Le banche italiane hanno iniziato a vendere titoli di Stato. A luglio, per la prima volta da fine 2012, gli istituti hanno mostrato un saldo negativo nelle transazioni mensili: sono stati ceduti bond governativi dell’Eurozona per 6,3 miliardi. Nel primo semestre dell’anno gli acquisti erano stati pari a 72 miliardi di euro, dopo i 92,4 miliardi conclusi nel 2012.
I dati Bce non indicano quanti di questi bond siano italiani, ma è lecito supporre che la quasi totalità sia costituita da titoli emessi dal Tesoro (principalmente Btp e Bot). Le banche italiane hanno così raggiunto un’esposizione totale ai titoli di Stato dell’Eurozona pari a 424,1 miliardi (aggiustata ai valori di mercato). Il dato è sceso dal picco storico raggiunto a giugno, pari a 428,1 miliardi. Anche il valore di luglio resta comunque molto elevato rispetto alle medie storiche. Basti pensare che a fine 2011 l’esposizione si fermava a 250 miliardi. Per non parlare del dato pre-crisi (attorno ai 190 miliardi nell’estate 2007).
La forte crescita nei bilanci delle banche italiane di titoli di Stato ha fatto comodo al Tesoro, perché gli acquisti hanno contenuto lo spread. Gli istituti hanno investito in Bot e Btp una parte significativa dei fondi ricevuti dalla Bce nelle due aste Ltro a tre anni: si tratta di 255 miliardi di euro che le banche stanno iniziando a restituire a piccoli passi all’Eurotower. Non è probabilmente un caso che le prime dismissioni di titoli di Stato siano coincise con le prime restituzioni dei fondi Ltro. Finora gli istituti hanno preferito investire in bond sovrani a causa dei rendimenti (che hanno spinto i profitti), della rischiosità (inferiore rispetto ai prestiti alle pmi, grazie anche allo scudo Bce sulle scadenze fino a tre anni) e dei vantaggi regolamentari (i titoli di Stato assorbono meno capitale e migliorano gli indici di liquidità). Così l’esposizione ha raggiunto livelli mai visti prima: è inevitabile che prima o poi si riduca. I primi segnali di questo fenomeno si sono visti a luglio (anche in Spagna e Francia). La speranza di imprese e famiglie è che questi flussi siano indirizzati verso il credito (come ha chiesto anche il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco). La riduzione di titoli governativi, però, potrebbe mettere sotto pressione lo spread, che negli ultimi giorni è risalito anche per i timori di una crisi di governo. (riproduzione riservata)