di Francesco Ninfole Montepaschi chiude i conti col passato con una nuova svalutazione da 1,56 miliardi su Antonveneta. La manovra ha portato alla perdita semestrale di 1,61 miliardi (contro l’utile di 261,4 milioni di un anno prima), ma ha anche consentito di fare pulizia nel bilancio. Ora l’avviamento è sceso a 700 milioni, ovvero allo 0,3% degli attivi: un valore che mette al riparo da nuove cattive sorprese (Mps aveva già pesantemente svalutato Antonveneta a fine 2011) e permette di concentrare l’attenzione sul piano industriale varato dall’ad Fabrizio Viola. «Il piano è stato sin dall’inizio percepito come momento di grande discontinuità», ha detto ieri il banchiere. «I risultati del semestre confermano in pieno la necessità di non differire, e se possibile, accelerare gli interventi previsti in alcune parti». Sui conti semestrali ha pesato anche l’aumento delle rettifiche sul credito, mentre a livello commerciale la banca ha segnalato di aver acquisito 46 mila nuovi clienti. Sul fronte patrimoniale, il Core Tier 1 è salito al 10,8% (+50 punti base dall’inizio dell’anno). Il ratio patrimoniale sarebbe all’8,85% al netto dei Tremonti bond in essere. Alla vecchia emissione sottoscritta dal Tesoro per 1,9 miliardi se ne aggiungerà una da 1,5 miliardi che servirà a raggiungere i tetti fissati dall’Eba. Il rosso della banca consentirà alla banca di pagare gli interessi dei cosiddetti «Monti bond» in azioni: di conseguenza lo Stato diventerà azionista con una quota attorno al 2,5% (destinata comunque alla cessione). Ma prima che l’operazione si realizzi è necessario il via libera della Commissione Ue, che deve giudicare sulla compatibilità della manovra con la legislazione europea. La chiusura dell’operazione è attesa entro l’anno. Intanto il 9 ottobre l’assemblea straordinaria di Mps delibererà su alcune modifiche statutarie e sulla delega per l’aumento di capitale fino a un massimo di 1 miliardo, previsto dal piano industriale: Viola ha chiarito che «nessuna operazione è prevista a breve termine». La delega per l’aumento dovrebbe essere esercitata a ridosso della scadenza del piano industriale 2012- 2015, quando la banca beneficerà dell’aumento atteso della redditività. Nell’azionariato è prevista la discesa della Fondazione (ne ha parlato di recente anche il presidente Mps Alessandro Profumo), che dovrebbe innanzitutto cedere il 2,8% della banca libero da pegni. In borsa ieri il titolo Mps, prima della comunicazione dei risultati semestrali diffusi dopo la chiusura, ha guadagnato il 2% a 0,24 euro. Tornando ai risultati del semestre, Mps ha registrato un margine di interesse di circa 1,65 miliardi, sostanzialmente in linea con l’anno precedente (-0,3%). Il contributo del secondo trimestre è stato pari a 780 milioni, in riduzione dell’11% sul trimestre precedente a causa, come ha rilevato la società, dell’effetto congiunto del calo dei tassi di mercato, della riduzione del portafoglio titoli (che ha ridotto la leva della banca) e del forte aumento degli spread creditizi. Le commissioni nette, pari a 837 milioni, sono scese dell’8%. Mps ha poi registrato rettifiche nette di valore per deterioramento di crediti per circa 839 milioni (+49% rispetto al semestre 2011), con un’incidenza del secondo trimestre pari a circa 409 milioni, in lieve decelerazione (-5%) sul trimestre precedente. Tale valore è riconducibile principalmente a un aumento dei crediti deteriorati (+980 milioni), in particolare sofferenze ed esposizioni scadute. L’aumento delle rettifiche ha consentito il miglioramento dei tassi di copertura, anche se ha inciso in modo significativo sul risultato operativo netto del semestre, calato a 182,5 milioni (-69%). Gli oneri operativi hanno raggiunto 1,67 miliardi, in aumento dello 0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. All’interno dell’aggregato i costi del personale, pari a 1,06 miliardi, sono aumentati del 2,1% su base annua. Il rapporto cost/income è comunque calato in sei mesi dal 63,8 al 59,5%. La riduzione ulteriore del rapporto sarà comunque al centro del lavoro di Viola. La banca ha comunicato ieri che l’ad e i due vicepresidenti Marco Turchi e Turiddo Campaini hanno rinunciato agli «emolumenti aggiuntivi ». La scelta si inserisce nel solco già tracciato da Profumo che aveva già rinunciato al compenso annuo. Profumo lunedì ha detto che «l’errore maggiore per Mps non è stato Antonveneta ma l’acquisto di 27 miliardi di titoli di Stato, senza il quale non ci sarebbe stato bisogno di supporto pubblico». I numeri del semestre hanno mostrato inoltre un calo della raccolta diretta a 132,4 miliardi (-1,7% su base trimestrale). Gli impieghi sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al precedente trimestre a 144,5 miliardi, grazie alla ripresa del flusso dei mutui, mentre sono scesi del 7,6% su base annua. Intanto il cda di Mps, nell’ambito dell’annunciata cessione alla Cassa di Risparmio di Asti della propria partecipazione in Biverbanca, ha approvato il progetto di scissione parziale di quest’ultima. L’operazione prevede lo scorporo delle quote detenute dall’istituto piemontese nel capitale di Banca d’Italia in favore degli attuali azionisti di Biverbanca, prima che la cessione alla Cr Asti abbia efficacia. (riproduzione riservata)