I Lloyd’s di Londra, in una recente pubblicazioni, avvertono che, “aumentando il livello dei mari, crolla anche la superficie del suolo delle grandi città costiere, con implicazioni potenzialmente disastrose per le compagnie assicurative. Le compagnie assicurative con grandi portafogli property nelle più grandi città costiere del mondo subiranno gli effetti del cambiamento climatico nei loro modelli di catastrofe, incluso l’aumento del livello dei mari e le mareggiate più frequenti. Ma ciò che spesso viene dimenticato è che molte di queste città stanno sprofondando più in fretta di quanto aumentino i livelli dell’acqua. In alcune di esse  i cedimenti superano l’aumento del livello dei mari, secondo un rapporto, di dieci a uno”.

I cedimenti intensificano i danni potenziali causati dall’aumento del livello dei mari. Associati con i “danni provocati dalle mareggiate e dalle alluvioni, possono avere conseguenze disastrose per l’ambiente edificato e per le compagnie assicurative property e business interruption”.

Come esempio Lloyd’s ha scelto la mareggiata che ha travolto New Orleans in seguito all’uragano Katrina, e il conseguente collasso delle infrastrutture critiche, che ha offerto una rapida prospettiva del tipo di scenario temuto dai sottoscrittori.

Ci sono varie cause che hanno contribuito alla formazione di queste condizioni.

La principale è l’estrazione estesa di acque sotterranee per ricavarne acqua potabile e per altri processi industriali, anche se in altre città, come Los Angeles, la causa è l’estrazione di gas e petrolio, spiega il report. “Alcune aree urbane sono costruite su strati multipli di terreno soffice, che si compatta quando sopra viene costruito, ed è uno dei problemi che attualmente sta affrontando New Orleans e altre megacittà che sorgono sui delta del fiumi, come Guangzhou nella  Cina sud-est”.

Anche Tokyo manifesta queste condizioni di cedimento. I Lloyd’s spiegano che la città “è cresciuta rapidamente nella metà del secolo scorso e a causa di questo è sprofondata di quattro metri, finché non sono state attuate misure di riparazione drastiche negli anni ’70 per limitare l’estrazione delle acque sotterranee. Da allora il cedimento si è stabilizzato.

Ma da Jakarta e Dhaka a Venezia, i rischi sono ancora fin troppo reali.

Jakarta sta crollando più rapidamente di altre megacittà. Negli ultimi 35 anni la parte nord è crollata di quasi quattro metri, principalmente a causa dell’estrazione dell’acqua sotterranea, in quanto le persone si sono moltiplicate e i vecchi terreni agricoli sono stati inglobati dai massicci insediamenti residenziali ed industriali.

La città sta “sprofondando da cinque a dieci centimetri  all’anno, e questo fatto ha già “danneggiato gravemente gli edifici e le infrastrutture,” in quanto “l’aumento delle inondazioni nelle aree densamente popolate ha distrutto gli acquedotti locali e aumentato l’intrusione di acqua del mare. Ciò ha iniziato a minacciare i principali distretti commerciali della città, dove hanno base molte grandi aziende asiatiche, americane ed europee.

É qui che saranno concentrate le maggiori esposizioni assicurative ed è una delle ragioni per cui le autorità stanno ora prendendo provvedimenti.

Per far fronte alla minaccia il governo olandese sta assegnando 4 milioni di dollari per uno studio di fattibilità per costruire una diga (argine) nella Jakarta Bay, basandosi sulla propria esperienza nel proteggere le città costiere del suo territorio, come Rotterdam.

A gennaio anche il governo indonesiano ha deciso di costruire due nuove dighe e un tunnel di drenaggio per alluvioni lungo 1.2 km. In più sono previsti piani per espandere i bacini idrici che servono la conurbazione di 28 milioni di persone che circonda Jakarta, così le nuove restrizioni possono essere imposte sull’estrazione di acqua sotterranea per l’uso sia domestico che industriale.”

La situazione è grave anche a Venezia, che è crollata di “circa 120 mm  nel 20° secolo per cause naturali e per colpa dell’attività umana. In aggiunta, il livello del mare è aumentato di circa 110 mm. Varie misure, come le restrizioni sull’estrazione delle acque sotterranee, sono state introdotte per stabilizzare il problema.

Ma la recente mappatura satellitare suggerisce che non potrebbero essere abbastanza, in quanto la città sta ancora cedendo da uno a due millimetri ogni anno.

I Lloyd’s hanno notato che le cause sono principalmente due: la prima è che la placca adriatica, sulla quale è collocata Venezia, sta lentamente slittando sotto gli Appennini e sta portando la città e i suoi dintorni a crollare costantemente. L’area si sta anche inclinando verso est di un millimetro o due ogni anno.

La seconda causa è il restauro dei suoi edifici storici.

I Lloyd’s mettono dunque in guardia sul fatto che queste condizioni, unite alla minaccia del crescente livello dei mari, stimato tra i tre e i dieci millimetri all’anno, causano un crollo persistente del livello del suolo, che potrebbe rappresentare una grande sfida per le compagnie assicurative.