E la banca si offre come promessa sposa
Meno profitti per il gruppo Unipol nel semestre: l’utile netto consolidato è ammontato a 276 milioni di euro rispetto ai 446 milioni dello stesso periodo del 2015 che aveva beneficiato, nella gestione finanziaria, di «rilevanti plusvalenze», ha precisato la società. La raccolta diretta assicurativa, al lordo delle cessioni in riassicurazione, è scesa del 3,4% a 8,408 miliardi. La raccolta diretta danni è diminuita dell’1,7% a 4,01 miliardi. Hanno contribuito UnipolSai con 3,685 mld (-2,3%) e le altre compagnie (UniSalute, Linear e Arca) con 326 milioni (+5,3%). La raccolta dei premi auto, pari a 2,228 miliardi (-4,4%), ha registrato un incremento del portafoglio pari a circa 160 mila polizze. Il comparto non auto ha invece visto la raccolta salire dell’1,9% a 1,784 mld. Il combined ratio è stato del 96,3%, in miglioramento rispetto al 97,2% di gennaio-giugno 2015.

L’a.d. Carlo Cimbri ha spiegato che Unipol è disposta a partecipare a un progetto di aggregazione con la propria banca, senza avere un ruolo di riferimento «ma solo come azionista di supporto». L’obiettivo è entrare in una realtà più grande. Il settore bancario, ha aggiunto Cimbri, «va verso un’ulteriore concentrazione: dopo la fusione tra Bpm e Banco popolare ve ne saranno altre». Quanto al contributo di UnipolSai ad Atlante 2 (si veda box), l’a.d. ha affermato che iniziative di questo genere «non sono un vuoto a perdere, perché il fondo è affidato a mani capaci e ha un obiettivo di remunerazione e redditività: è un contributo che diamo per la stabilità e la stabilizzazione del sistema». Atlante, ha precisato Cimbri, «è un soggetto privato, fa l’interesse dei propri sottoscrittori: è un equilibrio non facile, ma in Atlante ci sono persone che l’hanno chiaro, anche quando si trattano certe partite lo si fa con un occhio al profilo di rischio e alla remunerazione».

L’a.d. ha quindi toccato in generale l’argomento degli investimenti del gruppo assicurativo, sottolineando che Unipol non ha posizioni in bond subordinati di banche «più stressate», perché si concentra su «banche sistemiche come Intesa Sanpaolo e Unicredit. Per il resto, le esposizioni sono «assolutamente marginali».

Infine, la holding del gruppo ha messo in Unipol banca 10 milioni di accantonamenti forfettari e in futuro non vi saranno altri accantonamenti straordinari. Secondo Cimbri, l’aumento di capitale imposto al Monte dei Paschi non può essere preso come punto di riferimento del settore, perché si tratta di una «situazione piuttosto peculiare, più simile a un’ipo».

In borsa Unipol ha guadagnato il 2,01% a 2,338 euro: gli analisti hanno parlato di conti migliori delle stime.

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