Intesa Sanpaolo ha chiuso il primo semestre con un risultato netto di 422 milioni, in calo del 66,9% rispetto all’utile di 1,27 miliardi dell’analogo periodo del 2012. Si tratta di un dato inferiore alle attese degli analisti, che si aspettavano un livello inferiore di accantonamenti.

Il consigliere delegato della Ca’ de Sass, Enrico Cucchiani, si è comunque detto soddisfatto del risultato raggiunto, anche perché è il frutto di una politica di bilancio di grande prudenza, orientata a consolidare la posizione della banca tra le più solide e liquide del sistema, che secondo il vertice della banca dovrebbe dare i propri frutti già nei prossimi mesi. «Intesa Sanpaolo», ha spiegato Cucchiani, «è ben attrezzata per affrontare le sfide e trarre profitto dai possibili sviluppi grazie a una chiara strategia focalizzata su 6 priorità: abbiamo rafforzato la solidità patrimoniale, oggi a livelli invidiabili, con un Common equity all’11%, uno dei livelli più elevati in Europa (e nel mondo); gli accantonamenti sui crediti sono assai robusti, con il coverage ratio che è il migliore in Italia; la liquidità supera già abbondantemente gli obiettivi previsti da Basilea 3 per il 2018 e il 2019; la riduzione dei rischi ha portato il leverage ai livelli più bassi in Europa e il rapporto tra prestiti e depositi è sceso ben al di sotto del 100%; i ricavi da commissioni sono cresciuti del 15%, il tasso di sviluppo più alto tra le banche europee grazie al nuovo impulso al risparmio gestito e a una strategia meno incentrata sul credito nel corporate and investment banking.

Nel cost management ci confermiamo ai migliori standard europei, trimestre dopo trimestre». Grazie a questa ricetta e a uno scenario del settore bancario che, secondo Cucchiani, è destinato a cambiare drasticamente nei prossimi mesi, Intesa Sanpaolo si candida a diventare polo aggregante in un processo di consolidamento a livello europeo. «In Europa», ha sottolineato il ceo della Ca’ de Sass, «la prevista review sulla qualità dell’attivo e lo stress test potrebbero mettere sotto pressione i bilanci di alcune banche dando avvio a una nuova fase di consolidamento del settore sia a livello nazionale che pan-europeo». Pertanto, se il risiko bancario, a livello continentale, dovesse ripartire, «Intesa Sanpaolo vi si presenterà come un player o potenziale partner attraente, solido ed efficiente, e potrà far leva su una forte posizione negoziale».

Cucchiani si è invece detto non interessato a partecipare a un ulteriore consolidamento sul mercato nazionale. Nonostante Intesa Sanpaolo, anche nel recente passato, si sia fatta carico del salvataggio di alcuni gruppi regionali finiti in difficoltà, Cucchiani ha voluto dire basta. «Non c’e alcun desiderio da parte nostra di partecipare ad alcun salvataggio di un player nazionale», ha affermato in modo netto il consigliere delegato di Intesa, ricordando che nel corso del secondo trimestre la banca ha anche provveduto a rimborsare circa 12 miliardi dei prestiti triennali (Ltro) ricevuti dalla Bce.

Il numero uno operativo della banca milanese ha inoltre ribadito l’impegno del management di Intesa a remunerare i soci, a partire dalle grandi fondazioni azioniste, con il dividendo. «Il pagamento dei dividendi», ha spiegato Cucchiani, «è una chiara priorità dei manager e i nostri coefficienti patrimoniali sono allineati a questa priorità». Il manager ha comunque precisato che «l’effettivo pagamento rifletterà anche l’evoluzione del contesto». Tra gli obiettivi alla base della politica di rigore seguita c’è anche quello di evitare nuovi aumenti di capitale. «In tale contesto devono essere evitati a ogni costo», ha commentato ancora Cucchiani nel corso della presentazione dei risultati del primo semestre. (riproduzione riservata)