Se si escludono i consistenti investimenti in titoli dello Stato italiano, la quota di patrimonio che le forme pensionistiche complementari destinano al supporto dell’economia italiana è limitata. Lo rimarca la Covip nella sua Relazione annuale. Alla fine del 2013 l’investimento in titoli di emittenti italiani è di 26,1 miliardi di euro (30% del patrimonio complessivo), di cui 24 miliardi costituiti da titoli di Stato (circa l’1,4% dello stock dei titoli del debito pubblico in circolazione). I titoli emessi da imprese italiane presenti nei portafogli dei fondi pensione ammontano a 2,1 miliardi di euro (2,5% del totale): di questi, 1,4 miliardi si riferiscono a titoli di debito e 0,7 miliardi a titoli di capitale, per la quasi totalità rappresentati da titoli quotati; le imprese non quotate sono presenti per un ammontare trascurabile.

È possibile un contributo maggiore allo sviluppo economico nazionale? E a che condizioni? L’Autorità di Vigilanza ritiene che un maggiore contributo al finanziamento delle imprese italiane e delle infrastrutture sarebbe coerente con la fase di maturazione dei fondi pensione nazionali in cui risultano accresciute la consapevolezza e la competenza con cui le strutture di governo dei fondi stessi definiscono il processo di attuazione della politica di investimento e la capacità di selezione e monitoraggio di strumenti di investimento adeguati rispetto agli obiettivi di redditività e rischio.

Esistono però due fattori principali da rispettare rappresentati dall’ autonomia gestionale dei fondi pensione e la consapevolezza che la missione prioritaria dei fondi è e resta quella di assicurare una prestazione pensionistica integrativa di quella di base. Un loro maggiore contributo al finanziamento delle imprese italiane significa accrescere innanzitutto la consapevolezza e la competenza con cui le strutture di governo delle forme stesse definiscono il processo di attuazione della politica di investimento e la capacità di selezione e monitoraggio di progetti di investimento adeguati rispetto agli obiettivi di redditività e rischio loro propri; non meno importanti sono poi la consapevolezza e la competenza con cui vengono esercitati nelle sedi opportune i diritti connessi alla partecipazione nel capitale delle imprese (in primis, i diritti di voto). Su questi profili le forme pensionistiche complementari italiane stanno compiendo significativi passi in avanti.

Le disposizioni della Covip sul processo di attuazione della politica di investimento, è stato ricordato, rendono l’esperienza italiana vicina alle migliori pratiche e normative internazionali; esse identificano uno strumento di governo della gestione finanziaria, definendo obiettivi, criteri, funzioni, responsabilità e sistema dei controlli; mirano a razionalizzare e semplificare il processo di attuazione della politica di investimento, riconoscendo gradi di libertà nella scelta dei mezzi più opportuni per raggiungere le finalità perseguite; con gli opportuni adattamenti, esse possono essere estese anche alla realtà degli enti previdenziali privati di base. In ultima analisi, conclude la Covip, ogni iniziativa che possa essere utilmente intrapresa per rafforzare il ruolo dei fondi pensione quali investitori istituzionali dovrà tenere conto di due elementi fondamentali: il rispetto dell’autonomia gestionale dei fondi pensione e la consapevolezza che la missione prioritaria dei fondi è e resta quella di assicurare una prestazione pensionistica integrativa di quella di base. L’obiettivo deve essere dunque quello di coniugare la redditività dell’investimento con le positive ricadute sulla crescita dell’economia nazionale. (riproduzione riservata)