L’Unione Nazionale delle Camere Civili è sempre stata fermamente contraria all’istituto della mediazione obbligatoria in qualsiasi sua forma, «perché costituisce un inutile e spesso dannoso aggravio di spese e di tempi per il cittadino e le imprese». Anche se l’associazione di avvocati è però favorevole all’istituto della mediazione facoltativa, che secondo il presidente Renzo Menoni «può rappresentare un utile strumento di soluzione anticipata delle controversie, in quanto se le parti volontariamente aderiscono a tale procedimento, sono senz’altro elevate le possibilità di esito positivo dello stesso».

Quello che però convince ancora di più l’Unione Nazionale delle Camere Civili è l’utilità del nuovo strumento della negoziazione assistita che, «soprattutto se fornito degli idonei incentivi economici (come è stato fatto per la mediazione), potrebbe dare, in tempi medi, risultati importanti».

Domanda. La mediazione è ridiventata obbligatoria ormai da un anno e mezzo, ma i mediatori diminuiscono. A cosa si devono questi risultati?

Risposta. Le ragioni di questo vero e proprio «crollo» del numero degli organismi di mediazione e degli enti di formazione iscritti al registro del Ministero sono duplici, ma strettamente connesse. La prima ragione è che la mediazione era stata messa, come si usa dire, sul «libero mercato» e quindi molti soggetti avevano costituito organismi ed enti di formazione con la prospettiva di farne un vero e proprio «business». La seconda ragione è che la mediazione obbligatoria è sostanzialmente fallita e quella volontaria non è mai decollata. Da qui, tutti i soggetti che speravano di ricavare utili dalla mediazione, hanno dovuto rinunciare a tali obiettivi speculativi e si sono quindi cancellati dagli elenchi ministeriali. Sono ora sopravvissuti, pressoché esclusivamente, quegli organismi che non hanno fini speculativi perché sono emanazione dei Consigli dell’Ordine e/o delle Camere di Commercio ed hanno alle spalle questi enti che sono in grado di finanziarli e sostenerli economicamente, anche nel caso in cui i bilanci siano in passivo.

D. Il consiglio di Stato ha appena ripristinato le spese d’avvio per il primo incontro. Ciò comporterà un ulteriore diminuzione del ricorso alla mediazione?

R. No, potrebbe essere esattamente il contrario. Nel ricorso in appello proposto dal Ministero della Giustizia avanti al Consiglio di Stato nei confronti della sentenza del Tar Lazio, ottenuta proprio grazie al ricorso della nostra Unione Nazionale delle Camere Civili, gli organismi di mediazione intervenuti hanno evidenziato che le spese d’avvio per il primo incontro nella mediazione obbligatoria sono il vero «business» della mediazione e permettono la sopravvivenza degli organismi, che infatti hanno dato atto nelle loro difese al Consiglio di Stato che, se non fossero stato ripristinato l’obbligo del versamento di tali spese, non sarebbero stati in grado di sopravvivere economicamente.

Poiché si tratta di mediazione obbligatoria, non diminuirà il numero delle procedure avviate ma è possibile che aumenti quello delle mediazioni concluse negativamente. Resta poi da porsi la domanda se sia equo e giustificabile che le parti che non vogliono aderire al procedimento obbligatoria debbano versare contributi tali che non solo coprono le spese vive dell’avvio del procedimento di mediazione ma coprono in realtà gran parte delle spese di funzionamento dei suddetti organismi e di pagamento dei compensi dei mediatori.

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