di Luca Gualtieri

La palla è passata alla Fondazione Carige dopo la bufera che la scorsa settimana ha squassato la banca genovese, mettendo all’angolo lo storico presidente Giovanni Berneschi.

Una bufera che preoccupa profondamente sia il tessuto economico-politico genovese sia Piazza Affari, dove ieri il titoloCarige ha perso il 6% a 0,4 euro. In questo clima di profonda incertezza nel pomeriggio si sono riuniti d’urgenza i consigli di indirizzo e di amministrazione della Fondazione per fare chiarezza sulla crisi. Dopo una lunga informativa del presidente Flavio Repetto, i due organi hanno votato all’unanimità un documento che prende atto del ricambio al vertice (ispirato «all’esigenza di conferire un nuovo assetto alla governance della banca») e auspica il proseguimento delle strategie.

 

Il chiarimento era necessario, anche perché nei giorni scorsi molti hanno attribuito alla Fondazione la regia dello tsunami che ha messo all’angolo Berneschi. La bufera è scoppiata in sordina nella notte tra mercoledì e giovedì, quando cinque consiglieri su 15 hanno rassegnato le dimissioni: Piergiorgio Alberti, Luigi Gastaldi, Giovanni Marongiu, Alessandro Repetto (tutti in quota Fondazione Carige, azionista di riferimento della banca al 47%) e Cesare Castelbarco Albani (espressione dei francesi di Bpce).

 

Giovedì pomeriggio un sesto consigliere ha fatto un passo indietro, Guido Pescione, anch’egli espressione dei soci francesi, mentre Philippe Marie Michel Garsuault e Philippe Wattecamps hanno dato forfait venerdì sera. Queste due ultime uscite hanno fatto automaticamente decadere il cda e il suo presidente, segnando la fine di un regno durato un quarto di secolo. Il colpo di scena viene spiegato alla luce del confronto in atto fra Berneschi e il numero uno della Fondazione Flavio Repetto. Il piano di rafforzamento patrimoniale annunciato a febbraio avrebbe avvelenato i rapporti tra i due dominus della finanza genovese. Da un lato l’ipotesi iniziale di un cospicuo aumento di capitale non sarebbe andata a genio all’ente, che per non diluirsi avrebbe dovuto sborsare una somma considerevole. D’altra parte Berneschi sarebbe stato consapevole che le cessioni di asset avrebbero potuto non bastare per raccogliere le risorse chieste da Bankitalia. Secondo quanto ricostruito, le prime dimissioni di mercoledì avrebbero dovuto lanciare un segnale incontrovertibile a Berneschi, spingendolo alle dimissioni. Il presidente di Carige avrebbe però risposto con un arrocco alle richieste del suo azionista di maggioranza, spingendolo così a uscire allo scoperto con una sfiducia palese.

Anche la Banca d’Italia avrebbe avuto un ruolo nella vicenda e, secondo fonti qualificate, oggi sarebbe favorevole a un ricambio ai vertici che favorisca il rinnovamento e il rilancio di Carige. Questi nuovi vertici dovranno affrontare sfide cruciali. Oltre a irrobustire il patrimonio della banca, l’aumento di capitale contribuirà a rivedere gli assetti proprietari, introducendo cambiamenti decisivi. Gli occhi sono puntati soprattutto sulla Fondazione che potrebbe cedere parte dei diritti sul mercato, diluirsi di 10-15 punti percentuali e aprire così la strada a nuovi investitori. Nel frattempo comunque la crisi viene seguita con viva preoccupazione da azionisti e dipendenti della banca. Ad esempio Francesco Berardini, presidente di Coop Liguria, tra i principali soci privati con una quota dell’1,83%, ieri ha definito «inusuale e intempestiva» la decadenza del cda, mentre le organizzazioni sindacali del gruppo si sono definite «preoccupate e sconcertate» per le notizie degli ultimi giorni. (riproduzione riservata)