di Carlo Giuro

La Commissione europea ha presentato la proposta di revisione della direttiva Iorp, il termine comunitario con cui si definiscono i fondi pensione occupazionali. Il provvedimento si colloca nell’ambito di una strategia più ampia che è quella di un rafforzamento del ruolo degli investitori istituzionali per finanziare lo sviluppo nel lungo periodo. Come sottolinea Bruxelles da qui al 2020 il fabbisogno stimato di investimenti è infatti pari a mille miliardi di euro solo per le reti di trasporto, energia e telecomunicazioni. Gli attori finanziari dovranno essere allora non solo le banche ma, soprattutto, gli investitori istituzionali come le imprese di assicurazione e i fondi pensione. Secondo le stime della Commissione europea due terzi dei finanziamenti provengono infatti dalle banche, rispetto a un terzo negli Stati Uniti. Se le banche riducono il proprio livello di leva finanziaria, praticando il cosiddetto deleveraging, la disponibilità di finanziamenti diminuisce. Va anche rimarcato come anche un recente Paper dell’Ocse individui proprio in imprese di assicurazione e i fondi pensione le fonti alternative di finanziamento per contrastare il processo di deleveraging in corso. In questa cornice si inserisce la nuova direttiva che si propone di migliorare la governance e la trasparenza di tali fondi in Europa, migliorandone quindi la stabilità finanziaria e promuovendo le attività transfrontaliere, per sviluppare ulteriormente i fondi pensionistici aziendali e professionali come imprescindibili investitori a lungo termine. Basti pensare che, secondo le stime della Commissione Ue, i fondi pensionistici aziendali o professionali europei dispongono di oltre 2.500 miliardi di euro di attivi da gestire con prospettive a lungo termine. Quali sono i contenuti del provvedimento in itinere? Primo tema affrontato è quello legato alla finalità di garantire la solidità delle pensioni aziendali e professionali e proteggere meglio iscritti e beneficiari. Va a tal proposito rammentato come le linee guida del Libro Bianco della pensioni, cui si ispira anche la nuova direttiva Iorp, siano l’adeguatezza e la sostenibilità finanziaria del sistema. La direttiva introduce allora nuovi requisiti di governance sulle funzioni fondamentali, nuove disposizioni in materia di politica retributiva, una auto-valutazione del sistema di gestione del rischio e l’obbligo di utilizzare un depositario per ridurre i rischi operativi. Tema centrale è poi quello legato all’informativa agli aderenti introducendosi un modello Pension Benefit, su due pagine, standardizzato a livello comunitario che fornisce agli iscritti informazioni semplici e chiare. Si vuole poi fare favorire e stimolare una maggiore operatività transfrontaliera, al momento ridotta, per accompagnare una maggiore mobilità professionale. Il tutto in un contesto variegato tra i 28 Paesi membri dell’Ue sia con Paesi avanzati come modello di previdenza integrativa come i Paesi Bassi e ai primi passi come i Paesi dell’Est (in Ungheria i fondi pensione sono stati recentemente nazionalizzati) con forte influenza dell’assetto obbligatorio. Complessivamente infatti, secondo il recente report annuale pubblicato dall’Eiopa, al 1° giugno 2014 il numero dei fondi cross border autorizzati è pari a 86 con 75 fondi operativi (quelli complessivamente operanti in Europa sono circa 110 mila). (riproduzione riservata)