Utili oltre ogni previsione per Intesa Sanpaolo, che ha aperto ieri la tornata delle semestrali bancarie.

Ha conseguito un utile netto in crescita a 720 milioni di euro (+70,6%) e proventi operativi netti in aumento dell’8,5% a 8,565 miliardi. Escludendo l’aumento retroattivo della tassazione dal 12 al 26% della plusvalenza registrata nel 2013 sulla quota detenuta in Banca d’Italia, l’utile netto sarebbe stato di circa 1,2 mld.

Gli oneri operativi sono saliti dell’1,2% a 4,131 mld, mentre il risultato della gestione operativa è migliorato a 4,434 mld (+8,1%).

 

Le commissioni nette sono cresciute del 9,2% a 3,311 mld. Il cost/income della banca è migliorato al 45,9% nel secondo trimestre e al 48,2% nel semestre.

Le attività di risparmio gestito sono cresciute a 22 mld, con 13 mld convertiti da raccolta amministrata. Nel periodo, la Ca’ de Sass ha supportato l’economia reale per 17 miliardi di euro.

È inoltre migliorato il trend del credito, con flussi di nuovi crediti deteriorati provenienti da crediti in bonis, che nel del semestre hanno fatto registrare il valore più basso dalla seconda parte del 2011. La banca guidata da Carlo Messina ha fatto accantonamenti prudenziali che ha definito «rigorosi», malgrado i flussi netti siano scesi a 4,1 mld dai 4,5 dello scorso anno (-9%). Dal punto di vista patrimoniale, i coefficienti sono stati ulteriormente rinforzati: il Common equity ratio pro-forma Basilea 3 a regime è salito al 12,9% dal 12,3%, livello top tra le maggiori banche europee ed equivalente a capitale in eccesso di circa 10 mld e a un buffer di capitale di circa 13 mld per l’esercizio di Aqr e circa 20 mld per lo stress test.

Per Carlo Messina, i risultati ottenuti sono di «qualità elevata, tra i migliori in Europa in termini di crescita dei ricavi e pienamente in linea con il piano. Siamo nelle migliori condizioni per uscire vincenti dall’impegnativo passaggio costituito dall’asset quality review e dagli stress test».

«Nei primi sei mesi», ha sottolineato Messina, «la redditività della banca mostra una significativa crescita, nonostante il forte impatto fiscale non ricorrente, gli interessi netti sono in aumento e le commissioni nette registrano il miglior risultato dal 2007».

Secondo l’a.d., «la continua attenzione al controllo dei costi rende possibile un ulteriore miglioramento del cost/income, già collocato a livelli di eccellenza. Se il flusso dei nuovi crediti deteriorati è in calo, le coperture sono state ulteriormente rafforzate. La nostra solidità patrimoniale ci pone ai vertici nel confronto europeo. Tutto ciò dopo aver accantonato 500 milioni di euro da distribuire in dividendi». In scia alla pubblicazione dei conti, il titolo si è posizionato in vetta al Ftse Mib e ha chiuso con un +1,26% a 2,25 euro.

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