di Anna Messia

Ormai è questione di giorni. Il prospetto informativo sarà consegnato a Consob entro Ferragosto. Entrerà così nel vivo la privatizzazione più importante dell’anno, quella delle Poste Italiane, di cui il ministero dell’Economia punta a collocare fino a un massimo del 40% a Piazza Affari tra fine ottobre e inizio novembre.

La trasformazione dell’azienda da parte dall’amministratore delegato, Francesco Caio, arrivato a maggio 2014, è stata radicale. In un anno sono cambiati la gran parte dei manager del gruppo e sono stati messi in conto 3 miliardi di investimenti in infrastrutture e piattaforme digitali. Avviando anche la riforma del servizio universale per renderlo sostenibile alla luce del calo del contributo statale, sceso da 350 a 262 milioni, e della flessione costante delle lettere. Ecco, in nove parole-chiave, come si presenterà il gruppo in borsa dopo la rivoluzione Caio.

Anima. La crescita nel risparmio gestito, tramite Anima Sgr, è uno dei pilastri strategici del piano quinquennale dell’amministratore delegato. Al punto da aver rilevato da Mps il 10% della società di gestione del risparmio pagando 210,5 milioni e subentrando nel patto parasociale che il Monte aveva stipulato con Bpm, che detiene il 16,85%. La sfida è sviluppare prodotti più evoluti, in un contesto di mercato caratterizzato da tassi rasoterra, per arrivare a fine piano a 500 miliardi di risparmio, dai 420 attuali.

Bancoposta.

Anche questa divisione è un pilastro del gruppo, con 1,3 miliardi di euro di conti correnti. Da settembre è guidata da Marco Siracusano, ex manager Intesa Sanpaolo, e sta lavorando per allinearsi alle indicazioni di governance arrivate da Banca d’Italia. A giugno il patrimonio netto ha raggiunto i 3,4 miliardi e il semestre si è chiuso con un utile di 299 milioni (dai 180 di giugno 2014) e con un roe del 30,7% (dal 20%)

Clienti. Il cambio di marcia di Poste Italiane prevede un nuovo approccio verso la clientela, che sarà segmentata per fasce patrimoniali e modelli comportamentali per facilitare il lavoro dei consulenti e dei promotori finanziari, destinati a crescere all’interno degli uffici postali. A dicembre 2014 i promotori nel gruppo erano 129 e giugno erano saliti a 182.

Digitalizzazione. È la parola chiave di Caio, perché nella visione del manager, ex consulente digitale del governo di Enrico Letta, le Poste Italiane dovranno essere «motore inclusivo per lo sviluppo del Paese», puntando forte sulle nuove tecnologie. In questi giorni stanno partendo le prime App che consentiranno agli italiani di dialogare con gli uffici postali in mobilità, ma la svolta digitale coinvolge lo sviluppo di tutte le aree di business del gruppo; dai pacchi alle polizze, dalla banca a Poste Shop, che non ha più una rete di vendita fisica ma distribuisce i suoi prodotti solo online.

Fusioni. Non sono mancate le riorganizzazioni societarie durante la gestione Caio. In particolare nell’ambito dei servizi postali e commerciali per creare un polo unico nel gruppo per la gestione documentale e per consolidare in Sda Express Courier la logistica integrata. Tra i punti prioritari del piano industriale c’è la crescita dei pacchi e a maggio scorso è stato sottoscritto l’atto di fusione di Italia Logistica in Sda dopo che ad aprile PostePrint era stata inglobata in Postel. A luglio c’è stata poi la fusione tra Poste Energia e Europa Gestioni Immobiliari.

Lettere. Il riassetto nel settore del recapito era un tassello fondamentale per preparare il gruppo alla quotazione, visto che proprio dal settore postale tradizionale arrivano le preoccupazioni per la riduzione dei volumi della corrispondenza che in Italia galoppa più velocemente di altri Paesi. La legge di Stabilità 2015 ha reintrodotto la posta ordinaria, da consegnare in quattro giorni, e il recapito a giorni alterni per un quarto della popolazione, anziché un ottavo. Tali novità sono state recepite nel nuovo contratto di programma 2015-2019, passato da tre a cinque anni, ora all’esame delle commissioni parlamentari, che dovranno dare il loro parere non vincolante. Mentre il ministero dello Sviluppo lo ha trasmesso alla Commissione Europea, che dovrà valutarlo alla luce delle norme sugli aiuti di Stato.

Mcc. In un primo momento sembrava che la Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale, pensata dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, fosse destinata a essere ceduta da Poste. Ma, alla luce dei risultati positivi della banca, che ha chiuso a giugno con un risultato netto di 19,3 milioni, Caio non sembra avere alcuna fretta. Il nuovo piano industriale 2015-2017 prevede la crescita degli impieghi e la riduzione della loro durata media, oltre al ricorso a una provvista autonoma a medio lungo termine.

Polizze. I servizi assicurativi continuano a crescere, con premi che a giugno erano pari a 9,4 miliardi (+14,9% sul semestre 2014) e un risultato operativo di 236 milioni (+7,3%).

Retail. Ai piccoli risparmiatori sarà destinata una fetta importante dell’ipo. Ci saranno inoltre privilegi per i dipendenti interessati all’acquisto di azioni ed è previsto un tetto del 5% al possesso azionario. (riproduzione riservata)