di Francesco Ninfole
L’introduzione delle riforme sui derivati over-the counter (Otc), cioè quelli scambiati fuori dai mercati regolamentati, è in ritardo in molte aree geografiche, soprattutto per quanto riguarda i requisiti di margini per gli strumenti senza controparte centrale. Su questo fronte anche l’Ue è indietro rispetto alle tabelle di marcia previste. Lo ha rilevato un’analisi del Financial Stability Board, l’organismo che definisce gli standard regolamentari per 24 Paesi e giurisdizioni, tra cui Europa, Usa e Giappone. In particolare, riguardo ai derivati Otc, il Fsb ha il compito di verificare che gli Stati adottino le normative approvate a livello di G20. «Sebbene ci siano stati progressi, è richiesta un’ulteriore azione, soprattutto nell’introduzione dei requisiti sui margini e sulle piattaforme di trading, oltre che nella rimozione degli ostacoli giuridici alla segnalazione delle operazioni e all’accesso delle autorità ai dati».
Le riforme sui derivati Otc approvate dai Paesi del G20 in seguito alla crisi intervengono in quattro ambiti: la reportistica degli scambi; l’utilizzo di casse di compensazione che annullano il rischio di controparte (central clearing); margini e requisiti di capitale più stringenti per i derivati scambiati senza controparte centrale; disposizioni che riguardano le piattaforme di trading. In ognuna di queste aree i maggiori Paesi mondiali si sono mossi in ordine sparso, con differenti velocità nell’introduzione delle regole. «Gli obblighi di segnalazione per i derivati Otc e i requisiti patrimoniali più elevati per i derivati non compensati a livello centrale (Nccd) sono per lo più in vigore. Anche la regolamentazione sulle controparti centrali è in fase di attuazione», ha osservato l’organismo giudato da Mark Carney. Al contrario, «un rilevante numero di giurisdizioni non avrà i requisiti sui margini per Nccd in vigore secondo il calendario concordato a livello internazionale. Inoltre il quadro normativo sulle piattaforme di trading è relativamente poco sviluppato nella maggior parte delle giurisdizioni». Solo tre Paesi (Usa, Canada e Svizzera) sono in linea con la prima fase della disciplina sui margini (che avrebbe dovuto partire dal prossimo mese) e una dozzina non appaiono in linea neppure con la seconda e ultima fase di attuazione (prevista da marzo 2017). «Queste giurisdizioni dovrebbero prendere misure urgenti per introdurre le riforme», ha aggiunto il Fsb. In ritardo sulla materia c’è anche l’Ue, che tuttavia è in regola negli altri ambiti della regolamentazione sui derivati Otc. (riproduzione riservata)
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