Rientro dei capitali sotto condizione. È, infatti, necessario riscrivere la condotta del reato di autoriciclaggio. Questo il contenuto del parere che la commissione giustizia della camera ha formulato, ieri, in merito al ddl sul rientro dei capitali. «Il nostro è un parere sostanzialmente favorevole», ha evidenziato la presidente della commissione giustizia, Donatella Ferranti (Pd), al termine dei lavori, «quello sul rientro dei capitali, infatti, è un testo che, a differenza dello scudo fiscale, presuppone attraverso una forma di autodenuncia la piena tracciabilità delle attività finanziarie e l’emersione di tutti i redditi occulti. In tal senso», ha proseguito la Ferranti, «i benefici sul versante penale, ossia la non punibilità di reati meramente dichiarativi, e gli sconti sulle sanzioni tributarie ben si inquadrano nelle linee guida dell’Ocse. È, però, necessario riscrivere il reato di autoriciclaggio affinché non siano puniti atti di mero godimento o trasparente disposizione dei proventi illeciti, ma solo quei comportamenti che consistono in condotte artificiose che ostacolano l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Abbiamo, quindi, individuato un denominatore comune nel ricondurre il reato di autoriciclaggio esclusivamente a condotte di ostacolo messe in atto da parte di chi ricicla in prima persona, evitando così il rischio di duplicare le pene per ciascun delitto suscettibile di generare proventi illeciti» (si veda ItaliaOggi del 31 luglio 2014).