La recente epidemia di Ebola sarà quasi certamente uno dei temi “caldi” dello storico summit fortemente voluto dal presidente Obama che ha riunito i Capi di Stato e di governo di quasi tutta l’Africa.

Provocata da un ceppo particolarmente aggressivo (Zaire) del virus, gli ultimi casi di Ebola destano preoccupazioni relative a una diffusione ancora più ampia della malattia. Già oggi si tratta della più grande epidemia del virus Ebola – con più di 1.323 casi sospetti di infezione e 729 decessi (aggiornamento di ieri 4 agosto) – che sta distruggendo le comunità e le economie in Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria. Le autorità sono preoccupate per la capacità dell’Africa occidentale di contenere il virus, a causa delle condizioni delle infrastrutture sanitarie locali, la scarsità di personale preparato e la situazione culturale che può impedire l’implementazione di misure di controllo del virus.

Il caso che ha dato avvio all’attuale epidemia è avvenuto nel dicembre 2013 in Guinea, anche se non è stato identificato come Ebola fino al marzo 2014. Per i ritardi nell’implementazione di misure di controllo, il virus si è diffuso in Liberia, probabilmente a causa del continuo passaggio alla frontiera di cittadini di entrambi i paesi.

Le misure di controllo messe in atto sono apparse efficaci fino alla fine di maggio, quando nuovi casi di virus Ebola si sono diffusi in aree precedentemente non interessate e si sono moltiplicati nelle comunità già colpite. Sempre in maggio, l’epidemia si è diffusa in Sierra Leone, mentre alla fine di luglio è stato identificato il primo e unico caso in Nigeria, dopo la morte di un cittadino americano che aveva inconsapevolmente contratto il virus Ebola in Liberia mentre si prendeva cura di una sorella malata.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) osserva che vi è un elevato rischio che il virus Ebola si estenda ai paesi confinanti e un rischio moderato che gli altri paesi dell’Africa occidentale siano interessati. Per aiutare a prevenire la sua diffusione, le autorità di Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria hanno stabilito sistemi di controllo, quarantena e protocolli di auto-dichiarazione dello stato di salute nelle aree affette dal virus, alle frontiere, presso gli aeroporti e in altri punti di ingresso ai paesi.

Secondo l’OMS, il rischio di un’epidemia globale è basso data la modalità di trasmissione del virus (cioè da persona a persona e non per via aerea) e alla varietà di risorse disponibili per gestire un caso sospetto in molti paesi al di fuori dell’Africa occidentale. Tuttavia, i Centri statunitensi per il Controllo delle Malattie (CDC) hanno emesso un “livello 3” di allerta per la Guinea, Sierra Leone e la Liberia, il più grave livello di allarme mai emesso fino ad ora, che dimostra la gravità della situazione nei paesi colpiti dal virus.

 

A seguito delle raccomandazioni delle autorità sanitarie che consigliano di ridurre i viaggi non essenziali verso la regione colpita dal virus, anche le organizzazioni/aziende con risorse che operano nelle aree infette o nei pressi di queste aree o che viaggiano in questi paesi, in caso di una preparazione non adeguata, possono esporre il proprio personale a rischi per la propria salute e possono subire danni significativi alle proprie attività.

Secondo Marsh Risk Consulting (MRC), società di consulenza controllata da Marsh specializzata nell’identificazione e nella valutazione dei rischi aziendali e nella loro gestione, le principali iniziative che le aziende dovrebbero intraprendere sono:

–          informare i propri dipendenti sulle modalità di trasmissione della malattia e sulle misure di controllo delle infezioni di Ebola;

–          in caso di viaggio da parte di un proprio dipendente nelle zone colpite, raccomandare la modifica dell’itinerario o la riprogrammazione della trasferta, soprattutto se la persona è affetta da qualche malattia nei giorni immediatamente precedenti le date del viaggio;

–          raccomandare fortemente al personale espatriato nelle zone a rischio di prestare la massima attenzione all’igiene e di evitare il contatto con persone malate di Ebola e con la fauna selvatica;

–          monitorare costantemente le misure di screening e di isolamento già attuate o in corso di attuazione da parte dei paesi coinvolti, considerando la possibilità che le persone sospettate di essere malate o in contatto con una persona infetta potrebbero essere messe in quarantena;

–          consigliare ai propri dipendenti che abbiano contratto il virus o con sintomi simili a Ebola di evitare strutture sanitarie che trattano casi di Ebola e considerare che l’eventuale espatrio per cure mediche del proprio personale potrà comportare alcune difficoltà;

–          considerare che le proprie risorse potrebbero rimanere bloccate nei paesi affetti da Ebola, nel caso in cui le autorità chiudessero le frontiere per combattere la malattia;

–          monitorare la salute dei dipendenti viaggianti o espatriati in una zona sospetta o che sono venuti in contatto con una persona potenzialmente infetta o un oggetto contaminato;

–          monitorare la situazione tramite i siti web dell’Organizzazione mondiale della Sanità (WHO), i Centri statunitensi di controllo delle malattie (CDC), l’autorità sanitaria nazionale (cui fa riferimento la sede dell’azienda) e le autorità sanitarie locali;

Le forme di prevenzione

Altrettanto importanti sono le attività di prevenzione che le aziende possono programmare per essere pronte ad affrontare un’epidemia:

–          rivedere le policy aziendali su viaggi e trasferte, norme igieniche e controlli medici, così come le policy in materia di farmaci antivirali e di supporto sanitario;

–          rivedere i flussi informativi verso i dipendenti  circa l’evoluzione della pandemia, le modalità di prevenzione delle infezioni, lo stato delle attività aziendali nelle aree colpite;

–          implementare un piano di business continuity per mantenere la normale operatività dell’azienda o di una sua funzione cruciale “vulnerabile” come un sito produttivo;

–          rivedere la struttura aziendale in modo che sia pronta a gestire l’impatto e le conseguenze di un evento pandemico;

–          assicurarsi che il crisis management e i piani di business continuity includano protocolli dettagliati per le pandemie e che il reperimento delle tecnologie e la mappatura delle infrastrutture necessarie ad affrontare l’infezione siano effettuati con adeguato anticipo.