italia attraente per l’industria Fintech potrebbero arrivare già in autunno, forse con la legge di Stabilità. Noi siamo pronti», dice a MF-Milano Finanza Sebastiano Barbanti, deputato del Partito Democratico da cui nasce l’iniziativa dell’indagine parlamentare sulle nuove tecnologie applicate alla finanza, e che ha partecipato anche al tavolo organizzato dal ministero dell’Economia giovedì scorso. «Numerose sono le misure adottate in questi anni per favorire l’innovazione, l’accesso al mercato dei capitali e l’attrazione di capitali e risorse dall’estero. Ma resta ancora molto da fare per stimolare la crescita di un ecosistema che favorisca lo sviluppo di nuove iniziative», si è limitato a sottolineare Fabrizio Pagani, capo della Segreteria tecnica del ministro Pier Carlo Padoan. Uno schema operativo, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, potrebbe essere quello di inserire le norme sul fintech in un collegato alla legge di Bilancio, una sorta di Open Innovation act.

Intanto, dal primo incontro al Mef sono emersi alcuni spunti riguardo la necessità di semplificazioni e incentivi per il decollo del Fintech, ma anche qualche idea concreta. Barbanti, per esempio, propone la creazione di una Fintech Tower: uno spazio fisico in cui riunire aziende del comparto, regolatori e finanziatori, per creare un ecosistema anche fisico adatto allo sviluppo di questo business. Ma anche l’istituzione di un referente fintech, «una figura che risponda alla Presidenza del Consiglio e a cui sia delegata la materia, in tutti i suoi aspetti», continua Barbanti. L’appuntamento adesso è per settembre, quando partirà l’indagine conoscitiva della Camera, con un lungo ciclo di audizioni (dal Tesoro alla Consob alle Banche), e quando dovrebbe tenersi il secondo appuntamento del tavolo aperto al ministero. Dovrebbe essere questa l’occasione per gli operatori di portare in discussione una sorta di lista di cose da fare per rendere l’Italia un Paese per fintech. Anche perché la Brexit potrebbe creare un’occasione importante sotto questo profilo, visto che oggi la capitale delle aziende della financial technology è certamente Londra. «Già molte di quelle realtà hanno iniziato a guardare alla Svezia, ma noi ci stiamo muovendo in fretta rispetto ad altre nazioni, non dobbiamo perdere questo vantaggio». (riproduzione riservata)
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