Lo spin-off di Mediobanca non s’ha da fare. E anche se il titolo continua a tenere banco a Piazza Affari – le azioni di Piazzetta Cuccia sono state protagoniste anche ieri di un nuovo rally (+4,5%) – l’ipotesi di scissione della banca dalla holding di partecipazioni (Generali, Telco e Rcs) è sempre più lontana. Secondo fonti vicine a Palazzo Chigi, infatti, «il vero stop non sarebbe quello arrivato dai soci, ma proprio quello giunto direttamente dal governo, poco propenso a mettere a rischio un asset strategico italiano come Generali, primo bersaglio di scalate in caso andasse in porto la scissisone». Il veto, per altro, sarebbe condiviso anche in ambiti finanziari dove in coro i broker evidenziano i rischi dell’operazione, più che i benefici. Se si considera il valore del portafoglio industriale (1,4 miliardi di euro) e il valore di mercato delle partecipazioni strategiche (soprattutto Generali, 2,6 miliardi di euro) le azioni di Piazzetta Cuccia «sono attualmente a forte sconto» sottolinea Banca Akros in una nota. «Anche se il titolo Mediobanca è chiaramente sottovalutato su una base fondamentale, non crediamo che uno spin-off delle partecipazioni azionarie possa consentire nell’immediato un pieno riconoscimento di valore per le attività bancarie, in quanto il business model Cib si basa in parte sull’integrazione delle operazioni di finanziamento e di advisory con le partecipazioni azionarie», si legge nel report, che evidenzia come quella della scissione sia «una vecchia ipotesi». Sulla stessa linea anche Equita secondo cui l’operazione è «poco probabile» anche se aumenta l’appeal speculativo del titolo. Secondo Equita, infatti, «la scissione sicuramente farebbe apprezzare le azioni perchè renderebbe evidente la sottovalutazione (oggi la banca vale quasi zero), aumenterebbe l’appeal speculativo della holding (mkt cap più bassa e fuori dalla sfera di controllo di Bankitalia)». Tuttavia, anche la sim milanese riconosce il rischio legato «alla contendibilità di Generali certamente non gradito al governo, a Bankitalia e ad alcuni azionisti di Mediobanca (Unicredit e Fondazioni). Equita sottolinea inoltre che nel caso l’ipotesi andasse in porto, «il core tier1 scenderebbe da 11% a 8% a meno di mettere debito nella holding in modo da ridurre il patrimonio da scindere (ma così sarebbe più scalabile)». Icbpi a sua volta sottoline che «al netto del valore di mercato delle partecipazioni strategiche, le attuali quotazioni di Borsa valorizzano il core business di Mediobanca (corporate + retail) appena 700 milioni» e resta alto il rischio che Generali venga scalata dall’estero. Insomma, la scissione non sa da fare, ma per ora il mercato ci vuole credere e il titolo da inizio agosto segna un +28,5 per cento.